Vibo. Torrente S. Anna, Barbuto: “Cattiva gestione della manutenzione”

“Dopo che gli organi di vigilanza del territorio hanno accertato la presenza diffusa di una stratificazione di detriti e rifiuti sugli argini del Torrente S. Anna, ci domandiamo come possa essere possibile che un problema così grave sotto il profilo ambientale possa rimanere irrisolto e di difficile soluzione, sussistendo peraltro il pericolo che si possano compromettere ulteriormente le conformazioni ambientali, oramai alterate dalle formazioni di diverse stratificazioni originate anche dall’incuria del tempo”.  Lo scrive in una nota, Sergio Barbuto, esponente del movimento vibonese “Liberamente Progressisti”.

Lo stesso aggiunge: “Il S. Anna, seppur abbia avuto importanti lavori di riprofilatura delle scarpe laterali dell’argine e sia stato ripulito nell’ultimo tratto in cui sfocia a mare, si caratterizza per una cattiva gestione della manutenzione degli stessi più a monte, dove gli argini si trovano continuamente ad essere ostruiti da materiali di varia natura, provocando sbarramenti”.

Secondo Barbuto, “per prevenire il rischio idrogeologico, l’impatto sul territorio andrebbe regolamentato e supportato da interventi precisi e periodici. Questa mancata gestione trova analogo problema, manifestata però in altra forma su un altro torrente, sempre sul territorio delle marinate devastato sotto l’aspetto ambientale, nel tratto del fosso Antonucci, balzato alle cronache, per la presenza di alghe di color verde accesso, che rendono la parte finale stagnante dello stesso, come un manto verde, che di verde ha solo il colore, ma che in realtà cela una possibile fonte di inquinamento, dalle gravi e possibili conseguenze, sia per gli astanti occasionali, sia per gli abitanti delle zone vicine. Ad essere verdi sono le cellule algali, che a seguito del ristagno dell’acqua e delle temperature elevate, sviluppano un fenomeno chimico/fisico denominato eutrofizzazione, che non è altro che diminuzione di ossigeno delle alghe che vanno in decomposizione”.

Da qui le conclusioni: “Questo fenomeno ovviamente provoca delle esalazioni maleodoranti, causando disagi nelle aree circostanti, dove i residenti vedono questo fenomeno manifestarsi, non riuscendo a capire se ci troviamo davanti ad un possibile rischio igienico sanitario, non avendo contezza, anche qui, che tutto il magma verdastro possa essere provocato dalla presenza di fertilizzanti di vario genere, sversati nell’acqua. La balneazione dunque dei tratti interessati dai fossi, risulta decisamente compromessa e condizionata dalle operazioni sia di pulizia, che di ripristino delle condizioni chimiche degli stessi. La stagione estiva è oramai iniziata, questa amministrazione deve risolvere, questa annosa problematica nel brevissimo tempo, senza indugi, e con risposte certe e realizzabili”.