Why Not, la procura di Catanzaro fa dietrofront con Adamo e Morrone

La procura di Catanzaro ha chiesto l’assoluzione per Nicola Adamo, Ennio Morrone e Dionisio Gallo per non aver commesso il fatto dall’unico troncone superstite dell’inchiesta Why Not.

Non capita spesso che il magistrato deputato a pronunciare la requisitoria chieda direttamente l’assoluzione, ma nella nostra Calabria può succedere tranquillamente questo e altro.

Adamo e Morrone erano accusati di associazione per delinquere.  Avrebbero posto in essere una serie di reati contro la pubblica amministrazione al fine di accaparrarsi l’esecuzione di servizi e commesse dalla Regione, assicurando posti di lavoro secondo logiche clientelari che avrebbero fruttato naturalmente anche in termini di consenso politico. Un’ipotesi di reato chiara e abbastanza documentata da una serie di  progetti approvati ma mai realizzati. E da lavoratori assunti che non avrebbero mai prestato alcuna attività. Con tanto di affidamento da parte della Regione Calabria di alcuni servizi a società private che impiegavano lavoratori interinali. Per l’accusa “a nessuno interessava la proficua esecuzione dei servizi. L’unico obiettivo per la parte privata era acquisire commesse e per la parte politica consenso clientelare”.

Ebbene, nonostante l’accusa si presentasse così “battagliera” a questo processo, tra l’altro impostato dopo che la Cassazione aveva annullato un altro proscioglimento, è riuscita nell’impresa di chiedere nuovamente l’assoluzione. Difficile fare altri commenti che non siano quelli legati a una gestione della magistratura sempre più disinvolta da parte del potere politico calabrese.