di Ferdinando Gentile
Domani ricorre il 25 aprile, la liberazione. Inutile commentare le polemiche sterili di pezzi del governo che possono sfogare le loro frustrazioni solo in occasioni del genere, perché sul resto, se parlano, l’Europa li rispedisce nella fogna da dove sono fuoriusciti. Non che sia diverso il discorso delle polemiche a sinistra, dove l’ipocrisia regna sovrana. Poi in Calabria e a Cosenza raggiungiamo l’apice. Si sbandiera il 25 aprile e la liberazione e poi per tutti gli altri giorni dell’anno di costruire percorsi di liberazione non se ne parla proprio. Ormai si sopravvive di commemorazioni, rendendo omaggio a questo e quel personaggio politico o sindacale, salvo poi girarsi dall’altra parte e assecondare le porcherie che avvengono quotidianamente. Antagonisti e rivoluzionari sui social salvo poi organizzare convegni con i peggiori esponenti della classe politica locale e assecondare amministrazioni che ammantano con iniziative di carattere sociale e politico le peggiori scelte per le nostre comunità.
È il trionfo dell’ipocrisia. È il trionfo della compatibilità. Per fortuna c’è ancora chi non si è piegato a questa logica e quotidianamente prova a costruire e immaginare percorsi di liberazione. Il 25 aprile è una data importate per tutti/e, continuerà ad esserlo se sapremo incarnare e attualizzare la voglia di cambiamento che risiedeva negli uomini e nelle donne che hanno combattuto per la libertà, continuerà ad esserlo, soprattutto in Calabria, se sapremo mettere al bando l’ipocrisia.