28 dicembre 1943-28 dicembre 2025. Ricordando i fratelli Cervi: quando Bertinotti smascherò l’ignoranza di Berlusconi

dalla pagina FB di Lorenzo Tosa, giornalista e scrittore

È l’ottobre del 2000, siamo nel salotto di “Porta a Porta”.
Fausto Bertinotti ha appena ricordato in modo commosso la figura di Alcide Cervi, papà dei sette fratelli partigiani barbaramente trucidati dai fascisti il 28 dicembre del 1943 a Reggio Emilia.
Berlusconi allora si affretta goffamente a promettere:
“Sarò felicissimo di conoscere papà Cervi, a cui va tutta la mia ammirazione”.
Bertinotti a quel punto fa quello che avrebbe dovuto fare un giornalista degno di questo nome e che Bruno Vespa ovviamente non ha fatto:
“Onorevole Berlusconi, papà Cervi purtroppo è morto, da molto tempo”.

Neanche sapeva, Berlusconi, che Alcide Cervi, pure lui partigiano, compagno di cella dei figli e monumento dell’antifascismo, fosse morto 30 anni prima, il 27 marzo 1970, a 95 anni, salutato ai funerali da una folla di oltre 200.000 persone, tra cui anche il futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini e Nilde Iotti.
Al funerale dei figli, anni prima, aveva pronunciato queste parole straordinarie:
“Dopo un raccolto ne viene un altro, bisogna andare avanti. I miei figli hanno sempre saputo che c’era da morire per quello che facevano e l’hanno continuato a fare, come anche il sole fa l’arco suo e non si ferma davanti alla notte”.
Oggi, nel giorno del 82esimo anniversario del massacro di questa eroica famiglia antifascista, ecco, in una sola scena, in un solo frammento di memoria, chi sono i “patrioti”, quelli grandi, quelli veri.