Fuori la politica calabrese dalla gestione della sanità. Questa la decisione del governo dopo gli infiniti episodi “ai confini della realtà” come li ha definiti il ministro Grillo in quasi tutti gli ospedali della nostra regione. Malgrado la nostra sanità sia già commissariata da dieci anni, la Regione – prima a guida Loiero, poi a guida Scopelliti e infine a guida Oliverio, ma sostanzialmente è come se fosse stata sempre guidata dalle stesse mani – ha sempre nominato i suoi “colletti bianchi” all’interno delle Aziende sanitarie ed ospedaliere per gestire l’immenso potere che dà la sanità alla politica.
Oggi finalmente si è arrivati al punto dolente: i direttori generali sanitari ed amministrativi di Aziende sanitarie e Aziende ospedaliere devono poter essere strettamente controllati e revocabili, le performance degli operatori del settore monitorate e gli incarichi assegnati a coloro che ottengono i risultati migliori, mentre gli accordi contrattuali con le strutture private accreditate (che solo a Cosenza e provincia sono 150!!!) profondamente rivisti.
Lo sappiamo tutti. La politica calabrese con tutte le sue estensioni mafiose da decenni gestisce la sanità come uno strumento di potere: clientele, affari e malaffare. Nomine apicali a dirigenti e primari, conduzione dei concorsi, gestione degli appalti, controllo delle postazioni, regalie ai privati: tutto è stato gestito in maniera rapace per garantire interessi consolidati, spesso illegittimi. Non a caso la politica calabrese, tutta insieme appassionatamente ed indistinguibilmente, da Forza Italia al Pd, ha prodotto una levata di scudi contro l’ipotesi che venisse esautorata dalla spartizione predatoria della ricca torta, che rappresenta il 70% del bilancio regionale e consegna un potere enorme a chi la gestisce.
Diciamocelo francamente: nel momento in cui il ministro Grillo toglierà dalle mani di Oliverio e Pacenza tutte le nomine, “tagliando” tutte le teste, ci si chiede cosa resta a fare Palla Palla alla guida di un governo che non avrà più niente da “comandare” e da “rubare”. Sostanzialmente, l’era Oliverio finisce qui.
Scendendo nei particolari, nella giornata di ieri nei corridoi dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, l’atmosfera era quella classica da “ultimi giorni di Pompei” o se preferite da “si salvi chi può”. Achille Gentile, direttore generale dal mese di ottobre del 2015 e poi commissario per altri due mesi, nominato in quota “politica mafiosa” e funzionale a tutti i papponi della sanità, da Oliverio a Madame Fifì per finire al Cinghiale ma anche ad Occhiuto (che ha piazzato molti uomini e donne nei generosi ranghi della sanità, per non parlare dei suoi affari in quella privata), ha levato le tende nonostante le ultime, strenue resistenze dei poteri forti, compresi i media asserviti al potere. Raffaele Mauro, alias Faccia di Plastica, lo aveva anticipato, dimettendosi qualche mese prima. La pagliacciata dell’inaugurazione dell’ingresso principale dell’Annunziata davanti a decine e decine di cortigiani non aveva incantato proprio nessuno e rimane l’ultimo atto della gestione della malapolitica.
Achille, a differenza di “faccia i plastica”, non è cattivo. Ma ha sbagliato. Tanto. Unne furbu i nenti. Ha dato il via libera a decine di bandi e concorsi disegnati su misura per gli amici degli amici lasciando tutta la libertà possibile a faccendieri del rango di Mario Veltri (ex democristiano, poi seguace di Franco Bruno e ora al soldo dei papponi della sanità), il direttore sanitario dell’azienda targato Pd. Diciamo che è stato un perfetto “garante” della spartizione della ricca torta tra tutti questi gran papponi ma ormai la festa è finita e alle prossime Regionali senza la “minna” della sanità per i partiti tradizionali sarà dura rastrellare i soliti voti mafiosi e clientelari.
Nel frattempo, tutti i papponi che hanno vinto concorsi farlocchi e truccati temono per le loro sorti, allo stesso modo di chi è stato nominato e presto sarà buttato fuori a calci nel sedere. Parliamo di una schiera infinita di imbucati: dai primari ai direttori, dai caposala ai centralinisti passando per i cosiddetti “amministrativi”, dagli infermieri ai portantini, dagli Oss agli ausiliari… Per non parlare dei veri e propri “uffici di collocamento” cinghialeschi per i precari e delle delibere ad hoc pagate a peso d’oro (un cerchione 320 euro!). E chi più ne ha più ne metta: tutto ritorna in gioco e nessuno può essere sicuro del suo futuro perché – parliamoci chiaro – il nuovo commissario, la bergamasca Giuseppina Panizzoli, non potrà far altro che toccare con mano l’incredibile disastro che i politici hanno fatto in questa struttura così come in tutte le altre. Ovviamente stoppati automaticamente tutte le decine di concorsi truccati che erano stati messi in piedi in tutte le Asp e le Aziende Ospedaliere calabresi: rien ne va plus…
Ma, a conclusione del suo lungo regno, una lancia per Achilluzzu Gentile la spezziamo volentieri. Rafele faccia i plastica, al contrario di lui, è furbo ma non intelligente. Ha mantenuto al loro posto i vari Magnelli, Lauricella, Filippo, tutti condannati parzialmente o indagati per vari reati.
Raffaele fratello mio, in senso massonico, sapeva che doveva ubbidire principalmente a Madame Fifi. E alla fine si è immolato, con la sua testa, per la magara e Palla Palla. Achille invece si era salvato tirando fuori gli attributi e questo gli va onestamente riconosciuto, anche se è una consolazione molto magra.