Montanari che dice cose…
di Daniela de Pietro ed Ercole Scorza
Fa piacere leggere persone che hanno una qualche visibilità nazionale esprimersi sul nostro centro storico, abbiamo, infatti, sempre ritenuto che il non parlarne fosse strada sicura per destinarlo all’oblio.
Ciononostante non si può lasciar passare qualunque affermazione come vera, purché se ne parli, ed è per questo che abbiamo sentito la necessità e l’obbligo, di ristabilire la verità delle cose, con la contezza di chi le ha vissute in prima persona.
Montanari racconta la sua presenza a Cosenza, ospite di una manifestazione, esprimendo affetto verso la nostra vecchia signora adagiata sui colli, e dispiacere per la sua decadenza, ma lo fa non conoscendo i fatti, lo fa attraverso gli occhi di altri, attraverso i racconti di altri, che, però, non corrispondono alla realtà.
Sul crollo di via Bombini nel maggio del 2015, e le conseguenti decisioni di abbattimento, Montanari sostiene si sia consumato tutto nel “nell’Indifferenza pressocchè generale..”,a parte qualche persona o associazione impegnata per il centro storico. Ecco ,caro Montanari ,(permettici di darti del tu, sai, tra noi di sinistra così si fa, o si faceva almeno) non ti hanno ben informato, non ti hanno reso un buon servizio, evidentemente si è ritenuto che chi conosceva bene i fatti, non sarebbe intervenuto, ma sai, quando l’otre è colmo, è colmo.
Nel centro storico dopo i crolli non c’era nessuno.
Non Battista Sangineto. Non “prima che tutto crolli”. Non civicAmica. Non il Comitato Piazza Piccola, non esisteva. Non la senatrice Corrado, non ancora parlamentare, che pure avrebbe potuto dir qualcosa in quanto archeologa, ma niente.
Senza parlare dell’attuale deputata cosentina pentastellata (ai tempi non lo era) che allora come oggi è… non pervenuta.
Non associazioni politiche, che ora sono tutte dedite al centro storico, inviperite con il sindaco, tralasciando di dire che nelle ultime elezioni comunali erano alle sue liste organiche.
No, Montanari. non c’era nessuno, almeno sin quando due persone, che al centro storico c’erano tutti i giorni, non decisero che il crollo e le successive determinazioni dovevano diventare responsabilità di tutti i cosentini, e che in primis, doveva farsene carico chi aveva l’onore di rappresentarli, presso gli organi istituzionali più alti, Parlamento e Senato, perché l’affaire Cosenza, diventasse affaire nazionale.
Nacque così l’appello, trasversale, alla deputazione cosentina, perché tutti si sentissero coinvolti e, nel contempo, perché nessuno si sentisse assolto.
Vedi, Montanari, c’è chi ritiene che dalla politica ci si possa far “usare”, e chi che la politica la si possa “usare” (nell’accezione positiva).
A quell’appello fatto a tutti, ribadiamo, risposero il senatore Morra, dei 5 stelle, e la deputata Bruno Bossio del PD, nessun altro, e dire che tra i deputati cosentini vi erano (e vi sono) il fratello del sindaco e niente poco di meno che il vicesindaco della città, chi mai più di loro avrebbero dovuto rispondere subito sì, ma nulla.
Con il senatore, andammo (lui ed Ercole, in realtà), presso la Soprintendenza dei beni culturali a piazza Valdesi per chiedere quali azioni avessero messo in campo dopo il nefasto evento. Inutile dire che non solo nulla avevano previsto, ma che nonostante si trovassero a 50 metri nessuno e dico nessuno, a distanza di giorni, era andato ancora a verificare lo stato delle cose. Pressati, evidentemente, dalla presenza del senatore un paio di impiegati si avviarono, con i richiedenti, presso il sito del crollo.
Concordammo con il senatore (al quale consegnammo, perché lo divulgasse massicciamente, non solo per prenderne i like, ma in tempi di social tutto a questo si riduce, il video del crollo in diretta) e la Bruno Bossio, due interrogazioni parlamentari, una in Senato e l’altra alla Camera nelle quali si chiedesse un immediato intervento del governo per non perdere quel che restava dell’unica ricchezza di questa città, nel contempo si lavorava perché la Regione recepisse dal Comune la richiesta di stato d’emergenza da inviare, poi, al governo.
Le due interrogazioni furono presentate, quella alla Camera con oltre 40 firmatari, così come fu inviata dalla Regione la richiesta di stato d’emergenza.
Coinvolto il governo, nasceva, a quel punto, la necessità di coinvolgere tutti i rappresentanti politici cittadini ,a tutti i livelli, dai consiglieri comunali a quelli regionali, dal sindaco al presidente di Regione e per questo prese corpo una iniziativa del PD che portasse nel luogo dei crolli, e non solo, tutti, ma proprio tutti. E così fu: c’erano proprio tutti: il presidente Oliverio, il sindaco Occhiuto, consiglieri di maggioranza e di minoranza, assessori comunali e regionali, ovviamente le prime reazioni furono “ecco la passerella” ma chi poteva credere allora, Montanari, che da quella “passerella” venisse fuori il più grande finanziamento che il centro storico avesse mai visto (e che vedrà) e sì, caro Montanari, proprio quei 90 milioni del CIPE, a cui fai riferimento, perché dietro quel finanziamento c’è stato un grande lavorio politico, nel quale, innegabilmente, checché se ne pensi, checché se ne dica, il presidente Oliverio, che presiedeva la cabina di regia, in accordo con il Ministro Franceschini, che sapeva perfettamente tutto ciò che era accaduto a Cosenza da tempo, riuscì a far inserire la nostra tra le città da finanziare.
Quando venne fuori la notizia del CIPE, apriti cielo: “Si si… questa è solo una manovra elettorale, cca sordi unnarrivanu”, la vicesindaco, addirittura, pubblicò la pagina di una delibera di 10 milioni chiedendo dove Oliverio avesse “perso” gli altri 80, peccato che quello era il finanziamento del MIBAC, altra cosa, non certo i fondi del CIPE. Inutile dire che decine di persone, di associazioni e di giornali caddero nel suo “post”, del tutto inappropriato, e dire che un deputato dovrebbe saper distinguere un finanziamento dall’altro, o, se lo sapeva, ha chiaramente voluto rimestare nel torbido divulgando una notizia che non corrispondeva al finanziamento a cui faceva riferimento.
Fatto sta, vero ipsum factum, i soldi ci sono.
Altro che “nell’Indifferenza pressoché generale… ”qui si è lavorato per anni perché il centro storico non venisse abbandonato a se stesso, credendo fermamente che senza il coinvolgimento delle istituzioni nessuna battaglia può essere vinta, figuriamoci la guerra. Abbiamo raccontato con le parole e le immagini, le storture e le meraviglie del nostro centro storico, abbiamo urlato la nostra indignazione per l’idea del museo del nulla, per l’idea di voler identificare la città di Telesio con quell’Alarico che ha avuto la casuale sfortuna di morire proprio qui (mo dico, un putia mora a Catanzaro?!).
Gentile Montanari, dare dignità alle persone attraverso le più elementari regole di civile convivenza, riconoscere i luoghi come contenitori sociali, culturali, e non come ricettacolo di immondizie varie, abbracciare le ragioni di chi non ha voce, delle persone e delle mura, questo in tanti anni abbiamo fatto, con amore incondizionato.
Era francamente inaccettabile che qualcuno di passaggio raccontasse una storia che non conosce, e se permetti, si ergesse a giudice dei cosentini tutti, facendo passare il tessuto sociale cosentino come “indifferente”.
E’ vero, questa è una città strana, strana assai, ma porta in sé i germi della rivolta, l’orgoglio di un popolo resistente, mai infeudato.
L”‘indifferenza”, nel bene e nel male, non fa per noi.