L’idea di un uomo forte al potere ha sempre affascinato gli italiani. Siamo noi stessi a pensare di noi che per essere governati c’è bisogno di qualcuno che sappia usare il manganello. Perché siamo convinti che solo con il randello si possa educare l’italiano, abituato com’è, storicamente, non solo a lanciare il sasso e a nascondere la mano, ma soprattutto a non assumersi mai responsabilità anche quando è stato partecipe in prima persona di tutte le nefandezze che la storia recente ci attribuisce.
Noi italiani siamo così: sull’onda emotiva del momento ci schieriamo, a prescindere dai principi e dai valori a cui siamo legati, sempre con chi ci “fornisce”, specie in momenti di depressione economica, un nemico su cui sfogare tutte le nostre frustrazioni, e a cui attribuire tutti i nostri guai, ovviamente meglio se povero, brutto e sporco, per poi, quando l’onda emotiva scompare, rinnegare totalmente ogni nostra azione e gesto. In poche parole: siamo dei poveri codardi capaci solo di fare i forti con i deboli, ma solo quando ci sentiamo protetti dall’uomo forte al comando.
Ed è proprio in questo concetto che sta racchiuso il “successo” odierno di Salvini: saper cavalcare l’ignominia italiana. Salvini sa come far presa sull’immaginario collettivo, perché egli stesso ha fatto, e fa parte, del popolo pecorone incapace, nell’orgia temporanea del potere, di distinguere il bene dal male, e su questo spinge: la maggioranza, il popolo bue, è sempre la parte buona anche quando il buon senso, l’umanità, e magari i numeri reali del paese, dicono il contrario. L’importante è far credere sempre agli sprovveduti esaltati del momento di aver sempre ragione, di essere dalla parte del giusto. Salvini conosce bene questi meccanismi, perché da buon codardo qual è ha sempre praticato la vigliaccheria e l’infamia come strumento di lotta politica, alleandosi sempre con i poteri forti (che poi sarebbero i veri cattivi) di questo paese, interessati più che alle guerre tra poveri, alla salvaguardia dei loro interessi. E solo un uomo forte al potere, anche se solo in apparenza, può garantire questo.
E Salvini è un uomo/pezza che si adatta a tutte le situazioni. Infatti è capace di dire tutto e il contrario di tutto, a seconda della necessità degli amici degli amici del momento, nell’arco di una mezza giornata. L’uomo che finge di essere forte al posto giusto messo lì da chi forte lo è veramente. Il trucco è sempre lo stesso: distogliere l’attenzione della pubblica opinione, impegnandola in guerre tra poveri, per meglio intrallazzare ad alti livelli senza essere disturbati. Perché Salvini non è solo quello che dice sui migranti, l’uomo forte che vuol far rispettare la Legge solo ai suoi nemici, Salvini è anche il garante dei privilegi della casta italica che non ci sta a rubare allo stato per dare ai poveri. E non ci sta a dividere la loro enorme ricchezza con i legittimi proprietari: gli italiani. E Salvini, se vuole restare al potere, questo deve fare: picchiare i poveri e lisciare i ricchi.
Tutto questo agli italiani, per il momento, sta bene, così possono sfogare sui morti di fame come loro, tutte le frustrazioni accumulate in questi anni di pecoraggine, possono mortificare qualcuno come e quando vogliono, per sentirsi migliori, e già questo è sufficiente per gridare al Capitano! Ma la storia insegna: quando questo non basterà più, e l’odio riversato su gli altri non appagherà più gli animi malconci degli italiani, il castello di sabbia crollerà, e tutti saranno pronti, in men che non si dica, a rinnegare prima ancora che Salvini se stessi. E’ così che finirà, e su questo non ci sono dubbi. Salvini è l’ennesimo pallone gonfiato destinato a sgonfiarsi prima ancora di quando si creda.