La morte dopo il parto della 36enne Santina Adamo all’ospedale di Cetraro, avvenuta il 17 luglio del 2019, aveva tenuto inevitabilmente banco per molto tempo all’epoca dei fatti e si prestava a diverse interpretazioni, specie se associata alle tristi notizie da “ospedali da incubo” che hanno causato il varo del celeberrimo “Decreto Calabria” da parte del governo e le sue successive e tragicomiche proroghe, tuttora in corso.
Oggi quelle vicende ritornano di attualità perché si è concluso il processo di primo grado con la condanna dei ginecologi Concetta Perri e Angelo Cannizzaro, nonché dell’anestesista Alessandra Chidichimo. Sono stati condannati tutti e tre ad anno con pena sospesa e non menzione.
CETRARO, CONDANNATI DUE GINECOLOGI E L’ANESTESISTA (https://www.iacchite.blog/cetraro-la-morte-di-santina-adamo-dopo-il-parto-condannati-due-ginecologi-e-lanestesista/)
Le prime notizie che erano filtrate dall’ospedale di Cetraro dopo la tragica morte di Santina riferivano dei problemi derivanti dall’impossibilità di operare in regime di emergenza-urgenza, visto che il Polo chirurgico era stato concentrato nell’ospedale di Paola insieme al Centro trasfusionale. Ma non c’è dubbio che allora si stessero vagliando – così com’è accaduto fino alla conclusione del processo di primo grado – anche le responsabilità del personale medico e sanitario che è intervenuto sulla paziente deceduta.
Il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Giovanni Iannelli di Cetraro erogava prestazioni in regime di ricovero, di day surgery ed ambulatoriale ma non aveva un primario ormai da più di due anni. In un primo tempo era stato nominato come facente funzioni Domenico Introini e poi, circa un anno e mezzo prima del 2019, era toccato – sempre ad interim – a Mario Greco, che svolgeva già le funzioni di primario di Ginecologia all’ospedale di Castrovillari e non poteva certo avere il dono dell’ubiquità.
Dietro la mancanza del primario c’erano le solite agghiaccianti logiche politiche e di potere, Due anni e mezzo prima del 2019 era stato espletato il concorso di primario ma l’allora direttore generale dell’Asp di Cosenza Raffaele Mauro, alias Faccia di Plastica, non intese affidare l’incarico a Raffaele Misasi, risultato primo ed evidentemente non gradito ai protettori politici del famigerato digì depresso cronico. Tanto che non ha mai preso servizio a Cetraro. E oltre al danno è subentrata anche la beffa, perché allo scadere dei due anni, il concorso non è più considerato valido e quindi dovrà essere ripetuto.
Tornando alla tragedia del 17 luglio 2019, il dirigente medico che ha operato sulla sfortunata Santina è stata la dottoressa Concetta Perri – che figura tra i condannati -, oggi 51enne, assunta a tempo indeterminato nel Reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Cetraro un paio d’anni prima della tragedia, nella stessa divisione nella quale lavorava il marito, Lello Soranna, in servizio da una decina di anni.
Sarebbe stata lei di turno quella notte, sarebbe stata lei a farla partorire e sarebbe toccato a lei verificare come procedeva il decorso post partum. Per quanto se ne sa, il parto sarebbe avvenuto dopo l’una di notte mentre l’allarme dell’emorragia è scattato intorno alle due, quando la perdita di sangue di Santina era già vistosa. In preda al panico e con la situazione già decisamente compromessa, la dottoressa Perri, secondo quanto siamo riusciti ad apprendere, intorno alle tre, avrebbe chiamato il dottore Angelo Cannizzaro – anche lui condannato -, oggi 69enne, nativo di Napoli ma ormai residente da molti anni a Belvedere e in passato dirigente medico anche all’ospedale di Paola. Ormai da oltre 15 anni lavorava all’ospedale Giannelli di Cetraro e aveva, dunque, grande esperienza ma neanche lui è riuscito a fare qualcosa per salvare Santina.
Quello che si stava cercando di appurare in quelle convulse e frenetiche ore era il rispetto dei protocolli delle emorragie post-partum, che sono codificati e quindi riscontrabili dalle cartelle cliniche delle pazienti. In quelle ore si stava verificando accuratamente la cartella clinica di Santina Adamo e quindi anche il rispetto di questi parametri che possono decidere la sorte di una persona. Non è nostra intenzione criminalizzare nessuno, specie adesso che è arrivata la sentenza di primo grado, ma è del tutto evidente che qualcuno ha avuto responsabilità per la morte della donna. Ed è giusto che la gente sappia – anche perché ce lo chiede con insistenza – chi erano i medici presenti all’ospedale di Cetraro in quella notte maledetta.