CROTONE – Il Comune ha intimato ai titolari del cantiere la demolizione del Marine Park Village, il complesso turistico in via di costruzione a punta Scifo al quale era stato successivamente revocato il permesso di costruire a seguito di una indagine della magistratura che ha portato al rinvio a giudizio di sei persone accusate a vario titolo di abuso d’ufficio, distruzione di bellezze naturali, violazione dei vincoli paesaggistici e urbanistici, falso e lottizzazione abusiva.
Il Comune ha intimato al signor Salvatore Scalise di demolire tutte le opere già realizzate. Nello specificio: 79 piastre in cemento per la posa dei bungalow, di cui parte risultavano ubicate al di fuori della recinzione di cantiere; il bungalow in legno utilizzato temporaneamente a deposito materiali; la piscina costituita da una vasca in cemento armato; lo scavo con battuto di cemento, nelle immediate vicinanze della piscina, riguardante i servizi tecnologici a sercvizio di quest’ultima; il manufatto destinato a ristorante–pizzeria costituito da una piastra di fondazione con pilastratura in legno e copertura in legno; una struttura in legno ondulato sul lato mare. Alla demolizione dovrà seguire il ripristino ex ante dei luoghi.
L’ordinanza, a firma del dirigente dell’Urbanistica, Giuseppe Germinara, richiama la revoca del permesso di costruire e le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato che hanno rigettato i ricorsi del proprietario avverso la decisione del Comune di fare marcia indietro rispetto alla concessione del titolo edilizio; marcia indietro seguita all’inchiesta della Procura della Repubblica che ha portato prima al sequestro del costruendo complesso turistico e successivamente alla richiesta di rinvio a giudizio, sulla quale un mese fa si è pronunciata il giudice dell’udienza preliminare, Romina Rizzo, che ha fissato al 3 ottobre prossimo la prima udienza del processo. Oltre ai fratelli Salvatore ed Armando Scalise, sul banco degli imputati ci saranno l’ex dirigente del Comune di Crotone Elisabetta Dominijanni e il dirigente Gaetano Stabile, il soprintendente archeologico Mario Pagano, il direttore dei lavori Gioacchino Buonaccorsi.
In caso di mancata demolizione, l’area di sedime e le pertinenze saranno acquisite di diritto gratuitamente al patrimonio del Comune. Trascorsi i novanta giorni, l’accertamento dell’inottemperanza all’ingiunzione, acquisirà valore di notifica all’interessato e titolo per l’immissione in possesso e per la trascrizione nei registri immobiliari.