Il quinto giorno di trattative tra Pd e Movimento 5 stelle, sotto gli occhi attenti del Quirinale, finisce con un vertice fiume che sembrava destinato a segnare la svolta in vista della nascita del Conte 2 e invece si è rivelato ancora interlocutorio. Anzi, per dirla come i dem “in salita”. Mentre i Cinque Stelle avvertono che “la pazienza ha un limite”. Il premier uscente, appena rientrato dal G7, si è riunito dalle 21 fino a pochi minuti prima dell’1 con Luigi Di Maio, il segretario dem Nicola Zingaretti e il suo vice Andrea Orlando a Palazzo Chigi. Il faccia a faccia, arrivato dopo un primo incontro nel pomeriggio tra i due leader, sarebbe dovuto servire per limare l’intesa e capire come bilanciare le richieste di entrambi. Invece le distanze restano marcate e il dialogo riprenderà alle 11 di martedì.
Manovra, Conte, Rousseau: le divergenze – In cambio del possibile ok a Conte nuovamente premier il Partito Democratico ha chiesto una “forte discontinuità” su squadra e contenuti. E proprio su questi ultimi, dopo quasi 4 ore di faccia a faccia, fonti Pd hanno spiegato che “c’è ancora molto da fare“. La strada viene definita “in salita” e si specifica che la diversità di vedute è principalmente sulla manovra finanziaria, giustizia e decreti Sicurezza. Diversa la ricostruzione dei Cinque Stelle che chiedono ai dem “chiarezza” su Conte, specificano che Zingaretti e i suoi “hanno parlato solo di ministeri” e avvisano: “È un momento delicato e chiediamo responsabilità ma la pazienza ha un limite. L’Italia non può aspettare, servono certezze”. Parole alle quali i dem hanno risposto specificando che “prima per il Pd vanno risolti i nodi sul programma” e hanno smentito “che si sia parlato di nomi e ministeri”. Il Pd, tra l’altro, si è presentato al tavolo con la richiesta ai Cinque stelle di non sottoporre la nascita del governo a un referendum su Rousseau, ma solo al voto dei gruppi parlamentari, per riportare al centro la democrazia parlamentare.
Fonte: Il Fatto Quotidiano