Cirillo ha proprio ragione e non dev’essere un caso se quest’anno in una di quelle feste paesane appena citate, il Kaulonia Tarantella Festival, ha fatto tappa un grande della musica italiana, Vinicio Capossela, che il 17 agosto ha dato vita ad un concerto-spettacolo che – dopo il Jova Beach Party – è stato certamente il più grande evento dell’estate calabrese, per giunta gratuito e aperto a tutti e senza rompimenti di coglioni di manager più o meno caciaroni e imbroglioni.
Alla fine, Capossela era estasiato, tanto da scrivere testualmente: “Kaulonia Tarantella Festival, un Minotauro emerso dai mari di Magna Grecia, richiamato dai tamburelli e dalla battente di Francesco Loccisano. Grazie a tutti gli amici delle Calabrie. Serata indimenticabile, sotto l’egida del Cristo Filantropico“.
VINICIO CAPOSSELA
Ballate per Uomini e Bestie: Atto UnicoIl concerto è stato l’occasione per presentare le canzoni del nuovo disco “Ballate per uomini e bestie”. Un’opera di grande forza espressiva che guarda alle pestilenze del nostro presente travolto dalla corruzione del linguaggio, dal neoliberismo, dalla violenza e dal saccheggio della natura.
In un’epoca in cui il mondo occidentale sembra affrontare un nuovo Medioevo inteso come sfiducia nella cultura e nel sapere e smarrimento del senso del sacro, Capossela sceglie di pubblicare un canzoniere che, evocando un Medioevo fantastico fatto di bestie estinte, creature magiche, cavalieri erranti, fate e santi, mette in mostra le similitudini e il senso di attualità che lo legano profondamente alle cronache dell’oggi. Il racconto e il canto divengono strumento per tentare un riavvicinamento al sacro e alle bestie, indispensabile punto di accesso al mistero della natura, anche umana.
La forma scelta da Capossela per questa sua nuova impresa artistica è quella della ballata, come occasione di pratica metrica e di svincolamento dalla sintesi. La ballata prende il caos delle parole in libertà, l’esperienza liquida del divenire, le riduce a storia e le compone nel fluire di strofe. Tra i quattordici brani che compongono l’album non mancano poi canzoni ispirate alla grande letteratura, da testi medievali alle opere di poeti amati come Oscar Wilde e John Keats.
In scaletta, oltre ai brani del nuovo album, anche alcuni classici del repertorio di Capossela legati a doppio filo al tema del concerto.
«Erano diversi anni che ricevo l’invito a partecipare a questo festival così dionisiaco – ha affermato Capossela –. Avrei voluto esserci già dai tempi di “Canzoni della cupa”, che è un lavoro sulla radice. Dylan negli anni 60 diceva “non c’è niente di rassicurante nella musica folk”. Essa viene dalle leggende e dalle pestilenze, come rose che crescono nelle orbite dei teschi. Nella musica folk c’è anche una potenza primigenia, vulcanica. C’è l’amore, l’ingiuria, il sonetto. Rappresenta un poema della storia dell’umanità scritta da ognuno».Ecco, chi ha visto il concerto di Capossela a Caulonia si è potuto inebriare, come lui stesso, di tutte queste cose. Vinicio tornerà in Calabria a dicembre ma in un teatro, a pagamento e con un manager rompicoglioni che dovrà “fatturare” sulla sua arte. Per fortuna, noi siamo stati a Caulonia ed era tutto gratis e anche irripetibile. Ciao papponi…