Why Not, anche se voi vi credete assolti siete comunque coinvolti

Luigi De Magistris

Poiché c’è qualcuno che vuole cambiare la storia e adesso ci vuol far credere che l’inchiesta Why Not è stata una bufala solo perché il sistema politico-giudiziario si è autoassolto, bisogna far parlare i fatti e dire la verità.

Luigi De Magistris ha scoperto quello che noi calabresi sapevamo già perché lo subiamo ogni giorno sulla nostra pelle. In Calabria ha operato e opera ancora un comitato d’affari politico-affaristico che gestisce gli appalti e pilota i finanziamenti dello stato e dell’Unione europea. Nella depurazione delle acque, negli aiuti alle aziende, nell’informatica, nella sanità…

Che De Magistris fosse sulla strada giusta lo ha capito subito, fin da quando ha trovato nelle sue indagini… il suo superiore. Che naturalmente gli toglie l’indagine.

Gli ingredienti (i soliti) sono i soldi, la politica, il potere. Ma declinati in modo inedito: borsoni di denaro nascosto sotto le camicie, una banca compiacente di Milano, importanti politici di Roma, grossi finanziamenti da Bruxelles, appalti truccati, una girandola di società, ripetute fughe di notizie, magistrati infedeli, un alto ufficiale della Guardia di finanza, odore di servizi segreti, grembiulini massonici e tante, tante telefonate (intercettate).

Giancarlo Pittelli
Giancarlo Pittelli

Le sue inchieste sono arrivate a lambire un importante politico di Forza Italia, l’avvocato Giancarlo Pittelli, amico del capo di De Magistris, il procuratore Mariano Lombardi. Ma hanno coinvolto anche il figlio della compagna del procuratore Lombardi. Anzi: lo stesso procuratore è stato a lungo sospettato di essere lui, proprio lui, quello che ha spifferato agli amici che erano sotto indagine.

Vi rendete conto? Questa è la verità, eppure oggi dobbiamo anche leggere editoriali di servi sciocchi che provano a ribaltare tutto e a dimostrarci che De Magistris era il male e loro, i politici corrotti, il Bene. Siamo alla follia.

I giornali ironizzarono su finanziamenti finiti “in un clic”.

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Clic era un consorzio bipartisan di aziende informatiche: presidente, Madame Fifì, la moglie di Nicola Adamo, ma nell’azionariato c’erano aziende della Compagnia delle Opere e due società della famiglia Abramo (Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro, era il candidato che il centrodestra aveva contrapposto ad Agazio Loiero).

Madame Fifì ha fama di essere un’esperta d’informatica; certo è la protagonista del Piano Telematico Calabria, un grande progetto per l’informatizzazione della Calabria in cui sono stati spesi fiumi di denaro pubblico. A giudicare dai robusti investimenti, la Calabria oggi dovrebbe essere l’area più informatizzata d’Europa.

Invece, scrive De Magistris, il denaro pubblico è andato ad alimentare “un sistema di collusione criminale con distribuzione di ruoli tra imprenditori, professionisti e pubblici amministratori il cui fine, attraverso la costituzione di società o la partecipazione in società già costituite, era quello di percepire in modo illecito finanziamenti pubblici (nazionali, europei e regionali) per importi di diversi milioni di euro”. Il sistema è bipartisan. La sinistra si è sostituita alla destra, ma grandi differenze ancora non si sono viste.

Ora, Madame Fifì, direte giustamente voi, non è stata arrestata. De Magistris non ha trovato le prove di ciò che dice? Le aveva trovate e canalizzate seguendo il flusso dei soldi ma, arrivato a questo bivio dell’inchiesta, considerato che aveva contro il suo stesso capo, ha provato ad alzare il tiro. E così facendo non è riuscito a far saltare il banco e ha compromesso anche quello che poteva provare. Ci sta, fa parte del gioco. Ma da qui a dire che la sua inchiesta era una bufala, significa non vedere la realtà che ci sta davanti.

I soldi dell’informatica non sono finiti tutti nelle tasche di Madame Fifì ma hanno alimentato un sistema clientelare immenso, scialacquando risorse importantissime: 409 miliardi delle vecchie lire per un Piano telematico che non ha lasciato traccia. Vogliamo negare l’evidenza? E di chi sono le responsabilità politiche? Non sono penali? Va bene, però esistono. E sono grandi come macigni.

Fortugno
Fortugno

Vogliamo parlare di sanità? I soldi da dirottare verso imprenditori amici e uomini di partito diventano un fiume. Che bagna il centrodestra come il centrosinistra. In questo settore le indagini di De Magistris finiscono per incrociare le denunce di Francesco Fortugno, il politico della Margherita ucciso il 16 ottobre 2005 a Locri, davanti al seggio in cui si tenevano le primarie del centrosinistra. “Le mie interrogazioni urgenti”, scriveva Fortugno, “hanno come unico obiettivo quello di far rientrare l’Asl 9 di Locri nell’alveo della legalità”.

In quella azienda sanitaria esisteva un vero sistema di sprechi e favori: “Sono state buttate un mare di risorse per attribuire a persone scelte in modo scriteriato consulenze e contratti d’ogni tipo, quando il lavoro più appropriatamente avrebbe potuto essere svolto con maggiore profitto dai numerosi dipendenti ugualmente retribuiti dall’Asl”. De Magistris era convinto di trovare nelle segnalazioni di Fortugno anche i motivi della sua morte.

Tangenti, favori, appalti, forniture. Ma anche quote e partecipazioni societarie. Il “sistema Calabria” è un intreccio complesso. C’è la ’ndrangheta, la più potente, ricca e violenta delle mafie italiane. E poi c’è un sistema pervasivo di potere fatto da un coacervo di nomi, organigrammi, società, consorzi, investimenti, appalti, professionisti, delibere. C’è un piccolo documento che lo spiega, lo sintetizza, lo rende comprensibile più di mille discorsi: è il libro soci della Tesi spa, azienda costituita per informatizzare la pubblica amministrazione.

E ritorniamo al “clic”. Il processo per il fallimento di Tesi, sia pure molto vicino a Why Not, è stato stralciato ed è l’ultimissimo avamposto dell’inchiesta. Ma gli imputati sono le teste di legno, quelli che ci hanno solo messo la firma. E saranno assolti anche loro.

Ma anche se voi vi credete assolti (non parliamo ovviamente degli imputati di Tesi ma di tutto il “sistema Calabria”) siete comunque coinvolti, come cantava De André in “Canzone del Maggio”.