Il Tar del Lazio aveva confermato a febbraio 2022 lo scioglimento degli organi elettivi del Comune di Pizzo Calabro, sciolti per infiltrazioni mafiose con decreto del Presidente della Repubblica del 28 febbraio 2020 (oggi Pizzo ha un “nuovo” – s fa per dire – sindaco nella persona di tale Pititto). Il provvedimento era seguito al coinvolgimento dell’allora sindaco Gianluca Callipo nell’operazione antimafia Rinascita Scott del dicembre 2019 unitamente ad alcuni dipendenti dell’ente. L’occasione è opportuna per ricordare i fatti. Anche perché nel frattempo il processo è andato avanti e per Callipo la richiesta di condanna è pesantissima: 18 anni di reclusione.
“Ha concretamente contribuito, pur senza farne formalmente parte, al rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta“: l’accusa è del giudice per le indagini preliminari dell’inchiesta “Rinascita Scott” Barbara Saccà ed è rivolta a Gianluca Callipo, all’epoca sindaco di Pizzo Calabro e presidente della sezione calabrese dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci). Per il gip, il politico ha favorito la cosca “operante sul territorio della provincia di Vibo Valentia e su altre zone del territorio calabrese, nazionale ed estero, ed in particolare della locale di San Gregorio (cosca Razionale-Gasparro) e della ‘ndrina di Pizzo”. Il sindaco, inoltre, sempre secondo il gip “come concorrente ‘esterno‘, nella qualità di imprenditore del settore alberghiero e di sindaco del comune di Pizzo, forniva uno stabile contributo alla vita dell’associazione mafiosa“.
“Favori in cambio di sostegno elettorale” – Poi l’accusa più grave: Gianluca Callipo “in diretto contatto con i vertici dell’organizzazione criminale operante in Pizzo (in particolare, famiglia Mazzotta) e San Gregorio d’Ippona (famiglia Razionale – Gasparro), si poneva quale riferimento per il sodalizio nella risoluzione di problematiche inerenti alla propria funzione di Sindaco, promuovendo in tale veste gli interessi dell’organizzazione e favorendo, anche nell’adozione o meno di specifici provvedimenti, personaggi intranei o vicini al sodalizio, comunque garantendo, in caso di necessità, il suo appoggio all’organizzazione, omettendo i dovuti controlli sulle attività di interesse del sodalizio“. Parole durissime quelle del giudice per le indagini preliminari, secondo cui la moneta di scambio era “anche – si legge nell’ordinanza – il sostegno elettorale offertogli in occasione delle elezioni comunali dell’11.06.2017, dal sodalizio criminale napitino da lui capeggiato consentendo la prosecuzione dell’attività imprenditoriale denominata ‘Mocambo‘”.
Gianluca Callipo è rimasto agli arresti fino a luglio dello scorso anno per queste vicende, poi è stato scarcerato dalla Cassazione ma la sua posizione giudiziaria qualche mese prima si era ulteriormente aggravata perché gli era stato notificato anche un avviso di chiusura indagini della procura di Vibo Valentia per corruzione e concussione nell’ambito dell’inchiesta “Spiaggia libera”.
L’inchiesta scaturisce da una circostanziata denuncia presentata da un imprenditore di Pizzo, stanco dei continui soprusi dell’ex sindaco nel corso degli anni, il quale, attraverso pressioni psicologiche e altre azioni indebite (tra cui l’invio di una pattuglia di polizia locale), abusando della sua qualifica e dei suoi poteri, intendeva impedirgli il legittimo sfruttamento di una concessione demaniale relativa ad un’area di spiaggia situata in località Savelli.
L’obiettivo finale che il pubblico ufficiale intendeva perseguire era quello di costringere l’imprenditore napitino a dare o promettere tale sfruttamento in favore dell’imprenditore vibonese, in ottimi rapporti con il primo, titolare di un lussuoso Resort, in fase di costruzione, antistante l’area di spiaggia e quindi di assoluto interesse per la struttura ricettiva per consentire l’accesso al mare ai futuri clienti. Tale condotta dell’ex sindaco di Pizzo non è stata portata a termine grazie alla strenua resistenza del denunciante, che in ogni modo legittimo si è sempre opposto alle pressioni del pubblico ufficiale e dei suoi più stretti collaboratori, preferendo denunciare i fatti.
Callipo story: da Renzi a Occhiuto pensando al ritorno all’ovile – Ma chi è Gianluca Callipo? Classe ’82, originario di Pizzo Calabro, l’amministratore calabrese eletto col Pd è stato uno degli alfieri di Matteo Renzi al Sud Italia ai tempi della Rottamazione. Ex membro dell’assemblea nazionale dem, nel 2014 Callipo venne scelto direttamente dall’ex segretario come candidato della sua corrente alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato a presidente della Regione Calabria, poi vinte da Mario Oliverio. Dopo 4 anni, a novembre 2018 Callipo decide di cambiare aria e annuncia pubblicamente il suo sostegno al sindaco di Cosenza Mario Occhiuto (Forza Italia) nella corsa alle elezioni regionali del 2020. Ciò non significa che la vicinanza a Renzi sia del tutto tramontata. È lo stesso Callipo a spiegarlo a fine settembre 2019: “Valuto positivamente la scelta di Renzi di lasciare il Pd e reputo interessante la nascita di Italia Viva” aveva detto il sindaco di Pizzo a un quotidiano locale, non chiudendo a un suo eventuale ritorno nel partito di un leader che negli anni ha sempre lodato. Anche quando parlava di lotta alla mafia. Era sempre il 2014, anno delle primarie in cui lui era il candidato renziano: l’allora premier era in visita istituzionale a Scalea, nel Cosentino, per prendere parte a una manifestazione contro la criminalità organizzata. Callipo dichiarava: “La visita del presidente è un segnale di notevole attenzione verso la Calabria, perché consente di accendere i riflettori dei grandi media sull’impegno civile di chi combatte la ‘ndrangheta”. Alla luce di quanto accaduto, non c’è dubbio che Renzi e Callipo hanno qualcosa in comune: predicano bene ma razzolano molto male. In attesa dei processi, per Callipo, e dello sdoganamento delle decine di inchieste in corso per l’Innominabile di Rignano. C’è poco da fare: Dio prima li fa e poi li accoppia.