‘Ndrangheta, massoneria e centrodestra: quando la Meloni “accoglieva” Pittelli in Fratelli d’Italia!

di Luigi Mastrodonato

Fonte: Wired

Un valore aggiunto per la Calabria e tutta l’Italia”. Così Giorgia Meloni nel 2017 aveva annunciato il passaggio da Forza Italia a Fratelli d’Italia dell’ex parlamentare Giancarlo Pittelli. E invece, leggendo le cronache di queste ore, sembra si trattasse più che altro di un valore aggiunto per la massoneria deviata e la criminalità organizzata.

La procura antimafia di Catanzaro ha condotto un’indagine che ha portato a un’ordinanza di custodia cautelare per 334 persone, accusate di essere legate al clan della ‘ndrangheta Mancuso. Le accuse sono diverse e variano dall’associazione mafiosa, all’usura, all’omicidio, fino al riciclaggio e alla fittizia intestazione di beni.

Tra gli arrestati c’è anche Giancarlo Pittelli, ex deputato in ben due legislature: dal 2001 al 2006 prima e poi nuovamente dal 2008 al 2013, nelle file di Forza Italia e del Popolo delle Libertà. Tra il 2006 e il 2008 ha invece ricoperto la posizione di senatore. Poi il passaggio recente a Fratelli d’Italia, con l’entusiasmo del coordinatore regionale del partito, Ernesto Rapani: “L’ingresso in Fdi di Giancarlo Pittelli è di quelli certamente importanti. A lui, dunque, un caloroso benvenuto. Sono certo che contribuirà alla crescita del partito nella nostra regione”, aveva detto.

L’arresto di Pittelli si inserisce perfettamente nelle dinamiche della vecchia politica, quella dove corruzione e connivenza con la criminalità organizzata costituiscono la regola più che l’eccezione. Esattamente quel modello negativo che figure come Giorgia Meloni annunciano di voler rottamare, proponendosi come un nuovo che avanza che in realtà non è altro che un vecchio camuffato da novità. Ma l’arresto di Pittelli porta anche a una riflessione sul partito che negli ultimi decenni egli ha rappresentato nelle istituzioni nelle vesti di parlamentare, Forza Italia. Un partito in cui gli scandali di questo tipo si ripetono in continuazione, divenuto un vero e proprio esempio di malapolitica. “Poteva mancare qualcuno di Forza Italia?”, si è chiesto ironicamente qualcuno sui social dopo la notizia della maxi-operazione.

E in effetti è da troppo tempo una certezza il fatto che quando scoppia uno scandalo di questo tipo, tracce del partito di Silvio Berlusconi si trovano sempre. Non stupisce che proprio Forza Italia sia sempre stata in prima linea in questi anni quando c’era da affrontare la questione dell’immunità parlamentare e del taglio dei parlamentari. Alzando le barricate affinché non si intervenisse su questi aspetti. Un meccanismo di autodifesa, probabilmente. Sembra che Forza Italia abbia fatto il suo tempo. In passato aveva i numeri dalla sua, ora nemmeno quelli, riducendosi a un partito da pochi punti percentuali che ormai balza agli onori delle cronaca solo per le battute sessiste del suo leader Berlusconi. O, appunto, per il nuovo scandalo di turno.

È allora arrivato il tempo delle rottamazione definitiva per uno dei principali residui della vecchia politica. Certamente l’alternativa nuova e fresca non è data dal restante panorama di destra. La Lega, che in tema di scandali forse riesce a far peggio di Forza Italia, con cui peraltro ha condiviso diverse esperienze di governo. O Fratelli d’Italia, che sembra difficile possa ripulire la destra dalla corruzione e dagli scandali se i protagonisti di questi ultimi confluiscono nelle sue fila, come è il caso di Pittelli.