di Davide Milosa | il Fatto Quotidiano 5 Maggio 2020
Cinque mesi dopo i primi casi Covid in Cina, il mondo intravede l’arma giusta per colpire SarsCov2. Si tratta di un anticorpo particolare che ha due caratteristiche ancora non individuate nei vari IgG e IgM, gli anticorpi prodotti naturalmente dai pazienti affetti o guariti dal Covid. È “monoclonale” e dunque può essere replicato all’infinito. Ed è “neutralizzante”, ovvero ha la capacità di colpire il virus bloccando lo sviluppo dell’infezione. La novità rimbalza dall’Olanda ed era stata anticipata dal Fatto già il 15 marzo. Ieri lo studio che porta la firma dell’Università di Utrecth, Erasmus Medical Center e Harbour BioMed, è stato pubblicato su Nature Comunications. Il 15 marzo il report era stato messo in pre-print sulla piattaforma Biorxiv.
Una buona notiziache già a marzo ci era stata confermata dalla professoressa Maria Rita Gismondo dell’ospedale Sacco di Milano. “Questa – ha spiegato ieri Gismondo – è la strada più veloce per colpire Covid-19, sicuramente più rapida del vaccino. E visto che l’anticorpo ha già tutte le caratteristiche, immagino che a breve potrà iniziare la sperimentazione sull’uomo”.
Il futuro “salvatore” ha un nome alfanumerico. Si chiama 47D11. E ha una missione: colpire le parti del virus che fungono da chiave d’accesso nella cellula umana. Questo anticorpo blocca SarsCov2 all’origine dell’infezione, aggredendo le proteine che stanno sulla parte esterna del patogeno e che sono chiamate spikes. Le proteine S-spikes sono divise in due classi: la S1 che spinge il virus a entrare nelle nostre cellule attraverso l’enzima Ace2 e poi c’è la S2 che aiuta SarsCov2 a fondersi con la membrana cellulare. Ora 47D11 attacca proprio questo sistema, debellando il virus. In particolare, spiega lo studio pubblicato su Nature, l’anticorpo se la prende con la proteina S1, o meglio con quella parte della proteina virale riconoscibile dal sistema immunitario.
Si legge nello studio: “Questo è il primo rapporto di un anticorpo monoclonale (umano) che neutralizza la SarsCov2. 47D11 sarà utile per lo sviluppo di test di rilevazione dell’antigene e test sierologici mirati. Gli anticorpi neutralizzanti possono alterare il decorso dell’infezione nell’ospite infetto a supporto della eliminazione del virus, o proteggere un ospite non infetto esposto al virus”. Conclusione: “Questo anticorpo offre il potenziale per prevenire e curare Covid-19, e forse anche altre future malattie emergenti nell’uomo, causate dalla famiglia dei Coronavirus”.
La prevenzione al Covid non avviene come per il vaccino e cioè inserendo parte del virus nell’organismo per stimolare gli anticorpi. In questo caso si inietta un siero che contiene l’anticorpo, come avviene dopo un taglio che rischia di farci contrarre il tetano.
Questa scoperta è rivoluzionaria anche rispetto alla strada tradizionale di individuazione di anticorpi naturali che, secondo un recente studio cinese, sono presenti nel 100% dei pazienti. Di questi però ancora non sappiamo se rendono immune il paziente, quanto durano nel tempo e se sono neutralizzanti. La via olandese, dunque, sembra più rapida. Berend Jan Bosch, professore associato all’Università di Utrecht e responsabile dello studio su Nature spiega: “Questa ricerca si basa sul lavoro svolto in passato dai nostri gruppi sugli anticorpi destinati alla SarsCov emersa nel 2003. Usando questa raccolta di anticorpi SarsCov abbiamo identificato un anticorpo che neutralizza anche l’infezione di SarsCov2 nelle cellule in coltura”. I ricercatori hanno creato 51 colture di cellule, ricavate da topi cui erano state aggiunte cellule umane, e hanno fatto produrre diversi anticorpi “chimera” per la proteina S. L’anticorpo è stato modificato nuovamente per produrre una versione umana. Che a breve potrà essere sperimentata seguendo, come detto, non la logica vaccinale ma quella, già utilizzata per la prima Sars, dell’immunità passiva attraverso il siero. Un importante passo in avanti verso la cura futura.