Questo articolo risale al maggio 2020, quando era ancora in pieno svolgimento la querelle tra Franco Mundo e Graziano Di Natale per una poltrona in consiglio regionale. Due mesi dopo il Tar ha dato ragione a Di Natale e ieri per Mundo sono scattati gli arresti domiciliari. Ma già allora c’erano molti punti oscuri sulla vicenda.
di Francesco Frangella
Fonte: Marsili Notizie (https://www.marsilinotizie.it/)
Alla fine dovrà essere l’attività inquirente della Magistratura a dover far luce su una vicenda che, nonostante le svariate prospettive per analizzarla, se dovesse essere spiegata con le parole di una celeberrima opera teatrale di William Shakespeare, potrebbe essere inquadrata nell’espressione «c’è del marcio in Danimarca».
Perché a dar credito a ciò che è stato vergato dai protagonisti della vicenda, vale a dire l’avvocato paolano Graziano Di Natale (già presidente del consiglio comunale, consigliere provinciale cosentino e da gennaio pure consigliere regionale della Calabria) e il sindaco trebisaccese Franco Mundo, si profila lo svolgimento di una “tragedia” che imporrà l’attivazione di tutte le procedure d’indagine necessarie a svelare una presunta congiura, orchestrata presumibilmente con tanto di “complici” e registi occulti.
Nello specifico, a seconda dei (due) punti di vista, da un lato Mundo denuncia che a Di Natale sarebbero stati attribuiti voti in maniera illegittima (posizione argomentata anche grazie a testimonianze di persone che hanno dichiarato d’aver assistito all’esito di spogli apparentemente “irregolari” a Paola e ad Amantea), dall’altro Di Natale – lamentando in maniera speculare la medesima occorrenza – ha sollevato dubbi proprio sulle deposizioni a fondamento del ricorso di Mundo, dichiarando pubblicamente su Facebook che ha provveduto a querelare «13 soggetti, residenti nei Comuni di Trebisacce, Amendolara e Albidona, che, hanno attestato di trovarsi a Paola, la sera delle elezioni del 26 gennaio, ad assistere allo spoglio mentre da prove documentali risultano altrove»; ed aggravando la sua denuncia con il dettaglio relativo ad una sorta di «regia anche di qualche soggetto della mia Città, dietro questo, che non tarderò a denunciare non appena avrò ulteriori elementi».
Tralasciando l’aspetto meramente giurisprudenziale della vicenda, ovvero quello relativo alla genuinità dell’esito elettorale, è molto probabile che l’attenzione degli inquirenti sarà massima anche nei confronti di questa presunta cospirazione, di matrice (almeno stante ciò che ha lamentato Di Natale) dichiaratamente “paolana”.
Sull’identità dei soggetti, interni alla Città del Santo, che avrebbero brigato per disarcionare l’alfiere locale eletto in Consiglio Regionale, saranno il tempo e le indagini a dire la loro, anche se qualche indiscrezione porta verso lidi “politici” di natura avversa a quella del centrosinistra, dove tra le fronde della vegetazione e all’ombra del fogliame, si starebbe fremendo per le possibili conseguenze di una presa di posizione tanto perentoria quanto pubblica.