Cosenza, Fem.in: “Tutto aperto tranne l’Asp”

TUTTO APERTO TRANNE L’ASP

Se oggi ci troviamo costrette e costretti a questo gesto è perchè questa modalità di gestire la sanità in Calabria non è più tollerabile. Mentre tutto quello che ci circonda è ormai accessibile con le dovute precauzioni, i servizi sanitari restano ancora blindati.

Sono state centinaia di migliaia le visite annullate in questi mesi e altrettanti esami sono stati posticipati a data da destinarsi, ma oggi della riorganizzazione delle strutture sanitarie non parla nessuno.

L’ordinanza regionale della Santelli, il 6 Maggio, prevedeva la riapertura degli ambulatori in data 11 Maggio, a condizione che le misure anticontagio fossero rispettate. Ad oggi, la stragrande maggioranza dei poliambulatori e dei consultori sono ancora chiusi, in attesa di linee guida chiare e risorse per implementare i protocolli di sicurezza.

Di fatto mancanco i dispositivi di protezione per il personale e per l’utenza, come mascherine e guanti; nella maggior parte dei casi non è stata effettuata la sanificazione degli ambienti; mancano i termometri per il pre-triage e gli spazi delle strutture non permettono percorsi separati per l’ingresso e l’uscita.

Non ci sono scusanti, a fronte di controlli serrati e multe salate per le strade e negli esercizi commerciali, i servizi pubblici essenziali come l’assistenza sanitaria non vengono trattati come prioritari.

La Regione impone regole, ma non dà strumenti per poterle rispettare e a pagarne le conseguenze siamo sempre noi, le cittadine e i cittadini.

Le misure anticontagio imposte non valgono, invece, nelle strutture private convenzionate, dove il personale è costretto a lavorare senza protezioni adeguate e con contratti penalizzanti. Anche su questo tema, però, il silenzio delle istituzioni è assoluto.

Ci sono migliaia di persone in questa regione che aspettano di effettuare visite ed esami, che in moltissimi casi sono essenziali. Persone con malattie croniche, con infezioni, disfunzioni e tumori da diagnosticare e trattare urgentemente. Ci sono persone che non hanno i soldi per rivolgersi alla sanità privata, né per recarsi fuori regione. Ad alcune persone, questa superficialità gestionale può costare la vita.

L’emergenza sanitaria in Calabria non è cominciata tre mesi fa e il coronavirus ha soltanto evidenziato le enormi carenze con cui facciamo i conti da decenni.

Vogliamo visite ed esami, vogliamo i consultori e i poliambulatori aperti, vogliamo strutture e strumentazioni adeguate, ma soprattutto vogliamo risposte, chiare ed esaustive. La salute è un diritto fondamentale e inalienabile per tutte e tutti.

FEM.IN. Cosentine in lotta