Rende. Parco Acquatico story, chi è Tonino Vivacqua: il primo buzzurro del “Pacco”

Antonio Vivacqua, per gli amici Tonino, balzato clamorosamente alla ribalta delle cronache nell’estate del 2020 per aver maltrattato e minacciato una giornalista della Rai – Erika Crispo -, rea solo di aver fatto il suo dovere, rendendo pubbliche le magagne del Parco Acquatico di Rende, non è una montagna di merda come qualcuno avrà pensato.
No, Tonino Vivacqua, per quanto sia passato da “malandrino”, non è affiliato alle cosche della ‘ndrangheta, è semplicemente uno dei tanti parassiti sociali che campa grazie alle amicizie e alle connivenze con la massomafia di stato, che a Rende è rappresentata alla grandissima dai padroni del vapore.

Dal sindaco Mazzetta e quaquaraquà (al secolo Marcello Manna), per esempio, del quale parlano continuamente i pentiti di ‘ndrangheta ripetendo ormai da anni che è stato il loro candidato non solo alle elezioni del 2014 ma anche a quelle del 2019 senza che nessuno sia riuscito per anni a prendere provvedimenti più seri del divieto di dimora… Prima dell’inevitabile scioglimento. 

Ma anche da due degli assessori più in vista: Annamaria Artese, la sorella di Ariosto, affiliato storico del clan Muto, poi nominata vicesindaco e infine – anche lei – interdetta per qualche mese e Pino Munno, che invece era stato costretto alle dimissioni, cioè l’assessore che gira con la pistola e che tutti ormai chiamano “pistolero” da quando ha sparato al cane di una vicina. Figuratevi se potevamo considerare Vivacqua come un uomo d’ambiente.

No, per carità: Vivacqua è solo uno che si atteggia e che crede di essere intoccabile come i suoi compari. D’altra parte, è stato finanche candidato con una delle liste di Manna alle ultime elezioni e anche se non è stato eletto ha ricevuto il suo tornaconto prendendosi il Parco Acquatico.
Già, il Parco Acquatico. Chi ha avuto la sventura di sentir parlare Vivacqua sa bene che lui si autodichiarava “il padrone del PACCO“. Pensate un po’ davanti a quale soggetto ci ritroviamo.

La società Parco Acquatico Santa Chiara 4.0 (PASC 4.0, per gli amici) era formata dal CONEDIL (1%), da Appalto Semplice (39%) e dalla TST Srl (60%). La struttura, però, è sempre stata gestita soltanto dalla TST per il tramite del socio unico ed amministratore Enzo Spanarelli, che è il prestanome del socio occulto ed amministratore di fatto,  Tonino Vivacqua per l’appunto. Questo lo scriviamo per far chiarezza e, finalmente, raccontare i fatti come sono senza nasconderci dietro il dito mignolo di un neonato o riportare notizie fuorvianti, seppur verosimili.
Spanarelli, da buon prestanome, ha eseguito sempre e solo gli ordini ricevuti dal socio occulto e, di fatto, padrone del PACCO, cioé Vivacqua.

La sua filosofia di gestione della struttura è stata una sola e così, alla fine della passata stagione estiva, esattamente a metà agosto, risultavano una montagna di debiti verso il Comune di Rende, verso i fornitori, verso le aziende che hanno apportato servizi come guardiania, animazione e pulizie e, ovviamente, verso i dipendenti del PACCO nonostante un incasso di 375.000,00€ circa.

Da fine agosto a novembre 2019, si sono susseguite una serie di riunioni tra i soci per trovare una soluzione adeguata. Soluzione mai trovata per i modi arroganti e totalitari del Vivacqua. Da premettere che quest’ultimo, vero socio occulto ed amministratore di fatto, ripetiamo, non ha mai messo firme, mai investito soldi nel “progetto Parco Acquatico” e non ha apportato alcuna competenza o qualifica nell’assetto societario. Ciononostante ha sempre preteso di comandare e gestire il PACCO, la contabilità, l’amministrazione e le “assunzioni” (che parolona) con un ruolo mai ben definito di “direttore tecnico” che può voler significare tutto e niente.

A questo punto i due soci Appalto Semplice e CONEDIl, propongono di acquistare le quote societarie della TST e rilevare i debiti chiedendo le dimissioni dell’amministratore Spanarelli. Di contro, la risposta del Vivacqua è stata: “…no, chiediamo un finanziamento, mettete la firma a garanzia del prestito e tutto rimane com’è ed io…continuo a gestire ogni cosa”. Ogni uomo o imprenditore di buon senso avrebbe risposto: “…ma sei scemo?” Ed invece, è stata avanzata una seconda proposta e cioè: la TST acquista le quote degli altri soci. La risposta del Vivacqua è stata: “…va bene. Mi cedete le quote ma i soldi ve li do quando li avrò”. Ogni uomo o imprenditore di buon senso avrebbe risposto: “…ma sei scemo?” Solo a questo punto c’è stato il “TENTATIVO DI REVOCA”. Che però non era andato a buon fine.

Ha provato a metterci una pezza l’assessore Mario Rausa, all’epoca assessore allo sport del Comune di Rende, voltagabbana e trasformista della peggiore specie, che ha praticamente fatto parte di tutte le peggiori cricche della malapolitica rendese. Del resto, Vivacqua lo spadaccino era nella sua stessa lista di sostegno al sindaco ma il figlio di Rausa, sempre nell’estate del 2020, è assurto agli onori della cronaca perché ha pensato bene di postare su Fb un filmato nel quale si è immortalato mentre brinda con la sua fidanzata proprio nel Parco Acquatico e ancora in piena pandemia… Cose da pazzi….E così Rausa è stato costretto alle dimissioni e addio mediazione.

Ma la mediazione in questione era consistita nel voler convincere i soci uscenti che era giusto ed opportuno rimanere coesi ma… alle condizioni di Tonino Vivacqua. Insomma, una presa in giro. Poi però il bubbone è scoppiato e Manna non ha potuto più tenere dentro il “Pacco” questo gran buzzurro di Vivacqua. Il resto della storia? Un po’ di pazienza, ci arriviamo presto…