La Dia e il Teorema Cosenza (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno

La DIA a quanto pare non vede tutto, soprattutto in provincia di Cosenza. Sembrerà un atto di presunzione, ma è la sensazione che si ha dopo aver letto l’ultima relazione semestrale della DIA. Fa riferimento al periodo Luglio – Dicembre 2019. Dopo un’ampia parte iniziale sulle mafie e il Covid, mappa zona per zona l’egemonia criminale del territorio per verificarne cambiamenti o conferme. Alla provincia di Cosenza è dedicato l’ultimo paragrafo ed anche il minor numero di pagine. Solo un paio. Non solo, ma è sostanzialmente una copia delle parole apparse in anni passati. Tanto meglio no? Poca criminalità e sostanzialmente sotto controllo. Forse.

La cosa appare ancor più paradossale se si leggono le prime righe della relazione nel “presentare” la ‘ndrangheta: una mafia sempre più ricca, sempre più presente all’estero, ma soprattutto sempre più raffinata nella sua capacità di infiltrarsi. Viene addirittura definita una mafia massona. In provincia di Cosenza di tutta questa analisi però non si trova riscontro.

Nella provincia di Cosenza e nel suo capoluogo la presenza della criminalità organizzata è rappresentata dall’operatività delle cosche LANZINO-PATITUCCI, PERNA-CICERO, ABBRUZZESE e RANGO-ZINGARI. (…) Sul versante jonico cosentino, comprendente la Sibaritide, fino a Scanzano Jonico (MT), esercitano la propria egemonia i gruppi ABBRUZZESE di Cassano allo Ionio ed ACRI-MORFÒ di Rossano, dediti prevalentemente al traffico di sostanze stupefacenti ed alle estorsioni.” Questi i passaggi più salienti. Il resto è riassunto nella solita mappa.

Ora delle due l’una: o quando si scrive di infiltrazioni sofisticate e permeanti si scrive la trama di un buon film, oppure alla DIA sfugge qualcosa. Ma non per colpa della DIA. Le relazioni vengono redatte sulla base delle maggiori operazioni delle procure e sulle evidenze investigative (e come altrimenti?) tant’è che le pagine della provincia di Vibo rispetto ad anni passati si sono infittite grazie all’operazione Rinascita-Scott. Quindi non è alla DIA che sfugge qualcosa, ma alle procure.

Siccome quindi con un atto di presunzione si è iniziato, tiriamolo fino in fondo cercando di registrare qualche cambiamento.

Come non partire dalla Sibaritide nella quale ormai da mesi (forse anni) si sta combattendo una guerra di evidente stampo ‘ndranghetista con vittime e intimidazioni. Dall’omicidio Portoraro fino al 23 luglio 2019 quando nelle campagne di Corigliano Rossano, si è verificato l’omicidio di un sorvegliato speciale della P.S. di Castrovillari (CS) e di un imprenditore agricolo, attinti da colpi di kalashinkov e di una pistola all’interno di un’autovettura. Cosa che registra anche la relazione. Come non pensare quindi che ci siano dei sommovimenti tra le cosche dovute magari ai grandi appalti.

Ancora lo stesso lato tirrenico è interessato da atti intimidatori e pare da particolari movimenti tra consorterie criminali. Tanto nella zona interna nella quale da tempo si racconta sulla stampa una crescita del cosiddetto clan degli zingari, quanto la costa; se nella mappa figura immobile il nome dei Muto è pur vero che negli ultimi anni questo territorio è stato razziato e fatto oggetto di conquiste e dietro il “prestigio” storico hanno avuto modo di crescere altri cognomi e altre “imprenditorie”.  E che dire dei metodi più volte raccontati? Non più la vecchia estorsione (tranne rari casi), ma accordi tra imprenditoria e politica (complice e/o succube) tramite sistemi amministrativi, quello dei tributi ad esempio, o ancor di più con banche vicine.

Quindi un territorio in subbuglio. E non solo a livello criminale, ma anche a livello politico e imprenditoriale. Sui giornali e nei tribunali tra continue fughe di notizie fa capolino un mondo grigio: quel mondo di cui parla la relazione della DIA per altre provincie, però. E come non poter credere che i due movimenti siano in qualche modo collegati, che sia venuto meno o forse si sta già riorganizzando quel sistema di garanzie e conoscenze di cui la ‘ndrangheta sembra far un uso spregiudicato.

Ci si trova quindi ancora una volta a ripetere il vecchio teorema dell’esistenza di un gruppo di affari, di un sistema, di una loggia, di una cupola o di qualsiasi altro termine si voglia usare. È il Teorema Cosenza che si prova a dimostrare in questo racconto  https://www.amazon.it/Teorema-Cosenza-Lesistenza-masso-mafiosa-dimostrata/dp/B08CP7LMP4/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=&sr=).

In attesa che venga dimostrato anche nei tribunali, infatti, tra due ipotesi, quella che anche la provincia di Cosenza sia simile alle altre e quella che per una qualche ragione sia un’isola quasi felice, è sempre da preferire l’ipotesi più semplice.