Cosenza, il bilancio è falso (come i soldi del Monopoli) ma il sindaco è al di sopra della legge

Oggi in consiglio comunale a Cosenza si discute e si vota il riequilibrio di bilancio. In verità, la discussione era già programmata un mese fa, ma da qualche tempo al Comune i conti non tornano più neanche al cazzaro, in questo caso audace mago della “finanza creativa” e sembra che stavolta manchino all’appello circa 18 milioni di coperture. Discussione allora rimandata a oggi – 5 agosto – quando si spera che tutto sia pronto per mettere a posto l’ennesimo e clamoroso “falso”. Più o meno come si fa con i soldi del Monopoli. Ci abbiamo giocato tutti quando eravamo ragazzi, e il cazzaro ci gioca ancora con la città nonostante abbia 56 anni suonati perché nel porto delle nebbie c’è ancora qualcuno travestito da Gattopardo che glielo permette. E una barzelletta di opposizione che per anni e anni gli ha consentito di fare quello che ha voluto. 

Bene, oggi ogni consigliere comunale cosentino (anche i buffoni della finta opposizione) sarà chiamato ad esprimere il proprio voto sul bilancio proprio come avvenne esattamente un anno fa, ad agosto del 2019, quando ancora in Comune c’erano i dirigenti abusivi “di fiducia” del cazzaro, che si sono arricchiti con lauti stipendi per anni, che si sono comprati appartamenti, barche e moto sulle spalle dei cittadini cosentini, salvo poi, scoprire, grazie alla sentenza di un giudice serio (non del porto delle nebbie, chiaramente), che erano semplicemente degli usurpatori, perché al loro posto i “veri” dirigenti, con titoli e soprattutto vincitori di concorso, dovevano prendere – come infatti hanno preso -i loro posti.

Ma non basta, perché l’azione del cazzaro e dei suoi “dirigenti di fiducia” ha portato il Comune di Cosenza al dissesto finanziario per la prima volta nella storia di questa città! Esattamente un anno fa il consiglio comunale approvava il bilancio “confezionato” proprio da uno di quei geni di “dirigenti di fiducia” del cazzaro: Giuseppe “uomo- zainetto” Nardi, il direttore di ragioneria con la gobba “alla Andreotti” e il Rolex sul polsino… Il bilancio fu presentato prima in Giunta e poi in Consiglio e fu approvato dalla maggioranza con qualche voto della finta opposizione, la stessa che adesso vorrebbe prendersi la città in tandem col cazzaro nelle vesti di “regista”. Peccato, però, che qualche mese fa si sia scoperto, grazie anche alla presenza di dirigenti “veri” e dei Commissari prefettizi, che quel bilancio era tutto falso. Esattamente come i soldi del Monopoli di quando eravamo ragazzi.

Ad agosto 2019 quindi si è approvato un bilancio completamente falso! Ma perché? Facendo un passo indietro si capisce chiaramente: da li a pochi giorni infatti ci sarebbe stata l’udienza dinanzi alle sezioni riunite della Corte dei Conti e l’ordine del cazzaro era quello di “ripulire” il bilancio da debiti come i 2,7 milioni di euro per la depurazione (che comunque non c’erano mai stati) o i 700 mila euro per il trasporto disabili…

C’è chi parla di almeno 5 milioni di “maquillage” fatti da Nardi e dal cazzaro al bilancio per “fare una bella figura davanti alla Corte”. L’uomo-zainetto, all’epoca pubblico ufficiale, perché dirigente di un Ufficio pubblico, ha redatto un atto pubblico (il bilancio appunto) nell’esercizio delle sue funzioni e attestava falsamente lo stesso atto inducendo altri ad approvarlo. Il sindaco presiedeva la Giunta ed era a conoscenza dell’atto falso, per questo colpevole quanto e più del suo fido servo sciocco.

La storia la conosciamo tutti e anche lo sputtanamento del “falso ideologico” commesso dalla Giunta e dal consiglio comunale ad opera di Nardi e del cazzaro, non è servito. Il Comune è andato in dissesto, cioè in fallimento. Esattamente come una delle tante imprese fallite del cazzaro. La Guardia di Finanza ha sequestrato mesi fa tutto l’incartamento sembra anche dietro la denuncia di un creditore, ma al porto delle nebbie nulla si muove. Eppure il falso ideologico è un reato grave per un pubblico ufficiale e prevede pene fino a due anni di reclusione.

Ma il Gattopardo non può arrestare il cazzaro. Era successo già lo scorso anno: a Cosenza la procura accertava una bancarotta fraudolenta per 2,5 milioni ad una famiglia di commercianti, arrestando papà e figlio, ne accertava un’altra di 7 milioni ad un imprenditore arrestandolo; ma quando accertava una bancarotta fraudolenta al cazzaro per 28 milioni di euro, mandava solo un avviso di garanzia a colui che, qualche anno prima, aveva assunto illegittimamente il nipote del procuratore (tale Giampaolo Calabrese, parassita sociale “principe” di questa città, oggi servo alla Regione della capra “pensante”), come ben sanno alla procura di Salerno.
Adesso neanche il falso ideologico, si può tranquillamente dire, in flagranza di reato provoca l’arresto di questo delinquente. In qualsiasi altra città d’Italia il cazzaro sarebbe già in galera, o quantomeno interdetto dai pubblici uffici, a Cosenza no. Non solo cammina (con la iorda, ché non è cazzo suo neanche camminare…) quasi come se barcollasse, ma detta ancora le linee (si fa per dire) del consiglio comunale. Così vanno le cose a Cosenza, avrebbe detto il vecchio Giacomo Mancini.