di Giulio Bruno
Avete fatto la vostra bella intimidazione. Vi siete sentiti forti, invincibili. Avete minacciato, picchiato. Avete agito con l’arroganza dei mafiosi, con la protervia e la tracotanza di chi crede di poter far prevalere l’istinto delle bestie sulla ragione umana. Grave e inaudito è stato il gesto. Grave è il silenzio delle istituzioni, locali e regionali. Pensavate di incutere paura, eravate convinti di mettere a tacere quel poco di stampa libera che ancora resiste a compromessi e affarucci.
Un attacco così vile alla libertà di stampa e di opinione, un agguato a suon di calci e pugni avrebbe dovuto scuotere non solo le coscienze libere e antimafiose della città, ma suscitare un rigurgito di ribrezzo nelle amministrazioni che governano questa regione a tutti i livelli. Anche quelle amministrazioni nei confronti delle quali Iacchitè in questi anni non ha fatto sconti. La violenza non la si può giustificare in nessun modo, neppure quando si accanisce contro avversari e contestatori. E’ alla base del vivere civile, del rispetto, delle regole condivise. Invece, dalle istituzioni, solo silenzio. E il silenzio significa accondiscendenza. Complicità.
L’episodio non può passare sotto traccia. Una certa cultura mafiosa è diffusamente presente in tutti coloro i quali non hanno preso posizione in queste ore, in tutti quelli che continuano a pensare che certe cose accadono solo a chi non sa stare al suo posto, solo a chi se le va a cercare. Bene. Il problema è che al proprio posto non ci vuole stare più nessuno. Avete ordinato di togliere la fotografia della bustarella dalle pagine online di Iacchitè? Non c’è problema. Non solo non verrà tolta, ma ogni persona onesta e libera quella fotografia la pubblicherà sulla propria pagina social. E adesso è proprio il caso di dire, VENITECI A PICCHIARE A TUTTI QUANTI!