Catanzaro, è sempre polemica Partecipate e tutti quegli interrogativi sulla gestione della Fondazione Politeama ancora senza risposta
Fonte: L’Irriverente, il blog di Danilo Colacino
Capitolo Partecipate sempre spinoso a Catanzaro, nonostante il sindaco Sergio Abramo abbia finora potuto rivendicare conti in ordine a Palazzo De Nobili con relativa gestione virtuosa anche di tali Municipalizzate alcune delle quali “controllate” pressoché interamente dall’ente. Tutto bene, allora? E mica tanto. Basti pensare alle polemiche roventi in Consiglio, con un ciclico e ricorrente aspro confronto tra maggioranza e opposizione a riguardo, ad esempio sul management dell’Amc o la sorte dei lavoratori della Catanzaro Servizi ovvero ancora sulla gestione del Politeama in cui per la parte pubblica hanno voce in capitolo pure Provincia (sempre del Sergìun quindi si tratta, diciamo) e Regione. Anzi no, scusate, considerato come di quest’ultima Società nessuno parli. Mai. Argomento tabù, chissà perché anche per l’esigua minoranza, tanto che i numeri sulla sua resa in rapporto alla voce spese/incassi paiono più segreti dei piani militari della fu Unione Sovietica. Eccezion fatta per un dato, peraltro ormai assai datato (scusate il bisticcio di parole), relativo a un costo medio annuale pari a circa 450mila euro.
Un focus economico sulla Fondazione più “intoccabile” del capoluogo, di cui mai si discute nei “santuari” della politica catanzarese se non per i soliti peana in favore della mirabolante struttura faro della cultura locale, non può che partire riproponendo le stesse domande poste nel giugno scorso – senza però ricevere lo straccio di una risposta, naturalmente – allorché, dopo uno dei Dpcm Conte emesso successivamente alla fase più rigida del lockdown imposta dal rischio di contagio da Coronavirus, si diede il via libera a una riapertura dei teatri (definiamola parziale) con il tassativo limite dei 200 ingressi sebbene una capienza magari addirittura di sei volte superiore.
Opportunità di ripartenza a cui vari proprietari di strutture private – obtorto collo, è chiaro – hanno aderito giusto per non “morire”. Ma non lo ha certo fatto il Politeama che aveva a quale Santo votarsi (leggasi la cassa riempita dalle tasse dei cittadini) per cui ecco arrivare la scelta, indolore, di “rinviare la pratica” all’autunno prossimo.
Ma come, sto parlando di un teatro pubblico (di cui neppure il sito internet funziona) con parecchi dipendenti nessuno dei quali assunti per concorso o prova selettiva e una dirigenza profumatamente pagata mentre migliaia di altri lavoratori del settore privato si spaccano la schiena e stanno in regime di cassa integrazione senza la prospettiva di un domani sicuro? Pazienza. Così è, se vi pare, soprattutto se i catanzaresi neppure fiatano.
Comunque sia, eccolo quasi arrivato il famoso “autunno prossimo” in cui permane il divieto di andare oltre i 200 posti “vendibili” in tutti i teatri con probabilmente solo il sottoscritto (in qualità di cittadino a cui tocca pagare le tasse comunali, prima che di blogger e giornalista) a porsi degli interrogativi e non già a formulare accuse. Ci mancherebbe pure di esporsi alle controffensive dell’Ufficio Legale di Palazzo De Nobili. Sarebbe il danno sommato alla beffa per un uomo libero.
Al di là di ogni considerazione, mi pare però di veder tornare di stretta attualità quanto sempre da me scritto nel giugno scorso: <Soldi, soldi, soldi, tanti soldi. Beati siano soldi. I beneamati soldi, perché chi ha tanti soldi vive come un pascià e a piedi caldi se ne sta>. Cantava così la brava Betty Curtis nel 1961. Ma allora si era all’inizio del cosiddetto boom economico italiano e mondiale, il primo che precedette il secondo e ultimo degli anni Ottanta in cui di quattrini – dopo oltre un trentennio davvero terribile – iniziavano a vedersene. E anche molti. Altro che adesso in cui piatto…piange. A oltranza, tsunami Virus a parte.
Ecco perché sarebbe giusto rendicontare ogni attività pubblica, rivelandone costi e ricavi alla comunità. Ad esempio si svelerebbe quanto sia costato, sotto ogni profilo, un Politeama chiuso da marzo alla gente del capoluogo che in tanti casi necessita di aiuto. Eppure nessuno pensa che si poteva risparmiare assai di più, tagliando tutte le spese superflue e che so ad esempio chiedendo al vertice non certo sostentato dal compenso da mesi percepito senza lavorare per il Politeama (pur di sicuro non per colpa dei diretti interessati, inutile sottolinearlo) di autosospendersi tale emolumento in un periodo di crisi come quello corrente per destinarlo ai bisognosi. Ma tant’è, così non è stato.
Semmai, persino in un’estate in ogni senso di fuoco come quella appena finita, è al contrario partita la solita gara a finanziare “feste e festicciole”, la più costosa organizzata proprio da chi è già stipendiato dal Politeama ma poi riesce a ottenere anche un guadagno privato con soldi elargiti dall’ente che governa il teatro (un genio dunque) con un nuovo esborso di denaro pubblico e qualunque tipo di concessioni. Nulla di anomalo, o peggio illecito, però. Lo ribadisco considerato come la Procura di Catanzaro mai abbia avuto da “ridire” in merito, ravvisando il benché minimo conflitto d’interessi o anomalia d’altro genere. E quindi…Nonostante ciò, a me non può che dispiacere ascoltare come in Municipio il settore Politiche Sociali in questo tremendo frangente sia…alla frusta e il medesimo Bilancio comunale sia ingessato. Notizie che oggettivamente un po’ da pensare danno. Ma passa subito, perché serve a niente. E tutto scorre.