Abbiamo scritto più volte che tutto ritorna e tutto passa dal famoso consiglio comunale di Catanzaro del 13 settembre 2018. La lettura dei singoli interventi, quelli dell’allora vicesindaco Ivan Cardamone – che peraltro presentava la pratica che riguardava l’Associazione Vivere Insieme -, come gli altri interventi, ci fanno capire e faranno capire anche agli inquirenti, cui suggeriamo la lettura, che la complicità era un dato diffuso e che tutto ritornava a quello che è il sistema Catanzaro. Quel consiglio comunale è stato soltanto la celebrazione di una farsa, pericolosa perché si basava su una truffa ai danni dei cittadini catanzaresi, dove ognuno doveva recitare il suo pezzo del copione e dove quelli più esposti, o meglio pagati erano chiamati a fare da tappezzeria, offrendo alla pratica il loro contributo concreto: alzare la mano.
Queste sono le complicità di Giuseppe Pisano e Francesco Gironda, gli scagnozzi di Claudio Parente, che aveva pagato il loro silenzio ed il loro voto, ma che oggi continuano a tacere, forse perché qualcun altro paga la loro dimenticanza…
Questa è un’altra storia di cui siamo certi, resta nella sensibilità della procura di Catanzaro, per come siamo assolutamente sicuri che la vicenda e l’operazione Corvo non sia un fatto compiuto e concluso, visto che incrocia altre responsabilità dei singoli dentro e fuori dalle istituzioni, nella logica del sistema Catanzaro.
Cerchiamo dunque di fare chiarezza, di riprendere il racconto di tutto quello che avvenne nell’ormai famoso Consiglio comunale del 13 settembre 2018, quando il presidente Marco Polimeni, con la formula dell’urgenza riuscì a convocare l’assise con un solo punto all’ordine del giorno: quello di cercare di fare acquistare ai suoi amici ed ex datori di lavoro (Vivere Insieme) oltre 50.000 mq di suoli pubblici, certamente ad un prezzo irrisorio, con un grave danno per la comunità cittadina.
Più che interessante in quel Consiglio comunale è osservare il silenzio di tantissimi consiglieri, quelli che fanno parte e sono la manovalanza del sistema Catanzaro e quelli, che generalmente recitano, perché di recita si tratta, una pseudo opposizione, che nasce e muore sempre nella stanza del sindaco Abramo, da sempre magnanimo dispensatore di qualche nocciolina o ghianda, buona per placare la fame di protesta.
Sarà stata una cortesia istituzionale, il diffuso silenzio di tanti consiglieri comunali, magari usata nei confronti del sindaco Abramo, che peraltro era assente? Oppure la stessa cortesia nei confronti del presidente del Consiglio comunale, Marco Polimeni latore ed ambasciatore degli interessi di famiglia dei Poggi e di Parente? Oppure sarà stata, non in termini di cortesia, ma di benevolenza, di solidarietà umana nei confronti dei loro colleghi di aula Giuseppe Pisano e Francesco Gironda, quelli che avevano già ricevuto il pagamento extra da Parente, per il loro silenzio e per il voto con mano a paletta?
Oppure sarà stata una cortesia extra-istituzionale, di cui ci convinciamo sempre di più, come ossequio ai manovratori esterni alle volontà del comune di Catanzaro, che osservano con attenzione l’agire dei consiglieri comunali al soldo delle strutture regionali, la cui libertà, nel senso letterale del termine, è vincolata all’esistenza ed alla resistenza del sistema Catanzaro. Sono loro, i manovratori che decidono, suggeriscono, intravedono ed impongono tutte le azioni del comune di Catanzaro, dove oltre al Consiglio comunale quasi interamente connivente, anche il sindaco Abramo è funzionalmente distratto. Questo è il patto su cui si regge il gioco del sistema massomafioso e nella questione più diretta, gli interessi e le necessitate di Parente e Poggi, che del sistema sono parte e allo stesso tempo carburante e ristoro per gli appetiti degli scagnozzi, magari diventati paradossalmente anche statisti.
Catanzaro è sempre di meno isola felice, si conferma invece sempre di più la città della massomafia, ma nel modo più ridicolo e pericoloso è la scuola con didattica a distanza oggi, scuola serale ieri per quanti si sentono grandi statisti, dimenticando di essere degli sventurati approfittatori che costruiscono momenti e situazioni di corruzione, usando un bene comune: l’istituzione comunale.
In questo clima da “the day after” resistono dei punti fermi: quello della memoria e quello della giustizia. Il primo risiede negli atti e nei documenti, quelli che restano, e tracciano la storia, anche quella degli uomini; il secondo invece ha una collocazione certa ormai a Catanzaro, che dopo il 2016, si identifica nel lavoro del dottore Gratteri e della sua procura, che sta facendo sentire la sua autorevolezza contro il sistema Catanzaro e la massomafia.
Tracciare la storia e rintracciare i fatti e gli atti, ci impone di ritornare ai lavori del Consiglio comunale del 13 settembre 2018, dove fra i tanti “muti istituzionali dal portafoglio rimpinguato” in modo lecito o in modo illecito, ci sono gli altri, quelli che parlano cercando di capire e quelli che invece cercano di nascondere con la buona dialettica, le magagne e le sporcaccionerie consumate per favorire l’innominabile Parente ed i suoi interessi come “imprenditore”.
Abbiamo visto che Filippo Mancuso è il volto “nuovo” della politica catanzarese, nuovo per modo di dire, che ha la capacità di mantenersi cristallino, ma che è stato sostenuto nella sua elezione del gennaio 2020 alla Regione Calabria e adesso in quella di ottobre 2021 da tutti quei consiglieri comunali plurindagati, che hanno goduto di prebende sotterranee per i loro servigi, anche quelli che per la Guardia di Finanza hanno incassato quello che definisce il prezzo della corruzione. Esempio emblematico sono il duo Giuseppe Pisano e Francesco Gironda, che oggi oltre a Gettonopoli, risultano indagati a pieno titolo nella operazione Corvo, insieme all’innominabile Claudio Parente.
E’ lui, Filippo Mancuso, il rieletto consigliere regionale della Lega di Salvini in Consiglio regionale, ora addirittura eletto presidente del Consiglio regionale, il politico sul quale Tallini e Abramo riversano non tanto la loro fiducia, visto che la stessa è a fasi alterne secondo gli interessi dei singoli ed i momenti di difficoltà del perimetro politico nella città di Catanzaro e del suo sistema massomafioso, ma lo considerano al momento l’unico soggetto utile per il restyling del sistema Catanzaro e per la sua sopravvivenza, dalla quale passa anche l’esistenza della truffa dell’operazione Corvo e di Claudio Parente, l’imprenditore incompatibile con il ruolo di politico regionale, così come afferma la procura di Catanzaro.
Nel suo intervento al dibattito nel Consiglio comunale del 13 settembre 2018, il consigliere Filippo Mancuso, rispondendo ai rilievi di Roberto Guerriero – uno dei pochissimi consiglieri indenni dal fango e dall’ignominia di Gettonopoli – dando una spiegazione di utilità economica nell’acquisto dei suoli da parte dell’Associazione Vivere Insieme, in sostituzione del diritto di superficie, afferma: «…Perché acquistare? Ve lo spiego subito. Anche con un esborso maggiore di quanto sarebbe durante tutti gli 80 anni. Perché, tutto ciò che verrà edificato su questo terreno, rimanendo di proprietà comunale, perché la concessione è un diritto di superficie, le banche, gli istituti bancari, i finanziatori, avrebbero difficoltà a mettere ipoteca, e quindi, a dare credito all’associazione. Ecco perché anche per un eventuale richiesta di finanziamenti, è giusto che l’imprenditore, o l’associazione, quello che è, che va ad investire una cifra importante, mi pare circa 17 milioni di euro, vuole essere tutelato che il bene che a va a costruire sia della propria azienda, della propria attività. Ecco perché questa disponibilità del Comune di Catanzaro a vendere questo terreno.
Ovviamente, Roberto…(intervento fuori microfono) No, a metterlo in vendita. Ovviamente, tu non hai letto bene la delibera, non hai letto bene la delibera, perché nel deliberato c’è che l’Amministrazione si impegna a valutare questa eventualità di vendere, si impegna ad inserire il be…(intervento fuori microfono). Si impegna ad inserire il bene nel piano delle alienazioni. Ovviamente, come avviene per tutti i beni che il Comune inserisce nel piano delle alienazioni, ci sarà un bando per chi vuole partecipare per l’acquisto. E’ ovvio…è ovvio che…e quindi ci sarà un bando pubblico di acquisto: se vorrai acquistarlo tu, il terreno, potrai acquistarlo, non c’è alcun dubbio che sarà con un bando pubblico. Quindi…è c’è nel deliberato, quindi, presumo che tu o non abbia letto bene la delibera…(intervento fuori microfono) no, c’è nel deliberato che verrà bandito, quindi, questa vendita. La valuta…veniamo alla valutazione. I beni che verranno venduti, non saranno valutati dall’Amministrazione comunale, verranno valutati come tutti i beni che sono inseriti nel piano delle alienazioni e che l’Amministrazione mette in vendita, saranno valutati dall’Agenzia del Territorio, dietro pagamento dell’Amministrazione comunale che farà gravare il prezzo, ovviamente, sulla futura vendita. Quindi, è un operazione trasparente, vorrei sgombrare tutti questi dubbi che avete avuto sulla… è quindi un’operazione trasparente, da cui l’Amministrazione comunale potrà trarre solo vantaggi. Grazie».
Il galateo istituzionale, quello che si rispolvera quando c’è da garantire l’utilità di qualche amico della cordata, del sistema Catanzaro, fa sì che Filippo Mancuso nel suo intervento cerchi, recitando con precisione la sua parte di copione, di giustificare l’atto, quello che tutti hanno definito il cuore della truffa, che porta la firma e il via libera amministrativo di Marco Polimeni e di Ivan Cardamone su delega di Tallini.
Se da una parte Filippo Mancuso ritiene giustificabile la tentata vendita dei suoli, quelli precedentemente concessi in diritto di superficie, definendola “disponibilità del Comune di Catanzaro”, dimentica però che altri, quelli che hanno imbrogliato le carte, avevano parlato di una pec nascosta, con la quale l’Associazione Vivere Insieme chiedeva “di acquistare”, quindi la presunta disponibilità dell’ente comunale era, diciamo indirizzata? E’ dalla lettura degli atti che si capisce l’inghippo, il corpo del reato, bisogna avere pazienza e mettere in fila i dati, senza trasgredire il vincolo della diplomazia.
Proprio per garantire la diplomazia, sia allora la procura di Catanzaro a prestare la sua attenzione nella lettura di tutti gli interventi in aula nel Consiglio comunale del 13 settembre 2018, pochi in verità, dove quello che diventa importante, come abbiamo più volte ribadito, è il silenzio “pagato” di Giuseppe Pisano e Francesco Gironda, all’epoca dei fatti consiglieri del gruppo Officine del Sud, ergo un’altra proprietà dell’imprenditore Claudio Parente.
«Quindi, è un operazione trasparente, vorrei sgombrare tutti questi dubbi che avete avuto sulla… è quindi un’operazione trasparente, da cui l’Amministrazione comunale potrà trarre solo vantaggi», diceva Filippo Mancuso, operazione trasparente e di tanto vantaggio per il comune di Catanzaro. Qui i dubbi diventano certezze al netto dei primi riscontri dell’operazione Corvo, dove i vantaggi si consolidano solo e soltanto per Parente ed i suoi soci, mentre la trasparenza che si richiama, diventa nebbia fitta solo pensando che alcuni atti, le famose pec balbettate anche dalla segretaria generale Vincenzina Sica, sono state segretate, in una specie di caccia al tesoro, dove il risultato resta nelle mani del dottore Gratteri e della procura cittadina.