Non ci interessa il coro di richieste di scuse, pretese a gran voce da quasi tutta la nomeklatura politica calabrese, che l’intellettuale Corrado Augias dovrebbe presentare ai calabresi, offesi, come sostiene certa intellighenzia locale, dalla sua riflessione sulla Calabria formulata in Tv. Perché noi non ci sentiamo offesi dalle sue parole. Non vogliamo associarci all’ipocrisia di certi che difendono la dignità dei calabresi in pubblico, salvo poi venderla sotto banco al migliore offerente. Non vogliamo fare gli ipocriti, noi non pratichiamo la finzione. Preferiamo scontrarci con mezzo mondo, piuttosto che negare l’evidenza. E le parole di Augias rispecchiano perfettamente l’evidenza della triste condizione politico/culturale in cui versa la Calabria. Dice Augias: “Io ho il sentimento che la Calabria sia irrecuperabile. L’ho visto anche in occasione delle ultime elezioni, avevano un candidato ottimo, un imprenditore calabrese forte, che resta lì nonostante i rischi che corre, che dà lavoro: lo hanno escluso, hanno eletto un’altra persona che sfortunatamente è mancata”. A verità!
Senza scomodare chi non c’è più, facciamo degli esempi pratici per meglio capire cosa c’è di offensivo nelle parole del giornalista televisivo: a Talarico qualcuno lo ha votato. A Creazzo qualcuno lo ha votato. A Tallini qualcuno lo ha votato. E prima di loro, ad Oliverio e la sua banda, più di qualcuno li ha votati. Ad ogni tornata elettorale i signori della sanità privata e pubblica fanno incetta di consensi: Morrone viaggia con pacchetto di voti che parte da una base fissa di 8000 preferenze garantite al limone. I fratelli Cinghiali, seppur leggermente in calo, possono contare su un patrimonio che all’oggi vale, per compà Pinuzzu, ad esempio, quasi 7000 voti. Stessa cosa per Nicola Adamo e sua moglie Madame Fifì. Nicola è stato eletto consigliere regionale per ben 4 legislature consecutive, con un pacchetto di voti che ha sfiorato le 10.000 preferenze. Guccione e Bevacqua non si distaccano di tanto dai loro compari. I due riescono sempre a confermare il loro pacchetto di voti, 7/8mila preferenze, entrambi sono alla seconda legislatura consecutiva. Ovviamente non possono mancare all’appello i voti dei fratelli Occhiuto che hanno a loro disposizione uno zoccolo compatto di consensi duro a morire. E potremmo continuare ancora, ma ci fermiamo ai soliti noti.
A questo punto le cose sono due: o tutti quelli che continuano a votare sempre gli stessi, nonostante il disastro economico e sociale che hanno provocato in Calabria e che neanche loro possono negare, lo fanno perché li ritengono dei bravi e capaci politici anche se commettono qualche sbaglio, oppure c’è qualcosa da nascondere, tipo: interessi privati, riconoscenza clientelare, ‘ndrangheta. Quando Augias dice che i calabresi non sanno scegliere dice questo: i calabresi da 40 anni votano sempre gli stessi. In Calabria non funziona niente, e lo dicono tutti nessuno escluso, ma a governare mettono sempre i soliti padrini politici. Non è forse questa una verità? Perché se siamo ridotti così la colpa è della politica e quindi di chi ci governa. Su questo siamo tutti d’accordo. E chi ha governato fino ad oggi? I sopracitati con le loro rispettive paranze. Perciò non vediamo di cosa dovrebbe, in questo caso, scusarsi Augias. Sono i calabresi a votare in Calabria, non i molisani, o i siciliani.
Su un aggettivo non siamo d’accordo con Augias: irrecuperabile. Questo non si può accettare. Non si può essere così categorici, non ce lo meritiamo. Detta così: “la Calabria è irrecuperabile”, equivale ad una mazzata alla speranza. Augias non ci lascia nessuna via di fuga da questa condizione, chiude le porte ad ogni possibilità di rivalsa. E una porticina ad un eventuale moto di coscienza collettiva bisogna sempre lasciarla aperta, che non si sa mai. Anche se di segnali in tal senso non se ne avvertono. Non si respira di certo aria di rivoluzione in Calabria. Voglia di scendere in piazza con determinazione in giro non se ne vede. Chiacchiere feisbucchiane a parte. Ci hanno portato via tutto. Compresa la salute che è il bene più prezioso, e, con qualche eccezione, nessuno si è ribellato a tutto questo, nessun moto di piazza, nessun assalto al palazzo.
Diciamolo con onestà intellettuale, a noi, di fare la rivoluzione in Calabria non ci passa neanche per l’anticamera del cervello. Vogliamo stare tranquilli. A protestare contro il malaffare c’è sempre il rischio di offendere qualche amico degli amici che come si sa hanno le mani in pasta in ogni settore produttivo della regione. E quando tocchi i loro interessi la reazione diventa violenta che tradotto significa guai seri. E non puoi neanche rivolgerti allo stato, in caso di pericolo, perché lo stato in Calabria è infiltrato da massomafiosi ad ogni livello. Meglio farsi i fatti propri. Magari lamentarsi di nascosto, senza mai schierarsi, però, contro gli amici degli amici pubblicamente. Troppo difficile fare la rivoluzione in Calabria, il controllo sociale è quasi capillare, e dalla ‘ndrangheta i calabresi onesti vogliono stare alla larga. Le nostre periferie non sono le periferie operaie del nord degli anni 70. Ma paesini dove il riferimento culturale e spesso e volentieri il boss del paese o del quartiere. E anche se sei onesto e con loro non hai niente a che fare, si preferisce il quieto vivere alla denuncia.
È vero, la rassegnazione, così come la paura, è tanta e i delusi, che sono la maggioranza, non riescono a trovare un “canale collettivo per esprimersi”. Lasciando così “libero spazio” ai pacchetti di voti di dominare le finte elezioni in Calabria. Quasi un milione di calabresi non si è recato alle urne nell’ultima tornata elettorale regionale. E la massomafia ringrazia. Ma come si esce da tutto questo?
Se la rivoluzione non si fa, se alle elezioni votano solo i pacchetti di voti, non ci resta, per liberarci di questa ignobile classe politica collusa fino al midollo con massoni deviati e ‘ndraghetisti di primo ordine, che affidarci alla Giustizia. Quella che vale per tutti e non guarda in faccia nessuno. Ma in Calabria la Giustizia è una chimera. Se ci fosse una magistratura onesta e competente, al servizio della collettività, basterebbe denunciare il malaffare per avere Giustizia. Invece in Calabria chi denuncia il malaffare viene perseguitato da certa magistratura al soldo dei poteri forti. Sono pochi i magistrati di cui ci si può fidare in Calabria. La fiducia dei cittadini nei confronti della magistratura, con qualche eccezione, è pari a zero. Un vero e proprio problema che nessuno vuole affrontare. Eppure da questo dipende la qualità della nostra vita sociale, economica e culturale. Se non funziona la Giustizia, non funziona niente. Dovrebbe essere la priorità per ogni sincero politico, invece, nessuno dice niente, perché è così che devono restare le cose. E il nostro silenzio è la garanzia della immutabilità delle stato di cose. Da soli non ce la facciamo a liberarci, ed è per questo che speriamo in qualcosa che giunga in nostro soccorso. Senza Giustizia nessuna Pace.
Ed infatti finché in Calabria non interverrà concretamente la procura di Salerno per liberare i tribunali dalla corruzione, per i calabresi le speranza di una rivalsa sociale si riduce al lumicino. Se non crollano le coperture giudiziarie di cui godono i politici corrotti e i massomafiosi, la possibilità di una presa di coscienza collettiva va a farsi benedire. Se qualcuno non ci mette la faccia infondendo fiducia nei cittadini, il nostro potrebbe essere un destino segnato.
La nostra liberazione, visto che non vogliamo scendere in piazza in massa ad assaltare palazzi e ad occupare piazze, dipende ancora una volta dal lavoro prodotto “altrove”. Dobbiamo solo sperare nell’onestà dei magistrati di Salerno, che hanno in mano le inchieste sulla malagiustizia in Calabria, e nelle celerità del loro lavoro. Se porteranno a termine il loro lavoro con correttezza potremmo avere, anche noi calabresi, una Giustizia giusta e davvero uguale per tutti. Siamo completamente nelle loro mani. E non possiamo fare altro che aspettare. Non c’è una soluzione diversa. Tranne che rivolgersi ai beati Santi in Paradiso, ma anche loro fino ad oggi, a tutte le nostre richieste di librazione, hanno fatto ricchia i mercanti!