La scesa in campo, ora ufficiale, di De Magistris e Tansi alle prossime elezioni regionali in Calabria, con una solida e forte alleanza, ha fatto perdere definitivamente le staffe a quella parte di ceto politico che proprio non ci sta a mollare l’osso. Dopo decenni di privilegi e facili guadagni è difficile per i tanti abituati a mungere la vacca pubblica, lasciare tutto in mano d’altri. La cosa pubblica la sentono come cosa loro, tanto ci sono affezionati. A questo non si arrendono e dalla disperazione vomitano bile.
Come nel caso della zarina Toman, che dopo aver vissuto per anni di solo denaro pubblico (a che titolo è difficile dirlo) rimprovera a De Magistris di avere in testa solo lo stipendio da consigliere. Di più, la zarina non contenta rincara la dose accusando Mimmo Lucano di essersi venduto al nemico: i magistrati, gli stessi che perseguitano lei che da sempre si batte da vera comunista qual è, a differenza del sindaco di Riace che lo è solo a parole, per i diritti dei poveri e degli oppressi. Da un compagno come Mimmo, tra l’altro entrambi appartenenti alla stessa confraternita delle “vittime della Giustizia”, proprio non se lo aspettava, ma soprattutto non si aspetta da Lucano, dopo aver incassato la solidarietà dell’allora presidente Palla Palla per i suoi guai giudiziari, un voltafaccia così vergognoso: sostenere un manettaro come De Magistris. Un minimo di riconoscenza comunista la Toman da Lucano se l’aspettava. E così ha scritto in un commento di un post pubblicato sulla pagina FB di “Calabria Resistente e solidale”: