Processo Rinascita-Scott. “Buccacciello” e i legami con la “nuova provincia criminale di Cutro”

Lamezia Terme – È stata incentrata sulla deposizione del collaboratore di giustizia Domenico Giampà detto “Buccacciello”, 40 anni, già esponente di spicco dell’omonima cosca di ‘ndrangheta di Lamezia Terme, l’udienza di ieri del processo “Rinascita Scott” alle cosche del Vibonese. La decisione di Giampà di collaborare con la giustizia, presa nel luglio del 2016, fece scalpore all’epoca essendo il pentito nipote del capo storico della cosca, Francesco Giampà, detto “il professore”, oggi detenuto al 41 bis.

Il pentito ha riferito di avere commesso molti omicidi per conto della sua cosca di appartenenza ed ha raccontato anche che la famiglia Giampà aveva rapporti con numerosi elementi della criminalità vibonese, ma anche con i Bellocco di Rosarno, i Mancuso di Limbadi e, nel Crotonese, con i Grande Aracri, i Megna, i Nicoscia. Rapporti così stretti da portare i Giampà ad aderire al progetto del boss di Cutro, Nicolino Grande Aracri, di staccarsi dall’egida di Reggio Calabria e passare alla nuova “provincia criminale di Cutro”.

Domenico Giampà è ritenuto dagli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro un killer dell’omonima cosca di Lamezia Terme ed in primo grado è stato condannato a 20 anni nel processo “Perseo”.

In carcere dall’agosto del 2009 per l’omicidio di Roberto Amendola, ucciso e bruciato nella sua auto nel novembre del 2008, il neo-pentito si è autoaccusato di essere l’esecutore materiale degli omicidi di Domenico Zagami, Antonio Deodato e Giovanni Gualtieri. In più avrebbe partecipato ad un altro agguato, quello ai danni di Francesco Zagami dove invece avrebbe recuperato il killer.