Sibaritide, blitz della Dda. Gratteri: “Il mondo dei professionisti ha abbassato l’etica”

“E’ un territorio molto vasto e purtroppo per decenni c’è stata poca presenza, in termini numerici, di forze dell’ordine e magistratura”. Lo ha detto Nicola Gratteri, procuratore capo della Dda di Catanzaro, in riferimento all’operazione che ha portato oggi all’arresto di 17 persone nella Sibaritide appartenenti ai clan Forastefano e Abbruzzese.

“In questa indagine – ha detto il magistrato – non ci sono stati collaboratori di giustizia, ed è stata ancora più difficile, ma abbiamo capito che era importante agire, perché questa famiglia di ‘ndrangheta dei Forastefano aveva l’ossessione del controllo del territorio, – ha detto ancora Gratteri – e si interessava al mondo dell’agricoltura perché è un settore molto redditizio, per i contributi europei e regionali, e anche per la possibilità di assumere operai, che poi voteranno e ci sarà il ritorno sulla richiesta del voto. E poi si organizzano le imprese per il trasporto dei prodotti verso il Nord. Si tratta di famiglie di ‘ndrangheta che hanno un pedigree di ferocia, perché queste famiglie hanno insanguinato per anni interi ambiti e territori della provincia di Cosenza”.

La ‘ndrangheta che si evolve e cresce, ha aggiunto, “entrando nell’imprenditoria ha bisogno del mondo delle professioni – ha detto Gratteri –, un mondo che ha abbassato di molto l’etica, la morale, ed è prono ai servigi all’imprenditoria mafiosa”.

“La ‘ndrangheta – ha aggiunto Francesco Messina, direttore centrale anticrimine – va combattuta in Calabria, cioè dove il fenomeno è endemico perché è da qui che deve partire un’azione di neutralizzazione del problema. Dobbiamo colpire l’organizzazione nel territorio in cui essa è forte, in cui manifesta militarmente il suo potere, per arrivare a neutralizzarla anche altrove. Attraverso azioni di repressione forte recuperiamo spazi che lo Stato, anche con il supporto delle istituzioni, deve rioccupare per favorire la rinascita della legalità”.

Gli arrestati sono appartenenti o contigui ai Forastefano e sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, illecita concorrenza, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, violenza privata, trasferimento fraudolento di valori, e truffa, delitti anche aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa. L’indagine ha ricostruito l’operatività della cosca che, dopo le inchieste del 2008, si era rigenerata penetrando nel tessuto economico della Sibaritide, ed in particolare nel settore agroalimentare e in quello dei trasporti avvalendosi della forza dell’intimidazione tipica dell’associazione mafiosa. Vittime del sodalizio gli imprenditori dell’agroalimentare.

Tra queste anche un’azienda con sede nella provincia di Ferrara, di livello europeo, che opera nel campo della commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli, il cui rappresentante legale, con riferimento alle attività avviate nella Sibaritide, è risultato vittima di una lunga serie di vessazioni. Le mire imprenditoriali, secondo le indagini, si sono estese anche al settore degli autotrasporti, monopolizzato grazie a un “cartello” di ditte riconducibili, direttamente o indirettamente, al clan e votato all’acquisizione, spesso con la forza, delle commesse di altri operatori del settore. Un controllo asfissiante e totale del tessuto sociale ed economico della zona, reso possibile anche dalla pax mafiosa stipulata con gli storici rivali con i quali si sono in passato contrapposti per il controllo criminale.