Sistema Catanzaro tra società segrete e messaggeri divini: l’irresistibile scalata della massomafia

La metamorfosi della massomafia a Catanzaro resta la via di fuga, l’unica possibilità di sopravvivenza alla guerra che la Procura di Gratteri ha dichiarato alla zona grigia della società ed a quelle alleanze che si sono rivelate tossiche per il futuro di tutti. Il sistema Catanzaro, quello fra società segrete e messaggeri divini, vive momenti di grande preoccupazione, molti riferimenti sono stati azzerati proprio dall’azione della magistratura e tanti altri sanno di avere le ore contate, si narra di una prossima operazione che darà il colpo definitivo alla massomafia cittadina, rimettendo le lancette all’ora zero.

Bisogna tornare ad una impostazione culturale ed anche politica più profonda, attingendo a valori autentici, riscoprendo magari anche la cultura greca, che aveva un profondo senso del limite, quello che oggi sembra il discrimine fra una rinascita e l’eterna decadenza. Questa è la riflessione forse più autentica che sfugge ad una città, quella di Catanzaro, imbarbarita da anni di corruzione e complicità, diciamo in parte sconosciute o volutamente non conosciute, che hanno fatto irruzione nel contesto della conoscenza e della notizia, dopo l’operazione Basso profilo. Noi continuiamo a sostenere che Basso profilo è stata la porta d’ingresso, spalancata da Gratteri, sulla realtà della città di Catanzaro, una sorta di disvelazione cruda e violenta della narrazione attraverso gli atti di indagine della “cattura” senza assedio di una comunità cittadina. Abbiamo visto che molti sono stati i poteri alleati e deviati che hanno recitato il loro copione di occupazione, chi con passo felpato fra il profumo d’incenso e chi con un atteggiamento primitivo e rumoroso, dove l’essere rozzo ed ignorante era valore di privilegio e di riconosciuta leadership.

Abbiamo scoperto che dopo la pandemia del Covid, a Catanzaro c’è un’altra infezione profonda della classe dirigente, quella che politicamente avrebbe dovuto rigenerare il futuro della città, ma che invece si è rivelata come i classici furbetti, di destra o di sinistra è uguale, colti con la testa nel miele! Questa nuova infezione si chiama massomafia, come la Dda di Catanzaro ha saputo diagnosticare grazie alla “vigilanza sanitaria” ormai imposta dal Procuratore Gratteri. Bella storia, questa!

La metafora perfetta della classe dirigente catanzarese, quella corrotta, che si appresta ancora una volta a tirare le briglie del potere politico regionale nel tentativo di garantirsi l’immortalità. In questa storia già scritta dal procuratore Gratteri abbiamo trovato politici con patrimoni milionari e nascosti fra teste di legno ed intestazioni fittizie, magistrati castrati del valore di onestà, professionisti del sociale con pedigree da paura: Palazzo Campanella e Palazzo De Nobili sono pronti ad accogliere la crème brûlee del lavoro “strategico del sistema” catanzarese doc e nostrano. Esultate, elettori! Ma, ci domandiamo causa pandemia, i nuovi-vecchi demiurghi della città dei Tre Colli avranno lavato le mani? Questo non sempre accade, forse mai. E non bastano più i guanti celatori nell’era della comunicazione ipertrofica. Vedi le decine di persone inciampate nei passi di Gratteri, rappresentanti e supporter del partito di ‘ndrangheta, Forza Italia della città di Catanzaro. Vedi gli urlatori dell’onestà ideologica del diritto, scivolati sulle aderenze mafiose o massoniche, quell’infezione mai estinta tra partiti e movimenti, sin dai tempi del vitello grasso. Questa è storia dei furbetti del sistema Catanzaro, assurdamente latitante nella memoria comune e non nella nostra, che non andrà sui libri come Tangentopoli e nemmeno come la massomafia. Peccato, sembrava appassionante!

E i dottori della legalità e della trasparenza, distribuiti tirchiamente tra i critici fasulli ed intellettuali a contratto, occupanti abusivi e nascosti sotto i banchi sconsacrati della Chiesa locale e dell’associazionismo politico, dove sono? Si faranno vedere? Torneranno a riscoprirsi integerrimi? Avanzeranno le loro analisi per riuscire a dominare la febbre del “virus” della massomafia? Quell’infezione che genera automaticamente – a ciclo infinito – corruzione, individualismo, stupidità al centro del popolo.

Noi questo non lo sappiamo e non volendo apparire come tuttologi, lo lasciamo all’azione della magistratura cittadina guidata dal Procuratore Gratteri. Ci limitiamo a raccogliere i “puntini” che ci vengono mandati, pensiamo ad unirli: con retroscena, approfondimenti e scenari di politica cittadina e regionale, quella che fra un inchino ed un rutto, procede a braccetto con la massomafia. Noi ricominciamo da qui…

Catanzaro è la città della massomafia, quello che ormai da mesi diciamo, insistendo perché non abbiamo paura di alcuna smentita. Il centro del potere ed il luogo degli scambi è il comune di Catanzaro, quello del famoso sistema, all’interno del quale su quello che dovrebbe essere il livello politico non esistono più gruppi o partiti, ma solo e soltanto delle cosche e dei clan in guerra aperta fra di loro.

La maggioranza politica che era uscita dalle urne nel 2017, nata secondo il narrato di Tommaso Brutto nelle intercettazioni di Basso profilo oggi è dilaniata e schierata su fronti opposti. Da un lato c’è la “cosca Tallini” del partito di ‘ndrangheta di Forza Italia che fra indagati interni ed esterni di primo piano o degli ultimi della diligenza, plurindagati, tradimenti, inchieste in corso che partono da lontano come Kyterion, è ormai ai titoli di coda e alla sopravvivenza tramite le bombole d’ossigeno.

Dall’altro c’è l’altra metà della mela, marcia si intende, che si riconosce nella lista di Catanzaro da Vivere il clan dei massoni, quella che fa riferimento al consigliere regionale Baldo Esposito meglio conosciuto per i suoi trascorsi in Fondazione Campanella, ma anche per il presidente del Consiglio comunale, Marco Polimeni, amico ed ex dipendente della Vivere Insieme di Poggi e Parente  (il termine Vivere è caratteristica di garanzia) e quindi complice di alcuni punti interrogativi che gli inquirenti stanno accertando con altre indagini che vedono il comune di Catanzaro sempre in bella vista. Nel mezzo (non del cammino di nostra vita) ci sono le piccole pedine con la cultura delle pulci che si insinuano nella macchina amministrativa e cercano di costruire fortune diffuse, per rispondere alle esigenze della famiglia quella tradizionale, quella ecclesiastica e quella delle obbedienze di loggia. E’ Danilo Russo, assessore al Personale il mediatore fra cielo e terra, figlio prediletto della curia cittadina e cresciuto a Vangelo e santini, elemento di conforto e di presentazione delle necessità delle logge della città.

Siamo stati noi i primi a parlare di una possibile “parentopoli” consumata nel comune di Catanzaro forse per mano di Danilo Russo, quella che ormai è attività di controllo degli inquirenti che negli ultimi giorni hanno provveduto a sequestrare anche la polvere dal settore Servizi Sociali del comune capoluogo di regione. Si capirà così come la cugina dell’assessore Russo, la dottoressa Marino Erminia Marta ha ottenuto il posto di docente di religione nell’asilo comunale Pepe, nominata da parte della curia cittadina all’insegnamento da parte dell’Ufficio diocesano la cui responsabile è la signora Marino Rosaria. Avevamo domandato quali fossero le relazioni fra le persone, l’avevamo chiesto con tutto il garbo possibile difronte a quella che è una violazione, almeno morale, dove la legalità non può essere un terzo incomodo, tanto da addomesticare le procedure di un Ente pubblico alle necessità di privati cittadini. Ma, non abbiamo avuto alcuna risposta, nemmeno balbettata. Intanto quello che è avvenuto è l’attività di privati cittadini, che nel concreto hanno inquinato le attività amministrative del comune di Catanzaro, nel silenzio di chi avrebbe dovuto controllare e nel silenzio imbarazzato ed imbarazzante della curia di Catanzaro, che sa bene di cosa stiamo parlando.

Senza giri di parole anche noi sappiamo, per come è notizia conosciuta nella città di Catanzaro e negli uffici di procura, che la signora Marino Rosaria è la madre dell’assessore Danilo Russo e che la dottoressa Marino Erminia Marta è la cugina dello stesso assessore, figlia del fratello della madre. La profezia è svelata e già questa specie di latrina e di assoggettamento delle istituzioni pubbliche alle necessità private di famiglia, basterebbe per chiedere un chiarimento e la rimozione dell’assessore Russo, se il comune di Catanzaro fosse un’ istituzione trasparente e non il centro della massomafia ed il sindaco Abramo fosse neutrale rispetto ad un’esigenza di legalità, senza fingere di fare il meravigliato della grotta di Betlemme.

Ma così non è, anzi siamo venuti a conoscenza che l’attività di Russo è sistema, per addomesticare le istituzioni pubbliche alle sue esigenze di famiglia. Ci è giunta notizia insieme alla copia di una denuncia già depositata agli organi inquirenti che chiede di conoscere e chiarire le dinamiche dell’attribuzione del punteggio conseguito in graduatoria a seguito della  valutazione dei diplomi della signora Magro Angela, moglie dell’assessore comunale, che per prodigio, certamente divino. ottiene il punteggio necessario ad essere inserita nella graduatoria provinciale di Catanzaro per le supplenze, classe di concorso A044 Tecnologia Tessile, il tutto grazie alla forzata  valutazione di titoli di Diploma e Lauree conseguite in maniera accelerata, secondo quanto esposto in querela.

Sembrerebbe inoltre che all’interno dell’Istituto Tecnico Tecnologico B. Chimirri di Catanzaro, insegni da decenni la “famosa” signora Marino Rosaria, lo stesso Istituto dove ha preso servizio la moglie dell’assessore Russo, la nuora. Fino a qui pure considerando l’immagine negativa di un metodo privatistico, lo stesso usato nel comune di Catanzaro, restiamo nel solco di una vicenda privata. Quello che invece risulta interessante non per noi, ma per quanti hanno depositato le denunce, è l’istituto presso il quale la signora Magro Angela ha conseguito i titoli, in modo veloce e determinante per l’attribuzione dei punteggi in graduatoria. E’ l’Istituto “Accademia FIDIA” di Stefanaconi quello al centro dell’indagine Diacono, quel diplomificio di attestazioni false, tanto che fra gli arrestati e gli indagati c’è anche il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Maria Rita Calvosa.

C’è una sensazione di disonore che investe la città di Catanzaro, quello che ormai si trova anche nelle piccole miserie che Russo rappresenta, quei momenti di preghiera che mancano, nel tradimento morale di una comunità e delle sue istituzioni. Si lavora in segreto, si opera nell’ombra, si fa tutto in discrezione assoluta, in perfetta sintonia con la curia di Catanzaro, con le obbedienze dei fratelli e delle logge e con la prelatura della Santa Croce, l’Opus Dei. Catanzaro per mano degli illuminati che trovano accoglienza nelle istituzioni e nella Chiesa e per la volontà di fanatici della parola di Dio, diventa altare di messe dal sangue misto: la messa nera di un’organizzazione nera alleata della massomafia.

La curia di Catanzaro ed il suo vescovo Vincenzo Bertolone perde su tutta la linea, perde in termini di credibilità nella scelta dei suoi figli prediletti, ma in particolare perde quel valore di insegnamento e di autenticità della parola. L’Opus Dei è un’ associazione molto discussa. Il suo modus operandi assomiglia a quello di una società segreta, le sue ingerenze in politica sono più che palesi, la sua struttura interna repressiva fa pensare a un’organizzazione di pericolosi fanatici pervasi da sadomasochismo. Tant’è vero che il romanziere americano Dan Brown, immaginando un complotto dell’Opus Dei nel cuore del Vaticano, collocò tra le sue file il killer masochista per eccellenza: l’albino Silas.

Bertolone

Danilo Russo è la sintesi delle diverse esigenze, quella delle obbedienze e della segretezza della Chiesa nel territorio catanzarese, che si manifesta con l’occupazione delle istituzioni democratiche. E’ come quel mistero che nel 1982, nel momento in cui era sancito lo scioglimento per legge della loggia di Gelli, l’Opus Dei sia entrata trionfalmente in Vaticano grazie al fatto che Giovanni Paolo II le concesse uno status privilegiato, cioè la Prelatura personale, una sorta di rapporto diretto e non mediato tra l’organizzazione e il pontefice.

La profezia di Basso profilo è la verità della città di Catanzaro dove la pervasione della massoneria è una realtà riconosciuta e, dove i poteri si concentrano e si sintetizzano per scopi quasi personali, in danno di un valore pubblico, quello che è l’insegnamento e la missione, non politica, dell’assessore Danilo Russo. Per capire dobbiamo fare un passo indietro e ritornare alle famose determine dirigenziali del 2018 con le quali trova accoglienza la cugina Marino Erminia Marta come docente dell’istituto comunale per l’Infanzia Pepe, dove il bisogno privato diventa la rappresentazione di quel “fil rouge” che lega la città alla massoneria.

L’avvocato Pietro Marino è il padre della dottoressa Erminia Marta e zio dell’assessore Danilo Russo. Riconosciuto avvocato penalista della città di Catanzaro è oggetto dell’attenzione degli organi di comunicazione nel mese di gennaio 2019, quando da alcuni atti di inchiesta che riguardano l’inchiesta della Procura di Lecce che ha portato all’arresto di due magistrati, Michele Nardi e Antonio Savasta – in passato in servizio alla Procura di Trani (Nardi come gip e Savasta come pm) e che attualmente lavorano a Roma (Nardi come sostituto procuratore e Savasta come giudice) – è arrivata a lambire anche il capoluogo calabrese nel quale Michele Nardi aveva in corso un procedimento per calunnia che la Procura di Lecce aveva trasmesso, a maggio 2016, alla Procura di Catanzaro, come riporta il Corriere della Calabria.

C’è l’esigenza di avvicinare un magistrato per aggiustare un processo, quelle trame vischiose che avvicinano proprio l’avvocato Marino, che non risulterà indagato, ma che invece viene riconosciuto come “fratello” di quelle appartenenze o obbedienze che sono l’elemento più importante, con il tempo, del declino e della influenza della massoneria nelle vita pubblica della città di Catanzaro, come ci ricorda il manuale di Basso profilo, dopo che nel dicembre del 2019, quindi a pochi mesi dell’avvicinamento per addomesticare il Tribunale esplode Rinascita Scott. Tutto quello che era in ipotesi, diventa realtà, emergono gli organigrammi non letti e, ritornano con un impatto devastante le azioni della Dda del capoluogo.

L’avvocato Pietro Marino è Maestro Venerabile della loggia più potente della città di Catanzaro, che si richiama all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia. Molto attento alle frequentazioni e molto attivo nel tessere la sua rete in città, anche attraverso l’appoggio del nipote assessore Russo è diventato punto di riferimento e di collaborazione con Catanzaro da Vivere, la componente massone del comune di Catanzaro di Esposito e Polimeni. Appartenere alla massoneria, non sappiamo quanto deviata, è un vezzo ed un difetto caratteristico della famiglia Marino, nonostante la vicinanza alla curia di Catanzaro ed a quel vincolo, professato e non attuato, di inconciliabilità fra Chiesa e compasso. Ecco perché c’è qualche difficoltà di comprensione – diciamo civica – rispetto al silenzio del vescovo Bertolone, un silenzio che fa molto rumore considerati gli antefatti ed il momento storico della città.

Politica, massoneria ed impegno sociale sono la formula per rendere più appetibile una compressa già di per se indigesta, la massomafia, ma in questo viene in soccorso di Marino e Russo l’associazione Vitambiente, creatura ibrida dietro la quale si schermano gli interessi non narrabili della massomafia diventando biglietto neutro di presentazione. Si stringono accordi e si celebrano comitati etici, sociali e sanitari non solo di dubbia qualità, quanto di dubbia sostenibilità, la stessa che si concilia poco con altre realtà, come la Fondazione Astrea che fà espresso richiamo alle Forze dell’Ordine, alla loro formazione ed a quella dell’avvocatura e del notariato. Massomafia e Legge, un binomio incestuoso, almeno ai tempi di Gratteri.

Ma, il richiamo è più forte e la scalata per avvelenare la cosa pubblica è importante, ogni fratello deve avere la sua postazione, non tanto in quanto fratello di loggia, ma per rispondere ad un principio di inquinamento che può essere anche un valore utile, ma che visti gli ultimi avvenimenti ci riporta a tutti al valore, non certamente positivo, della massomafia. Ecco che tutti sono bravi a tutto e la massoneria si siede anche nelle stanze della Cittadella regionale.

E’ con il professore Ludovico Abenavoli, direttore della scuola di specializzazione in gastroenterologia dell’Università di Catanzaro, che diventa componente del CTS nominato dal presidente facente funzione Spirlì per l’emergenza Covid, che la massoneria siede ai piani alti del potere regionale. Sponsorizzato da chi, non si sa. Ma di certo molto vicino alle logge ed all’avvocato Marino, socio della Vitambiente, la costola ambientalista del GOI e peraltro vicepresidente del collegio circoscrizionale della Calabria del GOI. Sarà forse l’appartenenza che trasforma tutti in virologi, secondo la regola dei social dove ci si sveglia allenatori, medici, giuristi, ma soprattutto figli del grande Fratello, quello con il cappuccio, il grembiule ed il compasso. Catanzaro è la città della massomafia.