Catanzaro, mafia e appalti. Giuseppe Lobello, summit e accordi nella tavernetta del boss Grande Aracri

L’indagine convenzionalmente denominata “Coccodrillo”, scattata l’11 marzo del 2021, diretta dalla Procura Distrettuale di Catanzaro e condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catanzaro, aveva evidenziato un grave quadro indiziario a carico degli imprenditori catanzaresi Antonio Lobello, Giuseppe Lobello,   Daniele Lobello, in ordine a plurimi reati di intestazione fittizia di beni, realizzati attraverso un sistema di società, formalmente intestate a terzi, e tuttavia dagli stessi controllate e gestite, e ciò al fine di sottrarre il proprio patrimonio aziendale all’adozione di prevedibili misure di prevenzione antimafia.

Gli imprenditori nutrivano il concreto timore circa l’adozione di prevedibili misure ablative di prevenzione che riguardassero le società del gruppo, essendo emersi, più volte, a livello giudiziario, i loro rapporti con cosche ‘ndranghetiste, tanto che talune loro società sono state attinte da interdittive antimafia emesse dalla Prefettura di Catanzaro (CAL.BI.IN. S.r.l., CANTIERI EDILI – INIZIATIVA 83 S.r.l. e STRADE SUD S.r.l.).

Le investigazioni, che si sono avvalse anche delle plurime dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e di esiti intercettivi, hanno evidenziato, oltre al legame mantenuto nel tempo dalla famiglia Lobello con il clan Mazzagatti di Oppido Mamertina, anche il rapporto con il clan Arena di Isola Capo Rizzuto e altre cosche del crotonese, tra cui quella riconducibile a Nicolino Grande Aracri. E poi, a meno di due mesi di distanza dall’operazione Coccodrillo, la Dda di Catanzaro è passata all’operazione Scuderia, con la quale ha proceduto al sequestro di beni nei confronti dei Lobello per oltre 200 milioni di euro (http://www.iacchite.blog/catanzaro-blitz-scuderia-sequestro-beni-per-200-milioni-ai-lobello-riciclavano-denaro-per-i-clan/). In due successive fasi, quindi, si è proceduto alla confisca di tutti i beni.

In particolare a Giuseppe Lobello viene contestato di avere svolto, per la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, la funzione di collettore delle estorsioni imposte presso i cantieri edili del catanzarese.

Questa opera di intermediazione e lo stretto legame con gli esponenti della cosca Arena e con altre consorterie operanti sulla fascia ionica-catanzarese, ha garantito alle imprese del Gruppo Lobello una posizione dominante nell’esecuzione di lavori edili e forniture di calcestruzzo su Catanzaro e provincia, nonché la protezione da interferenze estorsive di altri gruppi criminali, quale imprenditore “intoccabile”.

Giuseppe Lobello è stato, per ciò, contestato anche il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, oltre ai reati contestati agli altri suoi congiunti.

“Si è dato un quadro chiaro – aveva affermato il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Vincenzo Capomolla – delle attività che negli ultimi 15-20 anni questo gruppo ha messo in piedi grazie ai rapporti di connessione e di reciproco sostegno con i clan criminali delle province di Crotone, Reggio e Catanzaro. Il fondatore del gruppo, Antonio Lobello, in un primo tempo in prima persona e poi attraverso il figlio Giuseppe, ha rapporti diretti con gli esponenti apicali dei clan calabresi più pericolosi. Questa scelta determina l’acquisizione di un numero formidabile di lavori e un arricchimento patrimoniale ed imprenditoriale elevatissimo, oltre che alla sicurezza nei cantieri”.

Capomolla aveva spiegato che il “Gruppo Lobello” aveva il monopolio assoluto delle forniture di calcestruzzo per grandi opere come la statale 106 sulla costa jonica catanzarese insieme alle imprese di pertinenza dei Mazzagatti e degli Arena. “Lobello – ha sottolineato il procuratore aggiunto – aveva rapporti diretti con personalità come Nicolino Grande Aracri e i capi del clan Arena ed era riuscito a creare il cosiddetto “alone” sul territorio, che gli consentiva di essere riconoscibile come imprenditore di riferimento dei clan più importanti della ‘ndrangheta. Aveva dunque un rapporto paritario con le cosche e così facendo distorceva inevitabilmente il meccanismo del mercato, sottomettendo di fatto anche i lavoratori alle sue dipendenze”.

Nell’ordinanza, poi, vengono ricordati in particolare tutti i rapporti intrattenuti con il boss Nicolino Grande Aracri. 

Si contesta a Giuseppe LOBELLO il concorso esterno nell’associazione di `ndrangheta localmente denominata cosca Arena. A sostegno della contestazione si enfatizzano, in primis, le risultanze dei procedimenti KYTERION, SQUARCIO, p.p. n. 1968/07 RGNR (convenzionalmente denominato MAFIA E APPALTI A CATANZARO), JONNY, ERINNI, GHIBLI e BASSO PROFILO.

L’analisi non può che muovere dalla valorizzazione delle conversazioni che vedono quali diretti interlocutori i boss Nicolino GRANDE ARACRI e Rocco MAZZAGATTI.

Ed invero, nell’ambito dell’operazione KYTERION, emergeva che Giuseppe LOBELLO, a seguito dell’incendio, avvenuto in data 18/03/2012, di un automezzo pesante (beton-pompa) della ditta di inerti LOBELLO di Catanzaro Lido, si rivolgeva a SCARPINO Salvatore, ottenendo, grazie alla sua intermediazione, un incontro con il boss GRANDE ARACRI Nicolino presso la sua abitazione di Cutro.

Nel corso della conversazione ambientale del 16/04/2012, LOBELLO Giuseppe raccontava l’esito dell’incontro.

Siamo entrati là… alla casa sotto… fa: `Piacere Nicola.., siete voi quello della betoniera bruciata?” Io ho detto si… “eh quello che sospettate adesso è andato via”… ha detto… e gli ho detto chi è?… ha detto “GIGLIOTTI che sta insieme con Cannone con quello..”. Ah, gli ho detto io e che va cercando?.., no viene perché ha paura qua là… io gli ho detto bello chiaro Gigliò se c’entri tu è meglio che me lo dici no no…anzi ha detto so che ci tiene Franco per te… che se so che c’entri tu… dice no no non c’entro… “adesso deve venire qua
e mi deve dire le cose come stanno che poi io mi regolo…” (..).

`Non ci conoscevamo penò vedi di te mi hanno tutti parlato bene dice, sempre… con chi ho parlato parlato tutti… c’è Franco che ci tiene sia per lui che per te…” (..) “vieni Con Salvatore no… qualsiasi cosa tramite Salvatore se c’è un problema…”.

Dopo il primo incontro presso l’abitazione del boss, il padre Antonio Lo Bello suggeriva che da quel momento in avanti sarebbe stato opportuno, quale segno di rispetto, informare GRANDE ARACRI dei lavori commissionati al GRUPPO LOBELLO (A: tu no se gelo mandi a dire prima no… noi dobbiamo fare questa operazione (nuovo lavoro da prendere) … loro lo sai conte apprezzano …subito… lo sai come…”).

Nella successiva conversazione del 30.04.2012, LOBELLO Giuseppe
riferiva al padre e al fratello che tale Piero (da identificarsi in Gennaro MELLEA) si era recato in tarda serata presso la sua abitazione per dirgli che “… sanno il discorso” …” e che “… tra un paio di giorni sanno nome e cognome… tutta..”.
L’intervento del GRANDE ARACRI nella vicenda inerente all’incendio del mezzo del LOBELLO, del resto,  veniva da lui stesso ammesso …

A riprova del legame esistente tra l’imprenditore catanzarese e il GRANDE ARACRI le indagini tecniche hanno evidenziato un’altra riunione avvenuta in data 02.10.2012 in casa del boss. Nel corso della conversazione Nicolino GRANDE ARACRI impartiva ordini ai presenti (compreso Pino LOBELLO) dicendo di recarsi presso il villaggio
Eucaliptus di Simen Crichi e prendere contatti con il signor Vinicio…
l riferimento è all’esecuzione di alcuni lavori all’interno del villaggio Eucaliptus che il GRANDE ARACRI voleva accaparrarsi, come risulta evidente dal tono minaccioso utilizzato dal boss. La presenza di Giuseppe LOBELLO in tale riunione non è casuale, avendo i LOBELLO partecipato alla realizzazione del villaggio in questione, tant’è che l’argomento della discussione vette proprio sui lavori edili (prezzo del cemento) oggetto principale dell’attività delle imprese del gruppo LOBELLO

Nicalino è presente in tavernetta con altri uomini. Parla di lavori da eseguire e questioni connesse all’esecuzione di detti lavori, con particolare riferimento al prezzo del cemento. Nicolino dice che devono portare il lavoro a termine ad un prezzo standard e devono mettersi d’accordo ed in relazione ai prezzi del cemento cita LOBELLO.

Ad ulteriore conferma del subentro di GRANDE ARACRI negli affari dei LOBELLO merita
menzione la conversazione acquisita in senso al procedimento SQUARCIO, nel corso della quale, discutendosi di un summit inter-provinciale di ‘ndrangheta (al quale erano presenti anche rappresentanti di una famiglia mafiosa della piana di Gioia Tatuo) tenutosi presso uno degli stabilimenti dei LOBELLO, gli interlocutori ne identificavano la proprietà con quella del clan (…”Ouelli di Rosarno, praticamente, sono andati diretti ad un capannone, da questo LOBELLO che tiene un grande impianto in quelle zone, che appartiene ancora a zio Mico ecompany”…).
Trattasi di elementi indiziari particolarmente eloquenti della contiguità dell’imprenditore ad ambienti mafiosi, atteso che la richiesta di protezione è stata veicolata direttamente al capo indiscusso, che si è attivato personalmente, interloquendo vis a vis con il LOBELLO. Vero è che prima di quel momento i due non si conoscevano direttamente (non ci conoscevamo però vedi di te mi hanno tutti parlato bene dice… sempre… con chi ho parlato parlato tutti in bene… dice… c’è Franco che ci tiene sia per lui che per te). Nondimeno, non sfugge come un incontro con personaggi di tale, conclamata, caratura criminale, presso luoghi
riservatissimi (quali la tavernetta di Nicolino GRANDE ARACRI) sia un elemento particolarmente significativo della posizione del LOBELLO nell’ambiente mafioso e sintomo di una sua spiccata considerazione al suo interno.

Del testo, è lo stesso GRANDE ARACRI, in occasione del primo incontro, ad aver offerto protezione al LOBELLO (GIUSEPPE torna a ripetere le parole di Nicola Salvatore non c’è bisogno che vieni con la gente che ti raccomandarti (incomprensibile).., vieni con Salvatore no… qualsiasi cosa tramite Salvatore se c’è un problema…) e ad averlo coinvolto in riunioni di `ndrangheta tenutesi presso la tavernetta anche successivamente. In cambio, il LOBELLO si dichiarava pronto a retribuire l’interessamento del boss e partecipava,
sotto la regia del boss, all’imposizione dei prezzi di costruzione.