Oggi analizziamo le chiacchiere scritte da Occhiuto sul commercio a Cosenza, nel libro delle vave del 2011 da spacciare agli addetti ai lavori.
Per quel che ci riguarda, a guardare la realtà, quello del commercio a Cosenza è il settore più vessato: sia dalle istituzioni, sia dalla malavita con la richiesta della tangente. Senza contare la netta chiusura delle banche nei loro confronti, che spesso costringe padri di famiglia, che hanno sempre lavorato onestamente e pagato sempre i loro debiti, in un questo grave momento di crisi, a ricorrere agli usurai. Un fenomeno diffusissimo a Cosenza.
Ecco, secondo noi questa categoria, merita più rispetto e attenzione. Non dimentichiamoci che una parte dell’ economia cittadina dipende da loro. Ma leggiamo cosa gli aveva promesso Occhiuto.
IL COMMERCIO
La centralità del comparto commerciale nell’economia della città di Cosenza ha assunto negli anni la caratteristica di vero e proprio settore portante della creazione di ricchezza urbana. Non mancano tuttavia condizioni di crisi e criticità che nel corso delle ultime stagioni amministrative hanno generato allarme e preoccupazione tra gli operatori del settore. Gli interventi qui proposti rappresentano quindi il tentativo di recuperare le principali condizioni di equilibrio strutturale del settore e di definirne, contemporaneamente, percorsi di innovazione e di riequilibrio economico.
Le linee di intervento riguarderanno:
1- L’adozione d’un piano commerciale per le medie e grandi strutture che sia parte integrante e non corpo avulso delle strategia urbanistiche. Al suo interno esso dovrà individuare aree da destinare ai mercatini food e non food praticamente scomparsi dalla città (si pensi alla tradizione persa del vecchio Lungo Crati) nonché aree per il commercio all’ingrosso e per la logistica, affinché la città si riappropri di settori cui ha dovuto malamente rinunciare (servizi di deposito, assistenza automobilistica , concessionari);…
Cari commercianti, è stato adottato in questi ultimi 5 anni il piano commerciale per le medie e grandi strutture, senza essere avulsi dalle strategie urbanistiche? Se ne sapete qualcosa scriveteci. Noi non ne abbiamo notizia.
2 – Il ritorno alla politica delle aperture festive programmate con contestuale individuazione delle aree della città e dei periodi dell’anno in cui potrà operare il regime di liberalizzazione. Ciò in piena sintonia con le normative regionali e nazionali e in sinergia con le valutazioni espresse dal mondo cattolico.
Cari commercianti questa politica delle aperture festive programmate in regime di liberalizzazione c’è stata? La sinergia è stata trovata? E la sintonia? Anche qui informateci. Noi siamo già da tempo in sintonia con il creato.
3 – Rimodulazione delle imposte locali , con particolare riferimento a quelle pagate principalmente dalle attività commerciali e produttive (TARSU-TOSAP-INSEGNE-PUBBLICITA’);
Cari commercianti, a parte quelli di piazza Fera (che come si sa sono disperati) e le due ultime attività vere che sono rimaste al centro storico, siete stati rimodulati? Non penso proprio.
4 – Attuazione d’un piano straordinario contro la micro-criminalità con l’istituzione del “vigile del negozio di quartiere”;
Cari commercianti, avete mai avuto modo di osservare da vicino il vigile del negozio di quartiere? Ogni risposta è scontata.
5 – Ripristino della Consulta sul commercio con diritto di rappresentanza delle associazioni di categoria.
Cari commercianti, vi siete ripristinati con la Consulta sul commercio? E le associazioni di categoria hanno avuto il loro diritto di rappresentanza? Ma di cosa stiamo parlando? Aria fritta.
Occorrerà in sintesi promuovere provvedimenti che agevolano ed aiutano il commercio, l’artigianato e le iniziative imprenditoriali, anche attraverso forme di fiscalità di vantaggio, predisponendo servizi e infrastrutture al sostegno delle stesse.
Cari commercianti siete stati finanziati in qualche modo? Agevolati? Avete avuto predisposti servizi e infrastrutture a vostro sostegno? Sì, nel mondo delle favole, forse.