Cosenza 2016, il vero problema è la giustizia corrotta

Catanzaro: il palazzo della Corte d'appello e procura

Se i nostri politici sono quello che sono, è soprattutto grazie alla concupiscenza con cui si ‘mbruscinianu ai giudici. Che di contro ricambiano alla grande, con altrettanto affetto e libido.

Se il cinghiale è quello che è oggi, sottosegretario all’economia (lui che la nostra economia l’ha devastata), qualcosa di anormale deve per forza esserci. In un paese civile e dedito all’osservanza della legge uguale per tutti, uno come lui avrebbe l’interdizione perpetua ai pubblici uffici. Invece da noi viene promosso.
cinghiale alfano

Chi è Tonino Gentile lo sanno tutti i cosentini: uno che si è fatto con i voti della mafia. Ha sempre intrallazzato, questo è pacifico. Non lo negano neanche i suoi più incalliti sostenitori. Non ha mai fatto niente di legale e per il popolo. Tranne ovviamente per la sua cerchia che lui civa giorno per giorno a muddricheddre.

Eppure da noi è considerato un politico. Una offesa per tutti i politici che per costruire questa nostra disgraziata Repubblica hanno dato la vita. Bisognerebbe avere più rispetto nell’usare la parola “politico”, facendo molta attenzione a chi la si rivolge.

Se non fosse per le coperture di cui gode da sempre nella magistratura a quest’ora sarebbe come minimo in una casa di riposo a scrivere poesie. Una vergogna tutta cosentina.

adamo principe

Stessa cosa per tipi come Nicola Adamo e Madame Fifì. L’unica cosa che gli riesce bene fare è quella di complottare, curtiddriari, congiurare, macchinare, sempre a fin di bene. Il loro. Sono decenni che da questo squallido metodo, traggono profitto personale. Anche loro sono considerati politici.

Anche loro godono, perché hanno accumulato enormi ricchezze (alla faccia nostra), e quindi possono pagare, delle coperture di giudici, poliziotti, e corrotti vari. Ecco perchè, nonostante le conclamate ruberie, che hanno messo in ginocchio la Calabria rubando, oltre che il denaro di tutti, il futuro di migliaia di giovani (pensiamo solo al famigerato “piano telematico”: 409 miliardi delle vecchie lire), l’hanno fatta sempre franca.

madame fifì

A me non serve certo una sentenza, come credo alla stragrande maggioranza dei cosentini, per dire chi sono questi due squallidi personaggi. Che purtroppo continuano a sopravvivere solo grazie ai voti dei loro clienti, e alle coperture giudiziarie. Anche il processo Eolo, dove è chiaro, perché lo dice un imputato del processo, che Nicola Adamo ha a che fare con una grossa tangente (due milioni e 400.000 euro, mica bruscolini), sarà prescritto. E lui potrà ancora una volta vantarsi di essere stato “assolto” (la prescrizione come si sa non è una assoluzione, ma loro diranno così), sempre alla faccia nostra.

I dollari che ha intascato li ha trasferiti all’estero. E tutti vissero felici e contenti. E non è detto, magari, che in questo appattare processi e operazioni di polizia, di cui si parla in questi giorni, non rispunti la sua vomitevole figura come candidato di superamento.

Mario Occhiuto nel 1994
Mario Occhiuto nel 1994

Che dire poi del losco figuro di Occhiuto? Lo sappiamo tutti di quale schifezze si è macchiato in questo lungo quasi quinquennio che ha amministrato la cosa pubblica. Così come tutti conosciamo l’amicizia che lo lega, perché compari di intrallazzi, al procuratore Granieri. Garante unico di tutte le ruberie messe in atto da Occhiuto.

Senza questa copertura l’ex sindaco non avrebbe potuto fare niente. Se ci fosse stato solo uno, e dico uno, PM onesto al tribunale di Cosenza, lo avrebbe fermato subito. Proprio per tutelare la città e i cittadini. Tanto evidenti sono gli abusi e gli illeciti amministrativi perpetrati dalla giunta Occhiuto.

Interi dossier stilati da bravi investigatori, su piazza Fera, tra i rapporti intercorsi tra la cosca Rango/zingari e l’ex sindaco Occhiuto, su diverse truffe e illeciti amministrativi, sistematicamente chiusi in un cassetto, da magistrati corrotti fino all’osso. Indagini svolte dalla Guardia di Finanza per quasi due anni, che bene e oltre ragionevole dubbio hanno documentato tutti gli intrallazzi dell’architetto, cestinate alla grande, in spregio al certosino lavoro degli investigatori. E dopo questo ennesimo abuso di potere della procura di Cosenza, proprio per salvaguardare la loro integrità morale ed etica e la loro dignità di servitori dello stato, i finanzieri si sono rivolti alla DDA.

Ma pare che anche qui le cose stanno esattamente come al tribunale di Cosenza (nella giornata vi aggiorneremo sulla trattativa in corso a Cosenza tra mister X e il prefetto per fermare l’operazione voto di scambio a Cosenza). Della sicurezza dei cittadini non gliene frega niente.

Arrestano ogni tanto qualche spacciatore, per lavarsi la coscienza di fronte ai cittadini, e coprono i veri mafiosi e il vero male della Calabria: i corrotti. Infatti non esistono inchieste sulla corruzione in Calabria e in particolare a Cosenza. Nonostante anche i bambini sanno a che livello è la corruzione da noi.

Allora, come è possibile che siamo una delle città più corrotte d’Italia e non c’è stato mai un arresto, una inchiesta, una indagine che parli di questo? Delle due l’una: o non esiste la corruzione a Cosenza oppure i magistrati sono i primi corrotti. Non si scappa da questo.

Tutti parlano di corruzione in Calabria come il cancro più pericoloso e poi non succede mai niente. Convegni, dibattiti, appelli, manifestazioni, a iosa. Parate infinite di parrucconi, lestofanti ed imbroglioni, travestiti da persone perbene solo per buttarvi sabbia negli occhi. Per farvi credere che lo stato si sta organizzando contro i corrotti e i criminali che si annidano nella pubblica amministrazione, ma poi, come si sa, passato il santo passata la festa.

tribunale

E tutto ritorna a funzionare come sempre: bustarelle, ruberie, corruzione. Che queste cose esistono, nessuno lo può negare a Cosenza. Oramai ci siamo abituati, ci conviviamo. Siamo rassegnati che prima di noi cittadini, viene il benessere e la sistemazione di questi lestofanti, con ogni mezzo necessario. Orami lo fanno anche alla luce del sole. Perché sanno che nessuno li può toccare.

Sono spavaldi e sprezzanti, e non temono niente e nessuno. Neanche la Legge, che da noi non esiste. Se non per i soliti poveri morti di fame che incappano in questa procura marcia e corrotta. Con loro si sfogano, dando pieno seguito al codice penale. Cosa che non fanno con i loro sodali. I loro amici.

Fin quando il cosentino non capirà che il vero problema a Cosenza è il tribunale, non cambierà mai niente. Dobbiamo rivendicare il diritto ad avere una procura efficiente e al servizio del cittadino, non dei ladri. Non bisogna avere paura a gridarglielo in faccia. Perché anche i giudici sono dei dipendenti pubblici ed è la collettività a pagargli lo stipendio. Se non ci sarà una presa di coscienza collettiva su questo, ci ritroveremo di nuovo ad aver a che fare con questi turpi personaggi che continueranno tranquillamente ad amministrare la cosa pubblica come meglio gli aggrada e noi non potremmo più farci niente. Se vi sta bene così, fate voi. Ma poi non vi lamentate.

GdD