Omicidio Bergamini. Londra, Leigham Clinic – luglio 1987: l’aborto della Internò e la zia di Torino

Londra – Leigham Clinic – luglio 1987

Dopo la morte di Donato BERGAMINI, la prima a parlare dell’interruzione volontaria di gravidanza cui si sottopose Isabella INTERNÒ nel luglio del 1987 è stata Donata BERGAMINI, la quale ha riferito tale circostanza quando è stata sentita dal Dott. ABBATE, il 2 dicembre del 1989:
“…sapevo e so che Denis ha intrattenuto una lunga e tormentata relazione sentimentale con Isabella Internò. Nel corso di tale relazione, circa due anni fa, Isabella rimase in stato interessante. La ragazza non intendeva portare avanti la gravidanza e Denis chiese a me di aiutarlo in questo frangente. Insieme ad Isabella venne a casa mia ed io li accompagnai dal
mio ginecologo dr. Esposito che esercita in Lugo di Romagna presso l’ospedale dove si pratica normalmente l’aborto prevista dalla normativa in vigore. Il dr Esposito, questo è il nome del ginecologo, sottopose a visita Isabella, effettuò anche una ecografia e stabilì che ormai la gravidanza era giunta al quinto mese circa e che comunque non rientrava più nei
termini previsti dalla legge.

La ragazza a tale notizia reagì in modo piuttosto vivace affermando comunque che non intendeva portare avanti la gravidanza e che sapeva che esisteva la possibilità di abortire
all’estero. Il dottore, dopo averla invitata alla calma, le fece presente i rischi connessi con un aborto in tali condizioni e la sconsigliò vivamente di pensare a pratiche abortive casalinghe, pericolosissime per la sua incolumità. Denis presente al colloquio disse alla ragazza che la decisione apparteneva solo a lei e che nel caso in cui avesse deciso di tenere il figlio non avrebbe avuta alcuna opposizione di principio. La ragazza mostrò decisa volontà ad abortire. Era il mese di luglio del 1987…”
.
Isabella INTERNÒ il 23 novembre 1989, quando affronta il discorso della relazione con Donato BERGAMINI davanti al Sostituto Procuratore Dott. ABBATE che la sente per la prima volta, tace sulla circostanza dell’aborto. Parlerà di tale episodio il 6 luglio 1990, è lecito supporre su esplicita richiesta dell’Autorità Giudiziaria.

Testualmente le parole della Internò: “…mi è capitato di dover ricorrere alla interruzione volontaria della gravidanza nell’estate del 1988. Sono stata in una clinica di Londra
accompagnata da Denis. Il ragazzo lasciò decidere me non avendo nulla
in contrario a tenere il bambino…”.
Come si vede Isabella INTERNÒ colloca l’interruzione volontaria di gravidanza nell’estate del 1988, ma gli elementi in possesso dimostrano che in realtà tale episodio risale al luglio del 1987: esistono agli atti dichiarazioni che pongono l’episodio dell’aborto al luglio del 1987.
Innanzitutto, come già esposto, la testimonianza di Donata BERGAMINI del 1989, confermate tra l’altro nel 2011, davanti ai Carabinieri del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo di Cosenza: “…mio fratello Denis mi presentò ufficialmente Internò Isabella nel mese di luglio del 1987, sebbene la loro relazione sentimentale risaliva già al 1985…e per l’appunto conobbi personalmente Internò Isabella quando lei venne ad Argenta nel
luglio del 1987 insieme a mio fratello…quel giorno, mio fratello mi chiese di poter contattare il mio ginecologo per far visitare Isabella, perché avevano da poco appreso – stando alle parole di mio fratello – che lei era incinta da oltre cinque mesi, e che lei non se ne era accorta per via di un’irregolarità nel ciclo. Presi contatti telefonici con il Dr. Enzo Esposito di Lugo (RA) e questi la visitò in ospedale nel pomeriggio stesso, visita alla quale sono stata presente sia io che mio fratello, eccezion fatta per l’ecografia; all’esito della visita il Dr. Esposito confermò che Internò Isabella era incinta di cinque mesi e mezzo, ma quest’ultima ribadì nervosamente che quel bimbo non lo voleva assolutamente e che intendeva fermamente abortire nonostante il dissenso opposto dal ginecologo, preannunciando – tra l’altro – che aveva a tal proposito interessato una sua zia (tale Tina) di Torino che, tramite contatti con il partito Radicale, aveva trovato una soluzione per interrompere la gravidanza in una clinica di Londra. Anche durante il tragitto di ritorno a casa Internò Isabella manifestò in modo esagitato l’intenzione di voler abortire, benché mio fratello – a mia domanda su quali fossero i suoi intendimenti – ribadiva in continuazione la seguente frase testuale: <<se il figlio è mio, io lo riconosco. E lo mantengo pure!>>; quando lui pronunciava queste parole la Internò rimaneva ammutolita e, alla mia richiesta se intendevano quindi sposarsi, mio fratello mi rispose di no…feci caso al ‘se’ che lui antepose circa la paternità del feto (e al conseguente silenzio della donna che non replicava in alcun modo) ma non avevo il coraggio di approfondire tale aspetto perché non trovavo le
parole”.

Dalla testimonianza diretta di Donata BERGAMINI si evince che un ruolo importante nell’organizzazione del viaggio in Gran Bretagna e nella individuazione del presidio sanitario ove effettuare l’intervento – la Leigham Clinic di Londra – lo ebbe la zia di Torino di Isabella INTERNÒ, Assunta TREZZI: “…ho saputo che la zia di Isabella, sorella della madre, abitante a Torino aveva reperito l’indirizzo di una clinica inglese anche con l’aiuto di esponenti del partito radicale. Si decise di andare a Londra e così avvenne. Invero io, di mia iniziativa mi ero messa in contatto telefonico con la zia di Isabella alla quale avevo espresso le mie
preoccupazioni per la decisione assunta ed avevo ricevuto in risposta dalla signora l’affermazione che Isabella era troppo giovane ed avrebbe dovuto finire gli studi. Sta comunque di fatto che Denis e Isabella andarono in Inghilterra dove la ragazza abortì. Ho trovato conservato nel portafoglio di Denis un bigliettino su cui è impresso l’indirizzo e il numero di telefono della clinica in cui è avvenuto l’intervento, bigliettino che
consegno a richiesta della S.V…”;

“…intendeva [Isabella INTERNÒ n.d.a.] fermamente abortire nonostante il dissenso opposto dal ginecologo, preannunciando – tra l’altro – che aveva a tal proposito interessato una sua zia (tale Tina) di Torino che, tramite contatti con il partito Radicale, aveva trovato una soluzione per interrompere la gravidanza in una clinica di Londra…rientrati a casa mia, la Internò telefonò a questa sua zia di Torino con la quale parlai anch’io della questione, apprendendo che tratta vasi della sorella della madre; a dire di questa zia, la madre di Internò non sapeva nulla e non doveva mai saperlo, ma che la decisione di abortire era stata già presa, perché – sempre a suo dire – quand’anche Denis fosse stato disposto a
riconoscere e a mantenere il bimbo, il fatto di non sposare Isabella, al sud sarebbe stato recepito come un grave disonore… mi consta personalmente che l’aborto avvenne effettivamente a Londra ma non sono a conoscenza di un eventuale impegno di natura economica da parte di mio fratello Denis per far fronte a questa situazione; preciso però che quando ci venne restituito il portafogli di Denis dopo la sua morte, all’interno dello stesso trovai il biglietto da visita della clinica di Londra, al cui tergo vi era annotato il numero di telefono della zia di Torino della Internò…”

Sentita in merito alla vicenda dell’aborto, Assunta TREZZI durante l’escussione del 15 maggio 2013 ha volutamente minimizzato la partecipazione che ebbe nell’organizzare il viaggio a Londra nel 1987. La donna ha infatti specificato: “…io ho visto dal vivo il calciatore Bergamini una sola volta in occasione del suo viaggio qui a Torino con
mia nipote Isabella…nella vicenda dell’aborto di mia nipote io ho avuto un ruolo marginale, in quanto dovevo coprirla in caso i genitori la cercassero. In quella circostanza io avrei dovuto dire che stavano da me e che in quel momento non c’erano in casa, mentre invece loro erano andati fuori dall’Italia per l’aborto. Precisamente non so dove siano andati ad abortire, credo tra Francia ed Inghilterra, ma so di preciso che andarono con l’aereo. Quando poi l’aborto venne fatto mia nipote mi chiamò al telefono per dirmi che era andata tutto bene…”.

Nel periodo in cui Assunta TREZZI venne ascoltata, la sua utenza telefonica era sottoposta ad intercettazione telefonica, in questo modo si poté constatare che la donna, il giorno dopo il compimento dell’atto, effettuò una serie di telefonate aventi ad oggetto l’interrogatorio che aveva sostenuto, per lei inaspettato dato che non era stato anticipato da alcuna notifica da parte della polizia giudiziaria.
Alle ore 12:12 del 16 maggio 2013 Assunta TREZZI chiama il fratello Giovanni Pietro BENOZZI, alle successive 12:19 contatta l’anziana madre Francesca SICILIANO, alle 14:37 la nipote Catia INTERNÒ e alle 16:19 chiama un’amica, Laura Paola REATO.
Da tutte e quattro le conversazioni risalta la cautela di Assunta TREZZI nel parlare liberamente della vicenda, per giunta la mamma e la nipote la limitano cercando di farla parlare il meno possibile. Quando poi nel pomeriggio conversa con l’amica Laura, la donna smentisce l’amica quando questa le ricorda la sua partecipazione all’organizzazione del
viaggio a Londra, nello specifico l’amica le ricorda l’acquisto dei biglietti…

Assunta TREZZI cerca di accreditare la tesi che, relativamente all’aborto, il suo unico coinvolgimento consisteva nel tenere il gioco alla nipote, nel caso in cui i genitori l’avessero cercata, dicendo che si trovava a casa da loro con BERGAMINI e che in quel momento erano usciti. Inoltre riferisce che in occasione del viaggio a Londra, vide la nipote di passaggio, un solo giorno, quando le raccontò per l’appunto di essere incinta e le chiese di coprirla coi genitori. Isabella INTERNÒ, quel giorno che passò da Torino insieme a BERGAMINI, in buona sostanza avrebbe messo la zia di fronte al fatto compiuto, ossia il viaggio già organizzato nella città di Londra, onde potersi sottoporre a interruzione volontaria di gravidanza in una clinica specializzata.
D’altronde, in merito alla telefonata intercorsa tra lei e Donata BERGAMINI nel luglio del 1987, la TREZZI nel 2013 ha detto: “…forse ho sentito la sorella di Bergamini al telefono, ma non so in che frangente ma sicuramente non per la storia dell’aborto…”.

Sennonché le asserzioni di Assunta TREZZI si scontrano con la puntualità e la precisione del ricordo, conservato nel tempo, di Donata BERGAMINI circa le parole dette da Isabella INTERNÒ dopo la visita dal Dr. ESPOSITO, ovvero che la zia di Torino, ancor prima che la nipote si sottoponesse a visita, sapeva dello stato di gravidanza e della decisione della ragazza di abortire, dato che BERGAMINI non intendeva sposarla.
La zia di Torino aveva quindi reperito l’indirizzo di una clinica di Londra, ove si praticava l’aborto oltre i termini legali previsti dalla normativa italiana: <<…ho saputo che la zia di Isabella, sorella della madre, abitante a Torino aveva reperito l’indirizzo di una clinica inglese anche con l’aiuto di esponenti del partito radicale…>>;
<<…aveva a tal proposito interessato una sua zia (tale Tina) di Torino che, tramite contatti con il partito Radicale, aveva trovato una soluzione per interrompere la gravidanza in una clinica di Londra…>>.

Circa il contenuto della telefonata intercorsa con questa zia di Torino di Isabella INTERNÒ, Donata BERGAMINI ha detto: <<di mia iniziativa mi ero messa in contatto telefonico con la zia di Isabella alla quale avevo espresso le mie preoccupazioni per la decisione assunta ed avevo ricevuto in risposta dalla signora l’affermazione che Isabella era troppo giovane
ed avrebbe dovuto finire gli studi>> e ancora nel 2011 <<rientrati a casa mia, la Internò telefonò a questa sua zia di Torino con la quale parlai anch’io della questione, apprendendo che trattavasi della sorella della madre; a dire di questa zia, la madre di Internò non sapeva nulla e non doveva mai saperlo, ma che la decisione di abortire era stata già presa, perché – sempre a suo dire – quand’anche Denis fosse stato disposto a riconoscere e a mantenere il bimbo, il fatto di non sposare Isabella, al sud sarebbe stato recepito come un grave disonore>>.

Ma sono le stesse parole di Isabella INTERNÒ affidate ad una lettera che scrive a Donato BERGAMINI il 3 agosto del 1987, qualche giorno dopo il viaggio a Londra, a screditare la ricostruzione dei fatti di Assunta TREZZI la quale, nel tentativo di alleggerire il suo contributo nella predisposizione del viaggio nella capitale britannica, quando l’amica Laura
le aveva ricordato che fu lei ad occuparsi dell’acquisto dei biglietti aerei, perché “giù” ossia in Calabria c’erano state delle difficoltà, la TREZZI aveva argomentato dicendo che avevano fatto tutto loro (Donato BERGAMINI e Isabella INTERNÒ) e che la nipote si era fermata solo un giorno da lei, di passaggio, insieme a BERGAMINI.

Diversamente da quanto dichiarato da Assunta TREZZI, Isabella INTERNÒ quel 3 agosto
del 1987 scrive al calciatore: <<…Non credo l’ora di vederti perché mi manchi tanto, specialmente quando penso a tutti quei giorni che abbiamo trascorso insieme a casa di zia ed abbiamo dormito insieme…>> per poi concludere <<…saluti da zio Claudio e da zia Tina…>>.
È inevitabile che Isabella INTERNÒ, quando parla di <<tutti quei giorni che abbiamo trascorso insieme a casa di zia ed abbiamo dormito insieme>> si riferisce alla sua permanenza a Torino insieme a Donato BERGAMINI, entrambi ospiti della zia, in occasione del viaggio a Londra nel mese di luglio del 1987.

Tiziana ROTA, amica di Isabella INTERNÒ, alla quale la donna invero confidò dopo qualche tempo l’avvenuto aborto, ha così riferito in merito a quel che le disse la stessa Isabella INTERNÒ: “…Denis aveva intenzione di riconoscere il nascituro ma non di sposarla, almeno in quel momento, per questo lei aveva preso la decisione di abortire, cosa che poi
effettivamente fece per quel che mi disse in Inghilterra con l’aiuto della zia di Torino, che non ho mai conosciuto, sorella della madre e che Denis aveva pensato alle spese…” .
Pur tuttavia, si ritiene credibile Assunta TREZZI quando riferisce di non aver mai rivelato ad alcuno l’episodio dell’aborto: “…io della vicenda dell’aborto non ho mai parlato con nessuno per mantenere il giuramento fatto a mia nipote, quindi non so se mia sorella ne sia venuta a conoscenza…”.

Sono tanti e diversi gli indizi che fanno propendere, ragionevolmente, che Assunta TREZZI non ha rivelato alla sorella, ovvero a Concetta TENUTA mamma di Isabella INTERNÒ, l’interruzione volontaria di gravidanza alla quale si era sottoposta quest’ultima, nel luglio del 1987, e ciò in virtù del fatto che l’aborto doveva essere un segreto fra lei e la nipote. E sebbene quando sentita abbia dichiarato di non sapere se la sorella ne fosse venuta a conoscenza, la TREZZI in realtà credeva che Concetta TENUTA fosse ancora all’oscuro dell’intera vicenda.

Dopo l’escussione del 15 maggio 2013, Assunta TREZZI è particolarmente agitata e preoccupata per le risposte fornite alle domande che le avevano fatto gli inquirenti. Al fine di trovare conforto e rassicurazioni, il giorno dopo l’escussione effettua una serie di telefonate: al fratello Giovanni Pietro BENOZZI, alla mamma Francesca SICILIANO
e alla nipote Catia INTERNÒ. Mentre parla con quest’ultima è chiaro il riferimento che TREZZI fa all’episodio dell’aborto del luglio 1987: <<…e in più di quell’altra cosa…che ho detto sì però io…non so dove…dove sono andati non so…eee…erano consapevoli…>>.
Catia INTERNÒ le chiede se anche alla nonna, ma la TREZZI non la lascia finire di parlare e risponde: <<…no…nonna non sapeva niente…>>, al che Catia INTERNÒ finisce la domanda: <<anche a nonna hanno sentito?…>> e la zia conferma l’avvenuta escussione di Francesca SICILIANO.

Dopo lo scambio di qualche altra battuta con la Catia INTERNÒ – sempre più preoccupata di frenare la prolissità della zia – Assunta TREZZI, riferendosi nuovamente all’aborto dice <<…e questa cosa qua…la sapevo solo io…punto…io non sapevo se dirla o meno…di sta cosa…perché…>>.
Il contenuto della telefonata che intercorre, dopo qualche ora da quella con Catia INTERNÒ, fra Assunta TREZZI e l’amica Laura Paola REATO, rafforza la conclusione sopra raggiunta, ossia che TREZZI quantunque abbia dichiarato <<…non so se mia sorella ne sia venuta a
conoscenza…>>, in verità era convinta che la sorella, ancora nel 2013, non era al corrente
dell’aborto:

Innanzitutto, si è già avuto modo di constatare che Assunta TREZZI cerca di accreditare la tesi di un suo ruolo marginale nell’organizzazione del viaggio a Londra e nella individuazione della struttura sanitaria ove poter praticare l’aborto. La donna cerca di far credere che il tutto sia stato deciso e organizzato dalla nipote e da Donato BERGAMINI. È chiaro che Assunta TREZZI, sebbene a distanza di tanti anni, ha paura della possibile
reazione della sorella, Concetta TENUTA. La donna è cosciente del fatto che stante gli sviluppi dell’indagine, la sorella, fino a quel momento ignara, prima o poi avrebbe saputo dell’aborto e del suo coinvolgimento. Ora, un conto era spiegare di essersi trovata di fronte ad una scelta già presa dalla nipote, ben diversa cosa sarebbe stata dare una spiegazione e una giustificazione del fatto di aver partecipato in maniera fattiva all’organizzazione del viaggio a Londra e dell’evento in sé.
In secondo luogo, se Assunta TREZZI avesse solo fatto finta di ritenere che Concetta TENUTA era all’oscuro dell’aborto, invece di telefonare alla nipote, dopo la deposizione del 15 maggio 2013, cercando di farle sapere che aveva dovuto riferire anche in merito <<a quell’altra cosa>>, avrebbe potuto contattare la sorella, ma non lo fa, preferisce invece
chiamare la nipote Catia.

D’altronde Assunta TREZZI a priori scarta l’ipotesi di informare la sorella, Concetta TENUTA: quando alle 12:19 del 16 maggio 2013 parla con la mamma, la quale le chiede se avesse <<chiamato a Cettina per caso?>>, ossia a Concetta TENUTA, la TREZZI risponde con un categorico <<no>>. E alla raccomandazione di Francesca SICILIANO di non chiamarla, Assunta TREZZI dice <<no no no no no no no no…infatti…eh…infatti…mmm…no so…come faremo non lo so…ma comunque era…era…>>. E di nuovo alla mamma che la invita a <<…non parlarne>>, sicuramente riferito all’aborto, TREZZI risponde: <<…scusa
mamma….mmm…non è che….mi hanno chia…convocato…boh…gli ho detto quello che sapevo e punto…punto e basta…cioè…non è che…io non ho più nien…mmm…niente da nascondere…>>.
È logico ritenere che quando Assunta TREZZI dice <<…io non ho più nien…mmm…niente da nascondere…>> faccia riferimento all’episodio dell’interruzione volontaria di gravidanza della nipote, evento che aveva nascosto ai parenti in Calabria, per tener fede al giuramento fatto ad Isabella INTERNÒ.
Altra circostanza dalla quale si può desumere che sinceramente Assunta TREZZI riteneva Concetta TENUTA ignara dell’aborto è una conversazione ambientale captata tra Isabella INTERNÒ e la sorella Catia.

La conversazione ambientale in argomento  si svolge il 16 maggio 2013 inizialmente alla presenza anche di Luciano CONTE e ha come incipit la telefonata che Assunta TREZZI ha appena fatto alla nipote Catia per informarla dell’avvenuta escussione sua e della madre, Francesca SICILIANO.
A parte la preoccupazione manifestata da Luciano CONTE su ciò che Assunta TREZZI abbia potuto riferire sia durante l’escussione che nel corso della telefonata intercorsa con Catia INTERNÒ, il passaggio fondamentale è la conversazione che intercorre tra le due sorelle, Catia e Isabella INTERNÒ, una volta che il CONTE scende dall’auto.

Da premettere che quando Luciano CONTE si mostrava allarmato per le dichiarazioni rese da Assunta TREZZI, Isabella INTERNÒ più di una volta è intervenuta dicendo: <<ma a parte quello non c’era nient’altro che lei poteva…cioè che…che…>>, <<ma di altre cose, che ha potuto…>>.
È palese che Isabella INTERNÒ si riferisce all’episodio dell’aborto del luglio 1987.

Ma ancor prima, quando Catia spiega quello che la zia le ha detto in merito alle domande rivoltele, c’è una frase di Isabella INTERNÒ che fa ritenere esatto ipotizzare che nel luglio del 1987, quando decise di sottoporsi ad interruzione volontaria di gravidanza, i suoi familiari più stretti non ne fossero a conoscenza. Dice Catia INTERNÒ <<gli chiedevano se tu eri andata da lei…se tu sei stata a Torino…>>, Isabella INTERNÒ risponde <<era una cosa che non sapevate nessuno Cà…>> e Catia INTERNÒ in accordo con la sorella sul fatto che non sapevano dice <<no…>> e continua affermando <<…infatti io non capivo perché zia Tina mi diceva “mi chiedevano di quando lei è venuta a Torino…se”…e io facevo “sì sì” e pensavo che lei faceva magari…e gli ho detto…gli dicevo… “sì”….ha confermato quello che… >>.
Introducendo a questo punto una digressione dal colloquio tra Catia e Isabella INTERNÒ, va nuovamente menzionato un passaggio della deposizione resa nel 2018, davanti al Procuratore Capo di Castrovillari Dott. Eugenio FACCIOLLA, da Sergio GALEAZZI, ovvero quando costui parla della confidenza fattagli da Donato BERGAMINI in merito all’avvenuto aborto praticato dalla INTERNÒ: “…mi raccontò…eravamo io e lui, e mi disse che aveva fatto…perché ci raccontavamo dell’estate…<<dove sei stato e dove non sei stato…>>, e lui mi ha raccontato dov’era stato, e mi disse che era stato in Inghilterra, a Londra se non sbaglio, in questa clinica…e lui mi raccontò questo fatto che sapeva solo la zia, mi ricordo anche che forse l’unica che era…o che aveva organizzato..”.

Anche Michele PADOVANO, nel 2012, ricorda che BERGAMINI gli disse che i genitori della INTERNÒ erano ignari, al momento dell’accaduto, che la figlia aveva abortito. PADOVANO riceve la confidenza di Donato BERGAMINI un mese prima della morte: “…proprio in una di queste chiacchierate, in particolare in una occasione avvenuta circa un mese prima della sua morte, lui mi confidò che tempo prima aveva fatto abortire la Internò portandola in Inghilterra, all’insaputa dei genitori della predetta…”.
Michele PADOVANO ha confermato questa circostanza il 15 giugno del 2018 quando è stato ascoltato dal Procuratore Capo Dott. Eugenio FACCIOLLA.

Continuando nella conversazione tra Catia e Isabella INTERNÒ del 16 maggio 2013, ad un certo punto Isabella raccomanda alla sorella di non parlarne con la mamma <<…ma ohi Cà…non parlare nemmeno con mamma di questa cosa perché è una cosa troppo…>> .
Se veramente Concetta TENUTA fosse stata ignara dell’aborto, Isabella INTERNÒ non avrebbe raccomandato alla sorella di non parlarne con la mamma, anzi al contrario si imponeva necessariamente di rendere edotta la mamma della circostanza e questo per un motivo logico: la zia Assunta TREZZI aveva tempestivamente comunicato che chi stava
investigando era a conoscenza dell’aborto e poneva, sul caso, specifiche e dettagliate domande, allora se Concetta TENUTA non avesse avuto coscienza dell’aborto, sarebbe stato necessario per Isabella INTERNÒ metterla al corrente di tale circostanza per evitare che la madre, in sede di escussione due giorni più tardi, si potesse trovare di fronte ad una verità
inaspettata e sconvolgente, che avrebbe potuto provocare in lei agitazione e confusione, facendole correre il rischio di rivelare cose inopportune e inappropriate.

Semmai la preoccupazione dimostrata da Isabella INTERNÒ con la sorella (di non dire nulla alla madre della conversazione avuta con la zia Assunta TREZZI) era di non allarmare Concetta TENUTA, raccontandole dell’escussione della zia a Torino e del fatto che oggetto principale della deposizione era stato l’episodio dell’aborto. Non dobbiamo a tal senso
sottovalutare il fatto che a distanza di soli due giorni Concetta TENUTA avrebbe dovuto sostenere l’escussione a Castrovillari, ed era quindi necessario mantenere tranquilla la donna e non farla agitare facendole sapere che chi stava investigando era al corrente dell’aborto, del coinvolgimento della zia Assunta TREZZI e di altri particolari come il
nome della clinica e il luogo ove ubicata.

Era necessario mantenere Concetta TENUTA tranquilla e serena perché di lì a due giorni avrebbe dovuto sostenere la tesi accordata evidentemente con la figlia e con Luciano CONTE, ovvero che lei non aveva avuto notizia dell’aborto, in passato, e ne era ancora ignara.

Riprendendo il filo della conversazione del 16 maggio 2013, allorquando Isabella e Catia INTERNÒ restano da sole in auto, il colloquio acquista ancor più valore probante, perché Isabella INTERNÒ chiede alla sorella se la zia, con la deposizione resa il giorno prima, avesse potuto ‘ingarbugliare’ altre cose. Isabella INTERNÒ continua dicendo: <<…proprio…pure a quel…e va beh…ohi Cà…eh…eh… che Luciano dice…eh! È la verità! (parlando a bassa voce) e mo a lei le dico…<<eh – eh…io ce l’ho dovuto dire a Catia mo, perché loro non sapevano niente…>>…e lo sai che sopra a quello Cà! Solo sopra a questo la potevano sentire…>>.

Isabella INTERNÒ fa riferimento al fatto di dover parlare con lei, ovvero con la zia Assunta TREZZI, e raccontarle che a Catia aveva dovuto dire dell’aborto e farle credere che glielo aveva detto in quel momento <<mo>> e non in precedenza, perché loro prima non sapevano niente.
Isabella INTERNÒ era consapevole, dalla conversazione tenuta tra Assunta TREZZI e la sorella Catia, che la zia ormai aveva capito che la nipote Catia era al corrente dell’aborto e quindi doveva in un certo senso giustificarsi con la zia, giacché le aveva sempre fatto credere che i familiari, in Calabria, non fossero stati informati.
In questo passaggio della conversazione non ci sono dubbi che Isabella INTERNÒ si stia riferendo alla zia Assunta TREZZI. Infatti dopo aver detto alla sorella <<…e mo a lei le dico…<<eh – eh…io ce l’ho dovuto dire a Catia mo, perché loro non sapevano niente…>>, Isabella aggiunge che solo “sopra a questo la potevano sentire”.

La persona che era stata sentita pochi giorni prima era la zia di Torino Assunta TREZZI, la
quale poteva essere sentita solo sull’episodio dell’aborto. Vale la pena far emergere come allo stesso modo si espresse Assunta TREZZI allorquando parlando con la mamma Francesca SICILIANO, il giorno dopo la deposizione, aveva fatto presente che le avevano chiesto di quella cosa, ovvero dell’aborto, e sottolinea il fatto di aver detto agli inquirenti tutto quello che sapeva e che non aveva più nulla da nascondere <<…gli ho detto quello che sapevo e punto…punto e basta…cioè…non è che…io non ho più nien…mmm…niente da nascondere…>>.

Ritornando all’interessante conversazione tra Isabella e Catia INTERNÒ, quest’ultima fa riferimento alla famiglia che ha aiutata Isabella e dice: <<…perché loro sono sicuri che (inc.) con la famiglia perché ti aveva aiutato per questo fatto, è questo che ti possono portare a te…hai capito a che si stanno attaccando?…>>. Al che risponde Isabella
INTERNÒ: <<…e questo lo sai come te lo smonta un avvocato con i coglioni?…>>.

È evidente il riferimento all’aborto del luglio 1987 poiché subito dopo Isabella INTERNÒ dice che lei non è stata bugiarda perché lei lo aveva detto al Procuratore. La donna fa riferimento alla deposizione del 6 luglio del 1990 quando aveva riferito al Dott. Ottavio ABBATE dell’interruzione volontaria di gravidanza praticata nella città di Londra.
Si può sostenere che quando Catia INTERNÒ parla della famiglia che aveva aiutata la sorella, si stava riferendo alla zia Assunta TREZZI e quindi al fatto che l’aborto era stata una faccenda risolta all’interno della famiglia della mamma. Poiché era stata la famiglia della mamma ad averla aiutata, secondo Catia, ciò stava portando gli investigatori ad Isabella, nel senso che evidentemente non era credibile che i loro genitori non avessero mai saputo nulla dell’interruzione volontaria di gravidanza.

Isabella INTERNÒ controbatte alla sorella e dice: <<…e va beh…lo capiscono, dice… “la mamma non sa…” non gli puoi dire niente…>>.
Risponde Catia INTERNÒ: <<…(inc.) e chi ti difende su una cosa del genere? Chi ti difende sopra a questo? Vedi se uno è fesso…(inc.)…>>.
Isabella INTERNÒ insiste sul fatto che pure se lo capiscono, bisogna sostenere la tesi che “la mamma non sa” e non si può dire niente; la sorella è più realistica e intuendo che tale assunto non è molto credibile, le chiede chi l’avrebbe potuta difendere su una cosa del genere.

Ci si è soffermati lungamente e ampiamente sulla questione inerente la consapevolezza dei genitori di Isabella INTERNÒ dell’interruzione volontaria di gravidanza cui si sottopose la figlia nel luglio del 1987, perché gli indizi raccolti, largamente discussi in precedenza, consentono di arrivare ad una precisa interpretazione e cioè che per Isabella INTERNÒ è
determinante mantenere la tesi, finanche con i parenti di Torino, che la mamma non ha mai saputo nulla circa l’episodio dell’aborto.
Riprendendo la deposizione di Sandra Maria PUGLIANO, cognata di Concetta TENUTA e di Assunta TREZZI per averne sposato il fratello, si osserva che i parenti di Torino di Isabella INTERNÒ sono effettivamente convinti che Concetta TENUTA e il marito non abbiano mai saputo nulla dell’aborto. La donna ha infatti riferito: “…sono a conoscenza del fatto che
all’epoca mia cognata Tenuta Concetta e il marito non sapessero nulla dell’aborto. Anzi posso dire che ancora oggi mia cognata ritiene che la vicenda dell’aborto sia una finzione giornalistica…”… Ma torneremo ad occuparci della signora Concetta Tenuta in Internò. A presto.