Non sono passate nemmeno ventiquattrore e già si sente la puzza di bruciato. Strega Amalia Bruno Bossio ha sbattuto il sedere per terra pesantemente, l’orizzonte minaccia tempesta per i possibili ricorsi di incandidabilità e di ineleggibilità che i suoi ex amici di cordata stanno già scrivendo, giusto per farla sgombrare dall’emiciclo di Palazzo Campanella con la sua borsa di vetrini, pozioni magiche e truffe.
Il rischio è altissimo ed il campo è minato ad ogni suo passo, nessuno può e vuole difendere la posizione di Amalia Bruni, il cui sterminato ego l’ha condannata ad essere dimenticata ancora prima che possa vestire il camice di “curatrice” dei quasi due milioni di calabresi. In verità i calabresi, per quanto derelitti, stanno tirando un sospiro di sollievo perché stanno salvando la carrozzeria da cure che hanno il sapore della strage, una specie di moria diffusa tanto da fare arrossire il virus del Covid.
E’ bastato seguire il flusso del denaro, leggere quattro carte e rimetterle in ordine per avere scatenato un terremoto, in quelle stanze dell’Asp di Catanzaro che sono da sempre il covo dei complici di Lady truffa, ma che questa volta hanno capito di rischiare non tanto il posto di lavoro, visto che in Italia nessuno lo perde pure imbrogliando o rubando, quanto ricevere una visita della Guardia di Finanza a cui rendere una spiegazione che traballa da tutte le parti e che consolida il nostro pensiero ed una narrazione che da tempo stiamo mettendo in piedi.
Silenzio ed omertà avrebbero garantito ad Amalia Bruni ed ai suoi complici dell’ARN Onlus, i ladroni di Lamezia, di farla franca, e di continuare a rubare i soldi dei contribuenti calabresi su un atto, la Determina dirigenziale n. 5359 del 29 ottobre 2021 (https://www.iacchite.blog/amalia-e-le-sue-truffe-ecco-la-determina-che-canta-500-000-euro-in-tre-anni-e-soldi-in-tasca-in-aspettativa/), che appare palesemente un “falso” in atto pubblico perché controfirmato proprio da Lady truffa, che a quella data era in “aspettativa” non retribuita.
Sarà certamente un nostro difetto ma siamo abituati a mettere il naso nelle carte, a capire dove inizia e dove finisce il metodo truffaldino che da sempre è la caratteristica dell’Asp di Catanzaro dove gli attori sono sempre gli stessi, quelli che fanno dei giri larghi e sempre ritornano alla cassa, nonostante nel tempo siano rimasti vittime della carta moschicida della Procura di Catanzaro. Questo è il panorama ed il materiale criminale dell’Asp di Catanzaro che nemmeno i “prefetti di ferro”, quelli che troppo presto si sono assuefatti al sistema facendo caccia alle farfalle, sono riusciti a sterminare, forse perché sono arrivati con un bagaglio personale inquinato e così si sono ritrovati in famiglia, fra indagati, condannati e malfattori conclamati. Questa volta gli è andata male!
La colpa è nostra e ce ne assumiamo fino in fondo tutte le responsabilità perché abbiamo messo col sedere al vento Amalia Bruni, la Lady truffa della sanità calabrese, il cui Centro Regionale di Neurogenetica è un covo di banditi che speculano sulle tasche dei calabresi e sulla malattia. Ieri è stato un sabato di passione a Catanzaro negli uffici dell’Asp e qualcuno è rimasto disturbato perché il giochino è franato e tutti si sono ritrovati in un Monopoli pericoloso, confinati nel Vicolo stretto.
Gli “amichetti” di Lady truffa sono sempre gli stessi e rispondono a quel cliché che ha inquinato la sanità catanzarese, dove tutti sono figliocci e tirapiedi di quel dott. Maurizio Rocca recentemente condannato dalla Corte dei Conti proprio per l’operazione “Stop and go” che ha disvelato la truffa sugli anziani, quel progetto che si presentava come una evoluzione strategica, il CCM (Chronic Care Model), dove anche Amalia Bruni ha fatto la scarpetta. Tutti amici e complici che aprono le porte dell’Asp locale agli avvoltoi della sanità, gli amici degli amici e ovviamente non poteva mancare nella narrazione e nelle firme il dott. Luciano Manfredi, l’attuale direttore del distretto sanitario di Lamezia Terme, l’uomo dei pasticcini mattutini, quelli che quotidianamente recapita al suo mentore e protettore Maurizio Rocca.
Il guaio è fatto e se il procuratore Nicola Gratteri si affretta li troverà tutti arrampicati insieme a Lady truffa come gli orsacchiotti sul barattolo del miele. Il clima è rovente e fra un sacchetto di sabbia ed un elmetto da combattimento, stanno pensando a ritirare la Determina “esplosiva” con la formula della revoca in autotutela, giusto per annacquare il reato di falso. Al momento il risultato è 1 a 0, palla al centro.
Amalia Bruni ed i banditi di famiglia dell’ARN Onlus sono sepolti dall’immondizia, mentre i loro complici dell’Asp di Catanzaro possono ben sperare che qualcuno li vada a trovare. Noi aspettiamo ed osserviamo.