Catanzaro, i tentacoli della cosca sulla sanità. “Perri ha consapevolmente favorito il gruppo Putrino”

Peppino Perri

I gruppi imprenditoriali Putrino e Rocca sono «tentacoli» dei clan, attraverso di loro è stato imposto «il monopolio» della famiglia “Iannazzo-Cannizzaro-Daponte”, nel settore delle imprese funebri e dei servizi di assistenza sanitaria. È quanto scrive il gup Paola Ciriaco nelle motivazioni della sentenza scaturita dall’inchiesta Quinta Bolgia che portò allo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’Asp.

Imprese delle cosche

Il giudice ha confermato l’accusa di associazione mafiosa per gli imprenditori ritenuti espressione della consorteria lametina. Secondo quanto si legge nelle oltre 90 pagine di motivazioni «i Putrino ed i Rocca, hanno senza dubbio finanziato le proprie attività economiche per mezzo dei proventi derivanti dai delitti commessi nell’interesse del sodalizio criminale, mediante la forza di intimidazione promanante dal vincolo associativo che si è concretizzata nella realizzazione del delitto di illecita concorrenza con violenza e minaccia; e non v’è dubbio altresì che le imprese di riferimento siano destinate a prevalere, nel territorio di insediamento, sulle altre che offrano beni o servizi analoghi». Il giudice conferma come interi reparti dell’ospedale di Lamezia Terme fossero tenuti in ostaggio dagli uomini dei due gruppi imprenditoriali. «Intimidendo sia i dipendenti ospedalieri che i dipendenti delle altre imprese – scrive il gup – i due sottogruppi di ’ndrangheta Putrino e Rocca hanno attuato quella forma di concorrenza sleale “impeditiva” dell’altrui concorrenza con violenza o minaccia, anche implicita, in virtù della caratura criminale dei propri dipendenti, idonea a falsare il mercato delle onoranze funebri e assistenza sanitaria derivante dall’indotto dell’ospedale di Lamezia Terme, principale fonte di reddito per tale settore, dalla quale scaturiscono ingenti profitti economici».

Le mani sugli appalti

Secondo il giudice Ciriaco “non v’è dubbio” sul fatto che gli imputati avrebbero cercato di avvicinare i vertici dell’Asp per “incidere” sull’imminente pubblicazione di un bando di gara che avrebbe potuto porre fine alle sistematiche proroghe del servizio in favore delle imprese di Putrino nel settore delle ambulanze su chiamata. Ma anche se le intercettazioni e le attività investigative hanno fatto emergere la fibrillazione all’interno dei gruppi, secondo il giudice “l’ipotesi investigativa è rimasta del tutto indimostrata”. Nelle motivazioni si spiega che sono stati registrati “tentativi, riusciti e non, di avvicinamento dei vertici dell’Asp in vista di ipotizzati accordi dall’oggetto non meglio individuato”. Eppure non è emerso “se gli accordi fossero finalizzati ad ottenere l’affidamento diretto del servizio ovvero a condizionare il contenuto del bando di gara in danno delle imprese concorrenti o ancora al fine di ottenere la proroga del servizio per come già affidato nelle more dell’espletamento della gara”. In difetto degli elementi costitutivi del delitto in contestazione, discende l’assoluzione di tutti gli imputati perché il fatto non sussiste”.

Il ruolo dei vertici dell’Asp

Tra le persone condannate spicca l’ex direttore generale dell’Asp Giuseppe Perri, condannato a 9 mesi per abuso d’ufficio (mentre è caduta l’aggravante mafiosa). Il giudice evidenzia che per 5 anni Putrino ha beneficiato di proroghe per l’assegnazione del servizio ambulanze. “Non v’è dubbio che i dirigenti pubblici – in questo caso il Perri – abbiano intenzionalmente concorso nella violazione delle disposizioni di legge poste a presidio della scelta del contraente individuando illegittimamente la Croce Rosa di Putrino quale affidataria di un servizio pubblico senza attivare nessuna procedura pubblica”.

Perri, scrive il gip, “si è astenuto dal porre in essere tutti gli atti necessari diretti alla cessazione della situazione di illegittimità”. Stando a quanto si legge nelle motivazioni Perri avrebbe agito “con il chiaro consapevole intento di favorire i Putrino”. Lo dimostrerebbero le attività investigative condotte dalla Finanza e alcune intercettazioni che “evidenziano la certezza e la tranquillità in capo ai Putrino di poter contare sull’appoggio del Perri”. Per il gup però è da escludere che l’ex dg dell’Asp abbia agito per favorire i clan lametini: “Il dirigente era sicuramente al corrente della prepotenza imprenditoriale e delle illegittimità commesse dal Putrino ma ciò non è sufficiente per desumerne la finalità agevolativa della sua azione”… Fonte: Gazzetta del Sud