Cosenza, appalti alle ditte amiche: il porto delle nebbie assolve tutti i corrotti

Dopo lo schiaffo di piazza Fera, il porto delle nebbie di Cosenza assesta un altro fendente “massomafioso” al procuratore Gratteri e assolve clamorosamente tutti i nove imputati nel processo per gli appalti “spezzatino” per il cartello delle ditte amiche dell’ornai ex sindaco Occhiuto. Si tratta di: Antonio Scarpelli, Francesco Amendola, Antonio Amato, Arturo Bartucci, Carlo Pecoraro, Francesco Rubino, Francesca Filice, Michele Fernandez, Pasquale Perri, Giuseppe Sasso. Le indagini avevano scoperto un sistena collaudato che vedeva in combutta dirigenti comunali e imprenditori. Centinaia di determine farlocche e di soldi pubblici letteralmente sperperati sono state ritenute non credibili dalla signora giudice Carmen Ciarcia ovvero la stessa giudice che ha ritenuto inutilizzabili le intercettazioni per il processo su piazza Fera, in perfetto stile porto delle nebbie.

I dieci indagati erano stati rinviati a giudizio il 22 marzo del 2019 e l’inchiesta era partita dall’ormai ex procuratore aggiunto Marisa Manzini. Era stata proprio lei a chiedere e ottenere il rinvio a giudizio per dirigenti comunali e imprenditori per la famosa inchiesta sulle ditte amiche di Occhiuto, i famigerati “appalti spezzatino”. È stato il Gip del Tribunale di Cosenza, la dottoressa Letizia Benigno, a convocare davanti la Corte, per giorno 9 luglio, dirigenti e imprenditori, accusati dalla procura dei reati di corruzione e abuso di ufficio.

Nel corso di questi tre anni il porto delle nebbie è riuscito a insabbiare tutto: persino i celeberrimi appalti per le luminarie, concessi alla Med Labor di Antonio Scarpelli dall’ingegnere Carlo Pecoraro. E tutti i milioni elargiti a piene mani ai vari Amato, Amendola, Rubino e Filice, che hanno fatto incetta di determine e di milioni. Tutto legittimo per il porto delle nebbie. Noi non sappiamo sinceramente se in queste vergognose vicende ormai agisca da tempo un’autorità giudiziaria superiore alla procura di Cosenza, ma considerando l’andazzo della “giustizia” cosentina ci sarebbe da fare in fretta. Per il bene di una intera comunità presa continuamente in giro da questi giudici corrotti.