Cosenza Calcio, il futuro non esiste (di Giulio Bruno)

di Giulio Bruno

Ricordo il San Vito stracolmo, traboccante di passione. La tribuna B esondante entusiasmo, le urla, le imprecazioni, gli incitamenti. La curva Bergamini e gli ultrà, gli striscioni, i cori e i fumogeni che ti irritavano gli occhi e ti seccavano la gola. Le file interminabili ai botteghini, l’attesa del fischio d’inizio, i commenti, le critiche, i tifosi storici, le famiglie in massa sugli spalti. I profumi, i colori, le atmosfere, con il sole e con la pioggia, con il caldo e con il freddo indipendentemente dalla categoria. Le divise storiche, il rosso e il blu, i protagonisti in campo, i nomi illustri, gli allenatori che si sono succeduti su quella panchina. I sogni, la disperazione, la speranza, le gioie e le delusioni. Un mondo concentrato su un rettangolo d’erba.

A pensarci adesso, sembrano immagini inventate frutto di fantasia. Eppure quei tempi sono esistiti per davvero. Ora è tutto irriconoscibile, mortificante, umiliante. È la logica conclusione di un percorso sbagliato fatto di improvvisazione, di estemporaneità, di dilettantismo. Si è giocato sulla pelle di un’intera comunità, ci si è fatti beffe di una città e di un popolo. Si è progressivamente inaridito un simbolo, si è svilita una passione, si è pervicacemente mummificato un ambiente rendendolo passivo e anestetizzato. Come un albero al quale sottrai un po’ per volta, inesorabilmente, tutta la linfa di cui ha bisogno per sopravvivere. Una società incompetente e distante dal popolo che dovrebbe rappresentare, presuntuosa e proterva; un allenatore inadeguato e impreparato; una rosa di calciatori rabberciata e costruita senza logica e criterio. Tutto questo reiterato negli anni. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, le macerie sono evidenti al di là dell’aspetto strettamente sportivo. È stata uccisa la speranza, il presente è di una tristezza disarmante, il futuro non esiste.