Cosenza-Rende città unica. Spazio Aperto: “Un progetto politico privo di orizzonte”

La città unica: un progetto politico privo di orizzonte

Il tema della città unica è un argomento che da alcune settimane sembra essere tornato in auge: in questo particolare momento di confusione politica, qualcuno tira fuori dal cilindro questo progetto della città unica che sembra quasi essere un sorta di fusione a freddo fra i due comuni.

La presa di posizione di neo eletti consiglieri regionali ha riscosso pure il consenso di  associazioni politiche sul territorio, ma altro non ci pare che un modo per ottenere spazi di visibilità mediatica che non si è capaci di conquistare diversamente, cioè con proposte concrete e davvero utili per il cittadino. Ma d’altronde, è noto che l’insipienza politica viene spesso malcelata dalla mania di grandezza, e tale ci sembra quella che ha portato il Sindaco Manna e la neo Onorevole Regionale Loizzo ad annunciare entusiasti i passi in avanti per approdare alla legge regionale e al referendum consultivo sulla città unica.

Noi di Spazio Aperto 1495 siamo apertamente contrari a questo progetto, che riteniamo privo di basi e di cultura storica.

Il neo eletto Consigliere Regionale, insieme ai sindaci di Cosenza e di Rende dovrebbero piuttosto spiegarci che fine ha fatto la metropolitana leggera? Cosa ne è stato del grande progetto che doveva unire realmente i trasporti tra Rende e Cosenza e le aree limitrofe? Inoltre, a qualcuno sfugge che il primo concetto di unione tra due territori si deve realizzare attraverso un progetto urbanistico comune, cioè la realizzazione di un Piano Associato Strutturale PSA, ma come è possibile creare un PSA comune fra due città che ne sono entrambe sprovviste, visto che nessuno dei due comuni ha un Piano Strutturale Comunale definitivamente approvato e vigente?

La redazione di un Piano Associato tra Rende e Cosenza richiederebbe un nuovo studio del territorio, un nuovo quadro conoscitivo e una nuova strategia di sviluppo dell’intera area che implica un iter di approvazione molto lungo, di almeno un decennio, come dimostrano i due Piani Strutturali ancora da approvare. Tutto questo mentre la città langue e assiste ai soliti proclami senza nessun fondamento.

A Rende abbiamo gravi problemi: il centro storico è ormai privo di vita, e alla fallimentare strategia delle passate amministrazione si è pedissequamente adeguata l’attuale amministrazione, che ha completato l’opera di abbandono di un paese ormai tramutato in un “museo ghetto”, abitato solo dalle ombre dei suoi cadenti edifici. E meglio non stanno le frazioni limitrofe: Nogiano, Santo Stefano, Cucchiano, Santo Ianni, tutte abbandonate e prive della benché minima attrazione. Per non parlare di Arcavacata, sede dell’università, che ha subito una speculazione devastante, e delle frazioni di Settimo, Rocchi, San Biase, che non sono tuttora integrate alla città di Montalto in quanto non è stato mai realizzato il ponte sul Settimo, progetto in cantiere da più di 30 anni.

Ma anche al di là del Campagnano, la situazione non volge per il meglio: il centro storico, privo di attività commerciali, resta in vita solo per la presenza delle istituzioni Provincia e Banche; Viale Parco, che malgrado tutto rimane un eterno cantiere; Vagliolise, con la sua stazione ferroviaria ormai completamente abbandonata e spoglia di qualunque valenza sul piano dei trasporti; infine, le frazioni ubicate alle pendici dei Casali, che non hanno subito nessuna rigenerazione urbana, degradando giorno dopo giorno.

Quale proposta allora?

Guardando all’area urbana, il ponte di collegamento tra il viale Parco di Cosenza e il viale Principe di Rende sarebbe sufficiente a migliorare drasticamente la mobilità cittadina; per quanto riguarda il Centro Storico di Rende, fondamentale è il ritorno della sede comunale, anche per dare anche un senso all’imponente opera delle scale mobili, oggi soggette ad un inesorabile processo di corrosione ed invecchiamento. Ai nostri amministratori, inoltre, consigliamo di cogliere la grande opportunità dei finanziamenti del Recovery Plan sulla cui rampa di lancio ci sono già progetti per 28.1 miliardi. Di questi, 10.8 miliardi, in scadenza nei prossimi due mesi e disponibili per edilizia scolastica, mobilità e rigenerazione urbana, per i quali giocheranno un ruolo determinante per l’assegnazione ai comuni della nostra regione gli indici di vulnerabilità sociale e materiale. Agli onorevoli regionali consigliamo, invece, di occuparsi della Sanità Pubblica, che è il primo problema che attanaglia i Calabresi, e soprattutto di fare una riflessione serena sulla scelta dell’ubicazione del nuovo Ospedale.

È il momento delle scelte coraggiose: e come del resto, anche il sindaco Manna ha evidenziato nell’ultimo incontro promosso dall’ ANCI, ci sono grandi possibilità in termini di investimenti per i comuni, ma è necessario avere una progettualità di alto respiro ed avviare un ciclo di maestose opere pubbliche che possano dare slancio all’economia locale e rendere le nostre città più vivibili e orgogliose del proprio passato. A tal fine noi continueremo a dare il nostro contributo, nel tentativo con le nostre parole di sollecitare le coscienze dei nostri amministratori, non desiderando il consenso, ma volendo solo dare un senso alle cose, convinti come siamo che i cittadini non meritano progetti politici privi di orizzonti.

Associazione Spazio Aperto 1495