«Sarebbe stato meglio che le sanzioni fossero partite prima della guerra, ma avranno un effetto devastante sulla Russia. Putin ha fatto il passo più lungo della gamba». Ne è convinto l’economista Vladimir Mirov, che lavora con Navalny e sottolinea in un’intervista rilasciata a La Stampa che Mosca ha riserve per due settimane e poi dovrà fermarsi: «Non hanno ancora capito che la Russia è piombata in una crisi economica che sarà peggio di quella del 1991. Diamogli altre due- tre settimane per comprendere la realtà: non ha le risorse per proseguire la guerra».
Secondo Mirov Putin dovrà trovare il modo di ritirare le truppe presentando il tutto come una vittoria: «Tutti i suoi collaboratori hanno troppa paura. Ha eliminato da tempo tutti quelli che potevano dirgli di no, e gli altri sono terrorizzati dall’Fsb, che li intercetta tutti. Se anche soltanto due persone si dicono che è arrivato il momento di farlo fuori, lui lo saprà, figuriamoci se la cerchia dei ribelli si allarga a tre o più congiurati». Anche se ci sono segni di nervosismo tra gli oligarchi «Putin non li prende sul serio. Bisogna aspettare che ad accorgersi che i soldi stanno finendo siano i suoi “siloviki”, i militari e l’Fsb. Purtroppo il livello della sua classe dirigente è piuttosto basso, l’impressione è che chi sta fuori sappia dello stato penoso dell’economia e delle forze armate più di lui». Gli uomini della corte dello zar, invece, «per ora opteranno per uno sciopero all’italiana: smetteranno di far funzionare il sistema di governo, e l’economia. Avranno una scusa fantastica: diranno che è tutta colpa delle sanzioni». Il rapporto di Putin con la realtà però non sembra dei migliori: «Non è completamente folle. Ha un istinto di sopravvivenza. E i suoi uomini vogliono sopravvivere».