Gli interrogativi sulla sorte di Zelensky
Dov’è Zelensky? A Leopoli, è primo pomeriggio quando d’urgenza viene convocata una conferenza stampa nella sede dell’amministrazione regionale della città, diventata in queste ore sede delle principali ambasciate in Ucraina, compresa quella italiana, mentre Kiev è accerchiata. Primo ad arrivare è David Arakhamia, esponente del partito di Zelensky «Servo del popolo» e uomo chiave dei negoziati con Mosca. Poi Mykhailo Podoliak, consigliere del presidente Zelensky. Il primo parla poco, due parole, solo per ricordare che i contenuti delle trattative vengono mantenuti riservati. Poi è il turno di Podoliak. Una conferenza stampa parecchio affollata arrivata proprio mentre i media russi diffondono (di nuovo) la notizia che il presidente ucraino fosse scappato in Polonia. E se la notizia è subito smentita in rete dalla Rada, il parlamento ucraino, che colloca Zelensky a Kiev ancora a fianco del suo popolo, alla domanda dove si trovi il presidente a Leopoli rispondono «Non diciamo dov’è per evidenti motivi di sicurezza. Non facciamo commenti sulla sua posizione».
Il tono però è di sfida nei confronti di Mosca. Durante la conferenza stampa è stata ricordata l’importanza dell’apertura di una no fly zone per la creazione di un corridoio umanitario. «I russi stanno violando tutte le regole di guerra bombardando le infrastrutture civili per creare il panico per costringerci ad accettare le loro condizioni, in quanto sanno di non poter battere l’esercito ucraino», si precisa. Da Leopoli è stato sottolineato infine come siano stati i russi a spingere per i negoziati e non Zelensky. «I russi ne hanno bisogno più di noi, perché il mondo li considera assassini». Poi in chiusura, un commento sulle sanzioni che avrebbero indebolito la posizione negoziale di Mosca. Una clima dunque ancora di accuse e contro accuse, mentre ancora le armi non tacciono. (di Marta Serafini inviata a Leopoli-Corriere della Sera)