“L’abile mentitore è colui che nella sua stessa menzogna si riconosce”. La descrizione perfetta per un bugiardo patologico come Mario Occhiuto che non può fare a meno della menzogna per vivere. Infatti, come tutti i bugiardi patologici, anche Mario Occhiuto passa il suo tempo a fabbricare una fitta rete di bugie per dare una immagine immacolata di se, ed evitare così che gli “altri” lo conoscano per quello che realmente è: un (pseudo)imprenditore fallito, e un politico intrallazzone.
Ma anche un mediocre architetto (pieno di debiti) che non ha mai concluso niente, e tutto ciò di cui si “vanta” esiste solo nella sua mente (spesso i bugiardi patologici si mostrano agli altri sicuri di se e dotati di una grande autostima, ma in realtà è solo la maschera che indossano per coprire tutte le loro menzogne). Spaccia il suo mondo immaginario, in cui crede fermamente, come se fosse vero, e in tanti abboccano: il bugiardo, sovente, mescola menzogne e verità al punto da non saperle più distinguere, convincendosi, prima ancora di convincere gli altri, che le sue stesse menzogne siano invece la realtà. Come a dire: la fantasia diventa realtà, e guai a contraddirlo, e se ciò dovesse accadere, il bugiardo è sempre pronto a cambiare mille volte versione dei fatti, pur di confermare a se stesso e agli altri che è esattamente il tipo di persona che ha sempre fatto credere di essere. Ed è quello che continua a fare Mario Occhiuto, continuando a raccontare balle di cui, poverino, è convinto.
Di seguito un suo commento (all’interno di un suo post) dove dice che in 10 anni non ha mai fatto clientelismo o dato incarichi per convenienza. Ecco, l’esempio perfetto di come si comporta un bugiardo patologico, nega fino alla fine, nonostante l’evidenza: un Comune fallito con oltre 450 milioni di euro di debiti, in una sola notte durante la sua amministrazione furono firmate una sessantina di determine dirigenziali a ditte amiche, senza contare gli incarichi da lui firmati ad amici, parenti, massomafiosi, e debitori vari. Milioni e milioni di euro spariti attraverso il tarocco di “somme urgenze” e “cottimi fiduciari”. E non contento di ciò, si vanta, in un delirio di onnipotenza (quello che ha fatto lui non avveniva da 100 anni, dice nel commento, pensate un po’), delle opere edificate durante la sua amministrazione (che stanno solo nella sua mente, infatti non le nomina mai), a dimostrazione che questo povero uomo continua a vivere in un mondo che esiste solo nei suoi pochi neuroni.
Dice Mario: La cosa più importante dei nostri dieci anni consiste nel fatto che non ci siamo mai curati della gestione del “potere” e del rapporto clientelare ma abbiamo pensato al futuro della città realizzando molte opere che restaranno alle nuove generazioni. Questo non avveniva da più di 100 anni e non ci sono casi simili in Italia negli ultimi decenni. Purtroppo nella impostazione comune della politica si considera l’Ente alla vecchia maniera e cioè come un qualcosa che serve a distribuire “pezzi di gestione” e di visibilità (magari utili per secondi fini spesso elettorali) anche grazie all’attribuzione di incaricucci inutili e di ogni tipo.