Rende. Marcello Mazzetta, un pezzo da 90

Il caso Marcello Mazzetta Manna dimostra e conferma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, quello che da tempo scriviamo: esiste una “cupola” (formata da potenti professionisti, magistrati, imprenditori, politici, massoni e corrotti vari) che garantisce ai propri affiliati la totale immunità da ogni possibile azione giudiziaria nei loro confronti (esistono anche i magistrati onesti che fanno il proprio dovere, magari ostacolati in tutti i modi, ma esistono), e l’impunità per tutti gli intrallazzi posti in essere. Nessuno li può toccare. E non c’è prova a loro carico che tenga. E la storia di Mazzetta lo dimostra senza ombra di dubbio.

Per un personaggio come Mazzetta, pezzo da 90 del sottobosco intrallazzino cittadino, non basta neanche un chiaro e nitido filmato, girato dalla Guardia di Finanza, che lo ritrae mentre corrompe il giudice Petrini con tanto di bustarella farcita e sentenza di assoluzione per il mafioso Patitucci già scritta, per farlo finire dietro le sbarre come meriterebbe. In qualsiasi altro paese del mondo di fronte ad una prova così schiacciante per l’imputato non ci sarebbe stato “scampo”. Ma non alle nostre latitudini. Segno evidente che neanche la “pistola fumante” è sufficiente, per far scattare, così come sarebbe successo a qualunque “uomo comune”, le manette.

Tutto quello che sono riusciti a fare è stato sospenderlo per un anno dalla professione di avvocato. Che per un pezzotto del suo livello è acqua fresca. Può restare però a fare il sindaco e ricoprire tutte le cariche pubbliche che gli pare. E questo perché l’attività di corruzione posta in essere da Mazzetta, per i giudici, è limitata alla sua professione di avvocato. Come a dire: ogni scusa è buona per “addolcire” la grave posizione di Manna. Come si fa a sostenere una tesi di questo tipo francamente non lo capiamo: se hai corrotto un giudice, potenzialmente, puoi corrompere anche un burocrate, un politico, un professionista, un imprenditore. Dire che Manna si limita a corrompere solo giudici (come se fosse cosa da niente), per giustificare una misura blanda a fronte della gravità del reato, fa capire, anche agli scettici, che qualcosa sottobanco si muove. Se tutto questo (l’insano privilegio di cui godono i pezzotti massoni) non è frutto di una chiara ed evidente pressione, esercitata dalla paranza massomafiosa, sui magistrati che indagano su Mazzetta, con invito a lasciar perdere, diteci voi cosa è! Più evidente di così si muore.