Catanzaro 2022, primo confronto. Di Lieto toglie la maschera a Donato, Fiorita e Talerico: tutti insieme per continuare a rubare

Una volta, turandosi il naso, si pensava: “tanto sono tutti uguali”, oggi si deve ammettere; “tanto non cambia nulla”.
Una diffidenza mista a rassegnazione e condita con uno schifo dilagante, che porta sempre più elettori a disertare le urne. Un disinteresse che finisce per favorire i grandi elettori, quasi come firmare una cambiale in bianco a chi ha distrutto la nostra terra.
Eppure nella maleodorante palude della politica catanzarese, che a giugno sarà chiamata ad eleggere la controfigura di Abramo, c’è una novità.
Una voce fuori dal coro, l’unica.

Ieri c’è stato il primo confronto tra candidati ed è emersa subito la differenza.
Sentire i vari Donato, Fiorita, Talerico, accompagnati da tifosi improponibili ed impresentabili (a fare nomi e cognomi si rischia di essere gambizzati nella migliore delle ipotesi), è stato come rileggere un copione già scritto, democristiano, ecumenico.

Donato con tutti senza compromessi, senza neppure una virgola, era accompagnato da una marea di consiglieri uscenti e senza alcuna vergogna prendeva le distanze dai suoi stessi sostenitori ripetendo: “paghiamo il prezzo di scelte scellerata”.
Dimenticando che le scelte scellerate le hanno compiute i furbetti che oggi lo sostengono.
Fiorita e Talerico sono già pronti a tornare insieme.
Talerico, che ha la faccia ancora più di bronzo di quella dei suoi amichetti, rappresenta la coerenza fatta persona.
Nel 2017 stava con Fiorita, solo qualche mese addietro è stato candidato con Forza Italia, e oggi va a braccetto con Calenda e personaggi del calibro di Tallini & Parente.
Se i Catanzaresi avessero un minimo di dignità, questi soggetti li manderebbero a cagare, sì avete letto bene… Altro che prendersi le mazzette o le bustarelle…

Fiorita, dopo aver inseguito, anzi elemosinato, la benedizione del Pd, fino a votare il pagliaccio Alecci (e cioè il malaffare) alle ultime Regionali, sta cercando, in maniera sotterranea, di raccattare tutti. Senza alcun pudore. Non a caso ieri è stato umiliato da un consigliere comunale che, presa la parola, gli ha ricordato di essersi recato a casa per chiedergli sostegno, mentre ora finge di non ricordarlo. Quello che era considerata la novità per Catanzaro, e che prometteva a tutti, finanche a De Magistris che non avrebbe messo il simbolo del Pd  nelle sue liste, nella smania di riuscire a fare il sindaco, che ormai lo ha accecato, oramai ragiona all’insegna del motto: “il mio culo per un voto”.

In questo panorama desolante, l’unico a far nomi ieri è stato Francesco Di Lieto.
Ricordando come siano tutti uguali: “Sono tutti espressioni della ricca borghesia da salotti buoni, con la puzza sotto il naso, che si ricorda di voi solo quando ha bisogno di voti”.
E poi, rivolto a Donato: “Quelli che hanno distrutto la città stanno con te”.
Lo ha invitato a prendere le distanze dai consiglieri “quelli che hanno governato stanno tutti con te, alcuni nascosti ed altri in prima fila”.
E quando Donato ha indossato i panni dal professore per provare a rispondere (“ci sono consiglieri che si eleggono da soli”), Di Lieto lo ha incalzato: “Prendi le distanze, la politica deve avere la forza di allontanare i mercanti, altrimenti poi non possiamo lamentarci”.
Ricordandogli ancora: “Valerio, i principi non sono vagoni del treno da cui sali e scendi a tuo piacimento, prendi le distanze o sei come loro”.

Ovviamente Donato i mercanti li tiene ben stretti e, ieri, una buona fetta del consiglio comunale che oggi sostiene Abramo lo accompagnava e lo osannava, da Sergio Costanzo, a Roberto Guerriero, da Marco Polimeni (il presidente del peggior consiglio comunale della storia) al leghista da ‘a marina.

E così è caduto nel vuoto anche l’appello di Di Lieto a pronunciarsi su cosa faranno in un eventuale ballottaggio. Talerico l’equilibrista e Fiorita il temporeggiatore, hanno risposto “valuteremo”. Entrambi i finti contendenti hanno indicato, quale priorità, ridare lustro al capoluogo…

Tuttavia Di Lieto ha ricordato come Tallini, tra i più autorevoli sponsor di Talerico, andava a chiedere il sostegno per il modello Reggio, modello finito tra suicidi e le manette a Scopelliti. E come sempre Tallini, sia passato, poi, a sostenere il modello Cosenza, modello affossato dalla Corte dei Conti oltre che dai cosentini.

Quanto a Fiorita, sempre Di Lieto ha rimproverato come la minoranza avrebbe dovuto essere la “custode della legittimità degli atti” dell’amministrazione e non subirne passivamente le scelte e le decisioni.
Come dire, se non hai fatto opposizione, magari perché hai preferito andare a passeggio con Costanzo o Polimeni, come puoi pretendere di amministrare?
La differenza, per chi ha voluto ascoltare, è stata evidente. Da una parte tre personaggi complici l’uno dell’altro e naturalmente della “paranza” massomafiosa e dall’altra uno con le palle e fuori dagli schemi del potere.

Si è capito, ad esempio, come il collante per i tre raggruppamenti siano i fondi del PNRR.
Di Lieto lo ha definito un “libro dei sogni” invitando a pensare come si possa essere così pazzi da lasciare amministrare un Comune a chi ha già dato prova di come si possano sperperare le risorse pubbliche nella migliore delle ipotesi perché tutti sanno che rubano… Il ricordo della pista ciclabile al Corvo è stato un pugno nello stomaco per chi ricorda una pista inutile e, addirittura, pericolosa.
Le uniche parole di sinistra sono venute dal candidato “alternativo”, fuori dagli schemi e dalle logiche.

Di Lieto ha parlato di una riscrittura dei tributi, che tuteli i più poveri; un pensionato al minimo, un disoccupato non può pagare la stessa tariffa di Noto.
Significativo il passaggio in cui ha evidenziato “vorremmo che i vigili non facessero gli strozzini su corso Mazzini ma controllassero la sicurezza sui luoghi di lavoro, la qualità dei prodotti sui banchi dei centri commerciali”.. ma a Catanzaro non si può mettersi contro i centri commerciali.

Ha rinfacciato – nel silenzio generale – che a Catanzaro la Grande Distribuzione (leggasi Noto, ma anche il consigliere uscente Mottola di Amato) “ci suggerisce cosa dobbiamo mangiare e ci dice per chi dobbiamo votare”. Ricordando ad una ragazza che chiedeva collegamenti con l’università, come l’Amministrazione comunale abbia avuto, come priorità, il collegamento degli autobus con il centro commerciale.
Solo il candidato di sinistra ha parlato degli ultimi, di chi non ha lavoro, dei nuovi schiavi. Come si può parlare di voto libero se i cittadini vengono umiliati nei loro bisogni, nelle condizioni di lavoro?
Ricordando una commedia di De Filippo, ha raccontato come Catanzaro sia rimasta “a più di un secolo fa”. Ancora oggi per un certificato anagrafico ci vuole qualcuno in Comune. Il riferimento alle vicende giudiziarie dell’ex assessore Lo Monaco è apparso evidente a tutti, ma non ai candidati a sindaco che si affannano per riesumare vecchi arnesi della politica cittadina.