Belvedere 2022, la partita si gioca nelle… cliniche

di Saverio Di Giorno

Qualcuno dovrebbe controllare le prossime elezioni sui territori. Avevamo già scritto della mancanza di pudore della politica locale che non soddisfatta della caterva di indagini e acquisizioni sulla gestione della cosa pubblica ha avuto il coraggio di riproporre le stesse facce e soprattutto gli stessi metodi.

A Belvedere vedono scontrarsi (sarà poi uno scontro genuino?) cognomi e appartenenti al settore che più di tutti fa rima con politica e voti in Calabria. La sanità privata. Da una parte Cascini con il suo carrozzone privato e tutta una serie di nomi gravitanti a supporto che sul territorio e non solo dicono qualcosa: Caldiero e Cristofaro (recentemente indagato) su tutti. A dare il suo supporto morale e probabilmente non solo morale, l’onnipresente Magorno. Il padre padrone di Diamante ha fatto capire chiaramente il suo sostegno per chi è, mentre nella sua cittadina ha appena dato il via alle modifiche del Piano Strutturale Comunale che hanno il sapore di colate di cemento, ma questa è un’altra storia… Dall’altra parte c’è il gruppo riassumibile con la sigla Filicetti – Arci che ha il suo core-business sempre nella sanità privata e che vede tra fan, sostenitori e compagnia bella anche qui nomi sentiti e risentiti. Ora la domanda è: era necessario? Era necessario riproporre volti e schemi consumati?

Che non si tiri fuori come alibi un certo garantismo peloso. Non si tratta di imprimere un marchio indelebile di infamia, ma di semplice opportunità e cautela politica. Belvedere è una cittadina nevralgica, con due cliniche private e tante banche, spesso laboratorio politico. A questa cittadina sono legati personaggi accusati di gestire appalti del territorio in maniera occulta, il Comune dissestato negli anni (come molti altri) si è barcamenato tra incarichi, qualche intervento, delibere e poco altro; le cliniche private negli anni hanno inghiottito fiumi di denaro lasciando ospedali pubblici bombardati e restituendo in cambio assunzioni a due o tre mesi o piccoli favori. Era necessario andare a raccattare personaggi in questi ambienti? Quali garanzie ora abbiamo che le cose siano cambiate?

La domanda può valere con le dovute differenze anche per Praia a Mare, una piccola Russia con una gestione putiniana del potere (se non altro per lunghezza! Praticò non ha invaso nessuno… ) che vede fronteggiarsi da una parte Antonino Di Lorenzo, il re delle bandiere colorate della costa, e dall’altra Anna Maiorano: se Di Lorenzo si propone come il nuovo, alla Maiorano tocca il ruolo dell’usato sicuro.

Dopo mesi di febbrile attenzione e indiscrezioni che si susseguivano ora la presa pare essersi allentata. C’è più distrazione, forse sfiducia visto che poco è cambiato e non è detto che non ci siano ulteriori approfondimenti. Bisogna continuare a vigilare e si sa anche come: bisogna girare tra le delibere, gli affidamenti, gli incarichi e compagnia cantando. In questo modo – ci insegna l’ultima cronaca – si gestisce e si conserva il potere. Soprattutto occorre che ci sia qualcuno di esterno, perché gli scrutatori e la commissione elettorale di Belvedere non infondono molta fiducia dal momento che è possibile leggere nomi direttamente o indirettamente coinvolti nelle elezioni.