Cosenza. “Donna, vita, libertà”: il dibattito della Sinistra Cgil sulla situazione in Iran

Un altro partecipato e vivace incontro quello organizzato ieri dalla Sinistra Cgil e svolto nel cortile della Camera del Lavoro di Cosenza. Con interventi qualificati si è dibattuto della situazione che si sta vivendo in Iran, attraversato in queste settimane dopo la morte della ventenne Masha Amini, malmenata brutalmente da una milizia del regime.  Da allora un susseguirsi quotidiano di coraggiose e determinate manifestazioni di piazza delle donne e della popolazione che chiedono profondi cambiamenti ed a cui il regime risponde con spietata repressione.

Ad introdurre i lavori i saluti di Pino Assalone, per la Sinistra Cgil, e di Umberto Calabrone, segretario della Camera del Lavoro. Entrambi, esprimendo vicinanza e solidarietà con queste proteste, hanno rimarcato quanta grande sia la più netta condanna per le violazioni di diritti basilari che avvengono in tanti Paesi nei confronti dei quali si dovrebbe levare forte la voce e l’azione della comunità internazionale, sia la preoccupazione per quel che accade nel mondo intero sull’orlo di una catastrofe dalle conseguenze imprevedibili, invitando tutti a partecipare alla manifestazione contro la guerra che si terrà sabato 22 a Cosenza. Da non sottovalutare per i due sindacalisti anche quel che succede nel nostro Paese, dove forti sono i timori per gli arretramenti sul tema dei diritti che potrebbero determinarsi.

Seguono gli interventi di tre esponenti delle elaborazioni di “genere” del nostro territorio. Rossella Barberio, avvocata e Consigliera di Parità della Provincia di Cosenza, ha ricordato la parola d’ordine che sta rimbombando per le strade delle città iraniane, quel “donna, vita, libertà” che sta scuotendo i palazzi di un potere fondato sulle ingiustizie e sul patriarcato. L’oppressione di quel regime che vieta ogni libertà civile e diritto alle donne ha raggiunto oramai un livello insostenibile che deve indignarci e portare ad agire.

La docente Unical Giovanna Vingelli nel suo articolato intervento ha ribadito come la questione del controllo sulle donne è una questione politica che deve essere ripoliticizzata ed ha invitato alla necessità di superare la narrazione che vuole produrre una falsa pericolosa divaricazione tra un noi ed un loro, in riferimento alla cultura ed ai popoli islamici: non si tratta certo di una questione religiosa né tantomeno di “civiltà”!

Chiude Chiara Gravina, rappresentante del Centro antiviolenza “Roberta Lanzino” che, nel ribadire la indispensabilità di una forte iniziativa contro le politiche femminicide e i sistemi patriarcali ancora imperanti in tanta parte del mondo, ha richiamato l’attenzione sul bisogno di non permettere a certa destra di strumentalizzare quanto sta accadendo in Iran mentre contemporaneamente nel nostro Paese avanzano i disegni di attacco alla legge 104 e ai diritti delle donne.

Davood Karimi, portavoce dell’Associazione rifugiati politici iraniani in Italia, ha seguito attentamente tutti gli interventi con la foto di una ragazza in mano. Nel suo intervento spiega che quella ragazza è Afeteh Rajabi, impiccata in pubblico il 15 agosto 2004 a soli 16 anni con l’accusa di “adulterio e crimini contro la castità”. Ha parlato della rivolta in corso, affermando come per il regime dei mullah “i capelli al vento delle donne sono un grande nemico” e ribadendo il fondamentale ruolo delle donne nell’opposizione, tant’è che la presidente del Consiglio Nazionale della Resistenza in Italia è una donna, Maryam Rajavi. Karimi ha fatto rivivere la storia di quel Paese, dalla Rivoluzione del 1979 che depose il regime dello Scià all’immediata assunzione di tutti i poteri nelle mani di Khomeyni e del clero sciita che ha imposto il suo potere assoluto, vanificando tutte le speranze che quella Rivoluzione aveva suscitato.

Il rappresentante del Consiglio della Resistenza ha paragonato il movimento di opposizione in Iran al processo di arricchimento dell’uranio: una crescita lenta, che ha bisogno di anni, ma che alla fine dà vita a qualcosa di enorme, forte, esplosivo. Ed infatti l’esplosione in queste settimane del dissenso a partire dalle donne sta trascinando i giovani e settori crescenti della popolazione che stanno scendendo in piazza per i diritti, la democrazia, contro la corruzione e le drammatiche condizioni sociali. Sfidando a viso aperto una repressione feroce da parte degli apparati di sicurezza del regime che per anni ha governato tramite la violenza, il controllo, la censura e che non esita oggi a affrontare le proteste con uccisioni e arresti di massa. Ha poi invitato a distinguere sempre tra religione islamica e regime teocratico e invitato a dare sostegno fortemente ai processi di rottura in atto in quel Paese che sfoceranno necessariamente in una profonda trasformazione.

Il dibattito seguito ha permesso l’ulteriore approfondimento delle tante questioni poste. Una giornata in cui Cosenza è stata meno provinciale e ripiegata su se stessa e più in sintonia con il mondo.