Isola Dino, fondali da salvare

FONDALI DA SALVARE

di Italia Nostra Sezione Alto Tirreno Cosentino 

Che vogliamo farne della Zona Speciale di Conservazione denominata Fondali Isola Dino Capo Scalea?
Che fine devono fare gli habitat presenti e tra questi la Posidonia Oceanica?
Sono domande che ci poniamo di fronte all’inerzia della Regione Calabria e dell’Ente Parchi Marini Regionali, entrambi coinvolti nella gestione di questo sito.
Questa la situazione.
Leggiamo dallo studio dell’Arpacal : “Stato delle conoscenze ed implicazioni delle strategie di monitoraggio, gestione e conservazione dei siti marini di importanza comunitaria della Calabria“ risalente al 2018, che la Posidonia oceanica, mentre intorno all’isola Dino è presente in una fascia abbastanza ristretta, nel canale tra l’Isola e la terraferma e nella rada sono presenti estesi tratti di copertura del fondale a “POSIDONIA DEGRADATA”.
Nel tratto a sud, lungo il promontorio dell’Isola la posidonia si trova prevalentemente su roccia.

La ZSC, soprattutto durante il periodo estivo, è sottoposta a diversi fattori di minaccia che ormai da tempo hanno innescato alterazione degli habitat marini presenti, come testimoniato dalla degradazione di ampie porzioni sia della Posidonia Oceanica che della Cymadocea nodosa.

L’ancoraggio sistematico delle imbarcazioni da diporto, nella rada naturale creata dall’Isola Dino, espone a danni meccanici diretti le fenogame marine ed è fonte di potenziale contaminazione per l’abbandono di rifiuti e il rilascio di sostanze inquinanti, quali oli e carburanti.
Al fine di mitigare le alterazioni degli habitat marini presenti nella ZSC è necessario attuare misure con l’obiettivo di contrastare le attività che alterano la conservazione degli habitat .
Tra queste misure vi è quella di verificare il rispetto del divieto di ancoraggio delle imbarcazioni da diporto nella rada .
Ma perché chi ha la gestione di tali aree non pone in essere misure di conservazione come quella descritta?

Cosa si aspetta, che il degrado della Posidonia intorno all’Isola Dino diventi irreversibile?

Sono passati quattro anni dallo studio dell’Arpacal effettuato nell’ambito dei fondi POR 2014-2020 in collaborazione con l’ISPRA ed altri istituti ambientali, quanti ne dovranno passare ancora per vedere qualcosa di concreto?

A cosa servono studi costosi se poi devono restare sulla carta?
Pubblichiamo la mappatura intorno all’isola Dino della aree occupate dalla Posidonia Oceanica rilevata nel 2003 e nel 2018. E contemporaneamente pubblichiamo le foto degli ancoraggi sulle stesse aree in questi giorni , simili a quelle di tutti gli anni precedenti.⭐
Come si vede chiaramente dalla mappatura, la presenza di questi ancoraggi ha creato sulle praterie enormi aree vuote contribuendo oltre che al degrado della pianta anche alla sua rarefazione.
Questa tendenza va invertita al più presto, non abbiamo tanto tempo ancora per favorire il ripristino e il mantenimento delle condizioni naturali di questa pianta che è di fondamentale importanza per la salute del mare e per la biodiversità marina.
Qui si misura la reale volontà di un cambiamento di rotta nella gestione del mare e del suo patrimonio ambientale.

30 agosto 2022