Marcello Mazzetta, al secolo Manna, si sta calando sempre più nelle vesti tragicomiche del “dittatore dello stato libero di Bananas” di alleniana (nel senso di Woody Allen) memoria. E così dopo aver dato le cittadinanze onorarie alla figlia di Che Guevara e ad Ocalan, dopo aver dato parchi, prebende e centri sociali ai finti compagni e dopo aver fatto disegnare sulle mura del Palazzetto della ‘ndrangheta l’immagine dei velocisti afroamericani col pugno chiuso, adesso s’è messo in testa un’altra fantastica idea: neutralizzare la Commissione d’accesso antimafia che insediandosi il 4 ottobre scorso ha praticamente decretato la sua “morte politica”. Ma lui, il dittatore dello stato libero di Bananas, non si arrende. Anzi… Adesso ha chiesto anche aiuto al Gattopardo del porto delle nebbie, suo vecchio compagno di merende, per farsi costruire addosso un’operazione così scadente e scontata che gli verrà certamente utile quando sarà smontata pezzo per pezzo più di quanto non sia stato già fatto dal gip… Ma in ogni caso i veri conti li dovrà fare con Gratteri non certo con la procura più corrotta d’Italia ovvero quella di Cosemza.
Intanto, tutti sanno che Mazzetta ha deciso di cambiare tattica. E se sul finire del mese di settembre era stato decisamente sgarbato e arrogante con il commissario Reppucci apostrofandolo in malo modo e costringendolo finanche a fare mezzora di anticamera perché lui “stava facendo Giunta (!!!)” con la sorella di Ariosto, la figlia di Sorrentino, la moglie di Piperno, il cugino fallito, l’uomo di Capu i Liuni e Franchino il voltagabbana (mancava Pino il pistolero che ormai s’è dimesso), il 4 ottobre ha fatto trovare persino i pasticcini al commissario e ai suoi collaboratori e che non si dica che i dipendenti del Comune di Rende li offrono solo a lui e al suo cerchio magico di lecchini e cortigiani. Un “formalismo” cordiale che ovviamente non ha incantato nessuno e ha fatto fare inevitabilmente pesanti commenti sarcastici ai protagonisti di questa “operazione verità” dentro il Comune di Rende.
I dirigenti (altra barzelletta) del Comune di Rende si erano presi una settimana di tempo per produrre la documentazione richiesta soprattutto dall’ex capo della squadra mobile di Cosenza Giuseppe Zanfini, che ha lavorato a stretto contatto con i più diretti collaboratori di Gratteri e sa benissimo, tanto per dirne una, che il Palazzetto continua ad essere gestito da un cugino dei fratelli Di Puppo insieme ad un cugino dei fratelli D’Ambrosio. O che la vicenda della caserma fantasma dei vigili del fuoco di Rende è un clamoroso caso di corruzione nel quale è impelagato fino al collo il vicesindaco-ombra del Comune, Ariosto Artese, tuttora in galera e rappresentato in giunta dalla… sorella, a sua volta interdetta dal Gattopardo… che al mercato mio padre comprò. Tutta roba che ovviamente non fa parte del blitz “pilotato” del Gattopardo.
Per tacere dello squallido business della centrale a biomasse, della destinazione d’uso del Parco Acquatico e compagnia cantante. A proposito di dirigenti, tutti stanno aspettando l’arrivo del mitico Antonio Infantino, richiamato d’urgenza e con tanto di… concorso truccato tre giorni prima dell’arrivo della Commissione. Il dittatore dello Stato libero di Bananas conta soprattutto su di lui (ovviamente tenuto fuori dal Gattopardo… e che ve lo diciamo a fare?) per “contenere” l’irruenza dei commissari, ma la netta sensazione è che si stia facendo un altro film che non gli risparmierà un finale malinconico, da viale del tramonto per continuare con la metafora cinematografica.
Ma è stato il siparietto finale a strappare risate a crepapelle a quel gruppo di dipendenti del Comune di Rende che ormai non sopporta più Marcello la mazzetta e non vede l’ora che lo caccino a calci in culo (magari con l’espediente del “trenino”) dal Municipio. Manna ha provato a fare il “tipo” ricordando proprio a Reppucci – non ce l’ha fatta proprio a trattenersi – che ‘sta legge Severino non va affatto bene per amministratori “onesti” come lui. Il commissario, dal canto suo, dopo avergli ricordato che sono 15 anni almeno che se ne discute, ha risposto con una battuta al vetriolo guardando in faccia la signora Artese; “Beh, comunque potete stare tranquilli: Berlusconi ha proposto la libertà su cauzione per chi viene arrestato, dunque siete in una botte di ferro…”.
I dipendenti stavano per esplodere in un applauso liberatorio ma sono stati fermati dallo sguardo inviperito del loro dittatore, che li avvertiva: “Guardate che non stiamo più con Berlusconi, ora stiamo col Pd!!!”. E uno dei dipendenti, di rimando: “Ma mi scusi: non è la stessa cosa?“. E stavolta i dipendenti non ce l’hanno davvero fatta a trattenersi e sono esplosi in un boato, che anticiperà di qualche mese quello definitivo con il quale archivieranno per sempre il decennio più buio della storia di Rende.