Il governo Meloni è una ciofeca politica conclamata (di Andrea Scanzi)

(Andrea Scanzi – Il Fatto Quotidiano) – La cosa più bella, che poi è anche l’unica, del governo di Giorgia Meloni è il sincero e totale imbarazzo della diretta interessata. Se dopo aver vinto le elezioni si era inabissata per alcune settimane, nei giorni dell’incarico Donna Giorgia ha sempre mostrato una faccia a metà tra il felice e il terrorizzato (per tutto quello che la attende). Durante le consultazioni, e più ancora quando ha ricevuto subito dopo, Meloni ha esibito una goffaggine da esordiente che l’ha resa per una volta umana e lontanissima dalla “violenta coattaggine” che ha spesso verbalmente ostentato sui palchi di tutta Italia (e Spagna). Durante la lettura dei ministri ha invertito due caselle, si è confusa, ha inciampato sulle parole. Un mezzo disastro, peraltro inusuale per una che in pubblico sa parlare eccome (al di là dei decibel pesciaroli e della dizione trucida). È stato però un disastro figlio dell’umana emozione e del sincero entusiasmo. Una cosa umanissima. Anche al giuramento e al passaggio della campanella, Meloni ha continuato ad avere stampato in volto quel sorriso stralunato e quasi “ubriaco” che è tipico delle gioie più pure.

Questo dominio dell’imbarazzo sulla tracotanza, fatto assai inedito in un politico, è il vero punto a favore che Meloni ha segnato in questi giorni. A parte questo, tutto il resto (che è quel che più conta) è un disastro. – Meloni aveva detto che sarebbe stato un “governo di alto profilo”. Pensate cosa avrebbe potuto combinare se avesse pure promesso un esecutivo di basso profilo! Probabilmente avrebbe dato un ministero a cani e porci (più di quanto non abbia già fatto a questo giro, verrebbe quasi da pensare). L’unico nome “alto” è il Ministro della Salute. Tutti gli altri sono un mix di draghismo, melonismo, berlusconismo e salvinismo. Non è solo colpa di Meloni, perché la classe dirigente italiana di destra-centro è questa roba qua, ma lei non ha fatto nulla per alzare il tiro. Prova ne è, tra le tante citabili, la scelta alla Cultura (ahahahah). Per giorni si era fatto il nome di Giordano Bruno Guerri, che sarebbe stato dignitosissimo, e poi è arrivato l’ex direttore del Tg2 Sangiuliano. Ciao core. – Meloni ha confermato esablishment e draghiani in tutti i ruoli chiave, a conferma del suo non essere minimamente nuova ma null’altro che una variante nerastra dell’eterno gattopardismo italico.

Chi l’ha votata per “cambiare” o era molto ubriaco o un po’ scemo. O semplicemente in malafede. – Meloni ha dato ministeri a personaggi che al tempo del berlusconismo imperante erano meritevoli (?) al massimo di un piccolo sottosegretariato. Ha cioè promosso gli “scarti” di Berlusconi. Wow! – La sola idea di avere (ancora!) al potere gente come Calderoli o Santanchè fa un po’ pena e un po’ ribrezzo. – I conflitti di interesse sono molteplici, e anche qui non ci si scosta dall’antica tradizione berlusconiana di cui da sempre (e per sempre) Meloni fa parte. – Il dicastero dato alla Roccella, la risposta femminile a Pillon e al contempo una delle tante dimostrazioni di quanti danni abbiano fatto in questo paese molti (ex?) radicali, non è solo l’obolo meloniano all’elettorato più retrogrado: è anche un premio di Donna Giorgia a chi la pensa come lei (e ha pure il “coraggio” di dirlo in maniera più chiara). Potrei andare avanti a lungo, ma mi fermo qui. Il governo Meloni è una conclamata schifezza politica. E poiché ad oggi i massimi oppositori paiono essere quel che resta di Salvini e Berlusconi, Meloni può sperare di stare al timone del paese per cinque anni filati come Berlusconi nel 2001/2006. Che spettacolo!