«VISTO il DCA n.43 dell’11 marzo 2021 con il quale la struttura sanitaria privata denominata Casa di Cura “Villa S. Anna S.p.A. di Catanzaro è stata autorizzata ed accreditata per Cardiochirurgia (cod.07) per n. 20 posti letto ordinari, per Cardiologia con Emodinamica (cod. 08) per n. 25 p.l. ordinari, per UTIC (cod. 50) per n. 4 posti letto, per Terapia Intensiva (cod. 049) per n. 10 (dieci) posti letto ordinari, per n. 2 posti letto indistinti in DH/DS, per Chirurgia Vascolare (cod. 014) per 20 posti letto ordinari per Chirurgia ambulatoriale per le discipline di cui sopra, per Riabilitazione (cod. 056) per n. 6 p.l. ordinari + n.1 DH; CONSIDERATO che nonostante l’autorizzazione e l’accreditamento di cui sopra, la struttura privata accreditata “Villa S. Anna S.p.A.”nell’anno 2021 ha presentato una produzione pari a circa 4 milioni di euro con mail del 23/1/2022 l’ASP di Catanzaro ha comunicato che anche il trend dell’annualità 2022 presenta il medesimo andamento; CHE, pertanto, si valuta l’opportunità di assegnare alla struttura “Villa S. Anna S.p.A.” la somma di euro 13.692.231…».
Questa formuletta che leggete sopra dichiarava, già un anno fa di questi tempi, la fine, ignobile, di un’esperienza sanitaria al tempo considerata di eccellenza. Il DCA 185 del Commissario ad Acta sul piano di rientro sanitario e presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, aveva messo una pietra tombale sul futuro della clinica catanzarese Sant’Anna Hospital, riducendo di fatto le prestazioni accreditate di circa 4 milioni di euro rispetto al budget storico. Era tutto nell’aria e nessuno poteva fare finta di restare stupito, perché ancora oggi parliamo di una struttura sanitaria con le frecce di emergenza ormai accese da tempo e posteggiata in modo infausto nella corsia di emergenza, quando nella sanità calabrese viaggiano ancora sulle strade ambulanze senza medici a bordo!
I nodi come sempre vengono al pettine ed allora il percorso narrativo deve prendere confidenza, necessariamente, con il passato per non dimenticarlo, ma soprattutto per non consentire a chicchessia di impacchettare qualche altra bugia bianca. Dopo poco meno di un anno dalla “gestione” dei faccendieri che hanno occupato con la benedizione mascherata di Sally Frontera, il Cda della clinica i risultati erano già evidenti e celebravano il fallimento di una proposta di gestione della massomafia.
Il dato significativo ed importante per il futuro non era soltanto la riduzione del budget assegnato alla clinica di Catanzaro dalla nuova ripartizione dei fondi sanitari della Calabria, quello che è una previsione accreditata per le annualità 2023-2024, ma la strategia che da latente è diventata predominante e che mette in predicato l’esistenza stessa del Sant’Anna Hospital, ormai imbrigliato in una ragnatela di truffatori d’impresa e nelle maglie, mai troppo larghe, della massomafia e dei classici avvoltoi che sorvolano il cielo della sanità calabrese.
C’è un clima di illegalità diffuso nella gestione della clinica catanzarese, pilotato e sovraordinato dalle scelte, nascoste alla luce della legge, di Sally Frontera, di fatto il dominus delle ultime vicende aziendali, ma in particolare l’artefice della crisi generata dall’operazione della Guardia di Finanza, denominata “Cuore Matto”, che ha svelato il sistema consolidato della doppia fatturazione e della cessione dei crediti, peraltro fittizi, a società di fattorizzazione, il cui accreditamento nelle diverse strutture sanitarie private è gestito, come è apparso, dal massimo rappresentante dell’Aiop regionale, l’avvocato tuttofare dal lungo braccio, il cosentino Enzo Paolini. D’altronde la sentenza della Corte di Conti regionale che aveva condannato Villa S. Anna S.p.A. e Sally Frontera a restituire 17,5 milioni era il sigillo e la conferma di quanto fino ad ora avevamo narrato.
Il Sant’Anna Hospital è diventato un “progetto culturale” autoctono della massomafia. L’esperimento in terra di Calabria della trasformazione dei prodotti del territorio, sempre tossici e criminali, come la ‘ndrangheta, in ambasciatori di una possibile nuova storia a carattere sanitario. Sono le ferite della storia che a volte seguono immutabilmente lo stesso cieco destino, mentre la pubblica opinione, le maestranze, i sindacati, la politica e la stampa di regime continuano le loro spedizioni a caccia di farfalle. Ecco perché, mentre la magistratura ancora cincischia, noi abbiamo deciso di essere scomodi ed abrasivi, continuando a braccare i “filibustieri” che stanno uccidendo il Sant’Anna Hospital senza una ragione concretamente plausibile, che non sia piantarlo nella disponibilità della “famiglia” di Limbadi e delle sue articolazioni per il riciclaggio.
E’ la guerra dei “senza volto” reclutati da Sally Frontera, che crede ancora di essere in una posizione di forza, nascosta nelle stanze segrete e comunicanti ed usando gli strumenti del “piccolo chimico”, mentre nei fatti i suoi sans papiers restano il ventre molle della sua azione, perché nei fatti criminali certificati e fondamentalmente dei ruba galline.
Franco Mariani, Mario Coi, Francesca Galasso “coscia lunga serenissima”, Mario Sabatini, Costanza Ceccolini e l’ultimo arrivato l’ex carabiniere Antonio Perrotta sono e restano le pedine, di certo non inconsapevoli, della truffa dei padovani. Se è vero come è vero che le redini sono sotto la gestione della massoneria, figlia della P2 e che Alessandro Castellini e Davide Bonetti sono soggetti intranei ed organici, alleati di Sally Frontera, allora siamo costretti a dissentire da alcune affermazioni del procuratore Nicola Gratteri, quando dice che: «la ‘ndrangheta è un fenomeno globale che non si vede(…)», perché nella vicenda del Sant’Anna Hospital non solo la si vede, la ‘ndrangheta, ma è perfettamente percettibile la sua arroganza e la sua tutela.
D’altronde se l’alleanza fra ‘ndrangheta e massoneria ha prodotto il brand della massomafia, allora a Catanzaro si sta celebrando l’apoteosi, vuoi per una permeabilità assoluta del terreno sociale che da sempre ha abdicato al suo ruolo, perché riconosciuta citta e capitale della massoneria, quella infiltrata a tutti i livelli, Chiesa inclusa, dove l’arte del burattinaio è materia accademica.
Il dato unificante in tutta la vicenda del Sant’Anna Hospital è uno: che i lavoratori della clinica sono diventati improvvisamente poveri per volere di Sally Frontera, nonostante i cinguettii del giullare di corte, il caposala Oscar Tegano, meglio conosciuto come Bill la lucertola. Ormai tutti hanno capito tutto e non serve neanche più lo scudo della “famiglia” di Limbadi issato a stendardo dal direttore sanitario Cesare Pasqua, visto che ormai il barile è vuoto e raschiato fino al fondo, come ha certificato la Corte dei Conti e come ha decretato il commissario ad acta.
Su tutto c’è una domanda che anche per noi resta irrisolta: perché alcuni sindacati invitavano i dipendenti a fare i decreti ingiuntivi per le spettanze sospese prima del 31 dicembre 2022? Cosa doveva avvenire dopo la fine dell’anno 2022 e che evidentemente è stato rinviato a fine 2023? Quali sono le verità nascoste?
Forse e sottolineiamo forse, alcuni sindacalisti finora morbidi avevano capito che Alessandro Castellini non è l’elemosiniere del Papa, ma solo lo sciacallo di Sally Frontera, la cattolica? E’ il vaso di Pandora che traballa, o meglio il vaso di Sally!
Come sempre prima o poi qualcosa accade. La parodia della truffa, lo psicodramma di Sally Frontera sta lentamente arrivando ai titoli di coda, lasciando dietro di se vittime e coglionati, come il “primario” nuovo di pacca, il dottore Massimo Longo che doveva rilanciare la attività cliniche e chirurgiche optando per la scelta “cooperativa”, i cosiddetti medici a gettone. Era la “nuova” formula allo studio, quella di rivolgersi alle cooperative dei medici, per garantire al Sant’Anna Hospital le maestranze, medici, anestesisti, etc. che mancavano e che all’orizzonte, vuoi per le credenziali massomafiose e per la presenza tossica di Sally Frontera, non si intravedevano, nemmeno con l’aiuto delle ONG e delle navi salvataggio che incrociano nel Mediterraneo. Ma era solo uno specchietto per le allodole…
Come abbiamo detto il percorso narrativo deve prendere confidenza con il passato, senza dimenticarlo e questo abbiamo fatto. Ne è venuta fuori una triangolazione opaca, sospetta, dove molte vicende molti protagonisti si incrociano sullo sfondo, ricchi di altre storie che hanno un filo comune e poco visibile ad occhi distratti: la massoneria. Ecco perché nella storia del Sant’Anna Hospital non ci ha scandalizzato la presenza di Giuseppe Mussari, ritornato dopo la vicenda del Monte di Paschi di Siena a fare l’avvocato proprio a Catanzaro, tanto da incrociare non solo Sally & Gino, ricordiamo che è lui che propone scrive la modifica allo Statuto aziendale dell’articolo 7, ma incrocia pure l’avvocato Giancarlo Pittelli, come dalle intercettazioni che sono il compendio dell’operazione Rinascita-Scott. Perché proprio a Catanzaro? Forse perché il terreno e l’humus della massoneria è fertile?
Siamo nel circuito di “certe persone” come le definiva David Rossi, il responsabile della comunicazione di MPS, braccio destro di Mussari all’epoca presidente dell’istituto bancario senese, che la storia vuole consegnare al suicidio, chiudendo un capitolo oscuro che ci ricorda la morte di Calvi e Sindona.
«E se riaprono l’indagine sulla morte di Rossi succederà un casino grosso. Se si sa chi lo ha ammazzato!». «Ma perché secondo te è morto per overdose di sostanze stupefacenti?!». «Non si è suicidato! Non si è suicidato! Rossi non si è suicidato! Rossi è stato ucciso!». Così si esprimeva Pittelli, il 30 marzo del 2018, al telefono con l’avvocato Guido Contestabile, adesso suo difensore nel processo Rinascita Scott, non sapendo di essere intercettato dai carabinieri del Ros nell’ambito dell’inchiesta che ha portato poi al suo arresto nel dicembre del 2019. Pittelli e Contestabile discutevano della situazione generale del Monte dei Paschi di Siena. «Il maggior lavoro — dice Pittelli — lo facevano con Monte dei Paschi… e Monte dei Paschi se ne è andata all’aceto… sta saltando Monte dei Paschi! hanno bruciato… hanno bruciato in quattro giorni tre milioni e mezzo di euro… tre miliardi e mezzo di euro! in borsa… dei folli sono». «Eh — gli risponde Contestabile — ma lì… eh… la colpa ce l’ha… Visco ce l’ha… sul Monte dei Paschi… Renzi … Renzi e Visco ce l’hanno». «Non dovevano farlo… non dovevano… non dovevano finanziarlo!» aggiunge Pittelli. E quando Contestabile gli chiede: «Ma stai scherzando?!», Pittelli risponde parlando di Rossi «e se riaprono la… l’indagine sulla morte di Rossi succederà un casino grosso…».
Perché tutto si incrocia sempre a Catanzaro? Perché il filo della massoneria si riannoda sempre nella città dei Tre Colli? Perché Mussari si riprende la scena mettendo il piedino nel Sant’Anna Hospital? Lo stesso Mussari peraltro intercettato anche in un colloquio sempre sulle vicende del MPS e della morte di David Rossi con l’avvocato Pittelli. Sono domande che restano aperte, mentre quella triangolazione che parte da Catanzaro, rimbalza a Limbadi, Roma, Siena, Milano, Padova e Pesaro, dove tutto ha una sua natura, una sua storia, una sua radice, consacrata dalle obbedienze, dai cappucci e dai compassi. Ecco perché la storia si intrallazza con la massomafia, dove i “truffatori padovani” come Alessandro Castellini ed il suo socio Davide Bonetti non possono prendersi la scena del Sant’Anna Hospital, senza pagare pegno nonostante la benedizione di Sally Frontera, la cattolica.
Peccato, colpa o redenzione? Lo scopriremo seguendo la narrazione e l’impostazione scomoda ed abrasiva…