Il carabiniere in pensione Angelo De Palo, che ha prestato servizio per 20 anni nella caserma di Roseto Capo Spulico è stato tra i testimoni della 33^ udienza del processo per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini in corso in Corte d’Assise a Cosenza. De Palo era in servizio insieme al famigerato brigadiere Barbuscio, all’epoca comandante della caseria, in quel maledetto pomeriggio del 18 novembre 1989.
L’avvocato della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo, ha così commentato la sua testimonianza: “De Palo ha una memoria fallace, per il resto ha riferito quello che si ricorda. Il problema è che ha la sindrome del carabiniere: non si perdona per il fatto di non ricordarsi bene certi particolari e cerca di supportarli con circostanze che vengono smentite da altri procedimenti. E’ un teste in buona fede ma niente di più.
Gli orari che ha indicato sono completamente incongruenti con quelli certificati da atti ufficiali, memoriale e ordine di servizio ma anche dalle deposizioni di altri carabinieri: chi ha effettuato la telefonata, Barbuscio, Lecci e via dicendo. Sugli orari non c’è discussione alcuna: De Palo è un teste genuino che ha una memoria fallace”.
Nel corso della sua testimonianza, De Palo ha fatto cenno all’ordine di servizio che sarebbe stato compilato successivamente senza la sua firma e alla circostanza che in quel posto di controllo, durato un quarto d’ora, è stata fermata soltanto la Maserati di Bergamini. Al riguardo, Fabio Anselmo ha dichiarato: “Io sarei cauto a trarre conclusioni complottistiche su questo tema perché se la rapina si è verificata il giorno stesso, è chiaro che gli ordini di servizio vengono corretti in funzione delle emergenze contingenti e che ci fosse stata una rapina è certificato.
Il fatto che abbiano fermato soltanto la Maserati in effetti non ha una spiegazione logica immediata però posso dire che tante volte ci sono stati atti delle forze dell’ordine senza una spiegazione logica proprio serrata, non lo sappiamo sono passati tanti anni ma io non ci vedo un complotto…”.