Corruzione alle Terme Luigiane. Aieta e Ferrari sapevano di essere intercettati: caccia alla “talpa”

Una talpa avrebbe “azzoppato” l’inchiesta che coinvolge l’ex consigliere regionale Giuseppe Aieta, i sindaci di Acri Pino Capalbo e di Longobucco, Giovanni Pirillo; gli imprenditori Emilio Morelli e Giuseppe Chiaradia; i componenti della società Sateca che gestisce le Terme Luigiane, ovvero Dante Ferrari (amministratore delegato della Sateca); Giuseppe Tucci azionista della stessa società e il dipendente Mario Schiavoni (tutti gli indagati sono da intendersi innocenti sino all’accertamento dei fatti). Il particolare emerge dall’ordinanza notificata allo stesso Aieta al quale il gip di Paola, Rosamaria Mesiti, ha imposto il divieto di dimora in Calabria. Ma da ieri, gli atti dell’inchiesta sono in possesso pure delle difese degli indagati Ferrari, Tucci e Schiavoni per i quali la Procura di Paola (guidata dal procuratore capo Pierpaolo Bruni) ha chiuso le indagini. Aieta, difeso dall’avvocato Vincenzo Adamo, è accusato di corruzione elettorale. Ma nel ricostruire i capi di imputazione, il gip ha evidenziato anche come si sia verificato un «chiaro e inequivocabile inquinamento probatorio delle indagini in corso».

Nel provvedimento viene riportata un’intercettazione ambientale captata nell’auto di Aieta nell’agosto del 2019. L’allora consigliere regionale, parlando col suo autista, e con un’altra persona in auto specifica che “non è tempo di esser leggeri, ma bisogna ragionare”. Un’affermazione che viene chiarita dallo stesso autista, che specifica che in auto ci sono le microspie. Gli inquirenti sono consapevoli, ad un certo punto, che gli indagati sanno di essere intercettati e di essere sottoposti a indagini. Tale consapevolezza viene raggiunta anche in una seconda fase della stessa inchiesta ascoltando una conversazione di Ferrari.

Per il gip “è evidente una rete di collegamenti e collusioni anche istituzionali su cui gli indagati possono contare anche per condizionare la genuinità delle fonti di prova”. Il 27 aprile del 2021 Ferrari è nella sede della Cittadella regionale in attesa di incontrare il presidente facente funzioni Spirlì e a un avvocato dice di non parlare al telefono perché potrebbe essere intercettato e sostiene di saperlo per certo perché l’hanno chiesto lasciando intendere – spiega il gip – che qualcuno in suo nome abbia chiesto notizie in riferimento a eventuali intercettazioni sulla sua utenza telefonica.

Ma per gli inquirenti molto più significative, sotto l’aspetto dell’inquinamento probatorio, sono state le interferenze e gli scambi di informazioni tra Aieta e Ferrari in una conversazione alla quale partecipa anche Tucci. La conversazione intercettata è del 26 febbraio 2021. Aieta il giorno prima era stato interrogato in procura a Paola e di questo ha poi parlato con Ferrari.

Ma più allarmante è la conversazione del settembre 2021 perché – spiegano i giudici – “è altamente sintomatica della rete di informazioni riservate e coperte da segreto di cui Aieta può disporre. E’ il 3 settembre 2021: Tucci e Ferrari parlano in un bar di Cosenza. Ferrari riferisce a Tucci e a un’altra persona non identificata. Quest’ultimo gli avrebbe riferito alcuni dettagli e gli ha detto al cento per cento che sono tutti intercettati.

Per il gip, il rischio di inquinamento delle fonti di prova per Aieta e Ferrari appare elevatissimo così come per Schiavoni che “ben potrebbe intimidire con minacce lavoratori chiamati a rendere dichiarazioni” sui fatti oggetto di indagine. Fonte: Gazzetta del Sud